Uccisi dai fascisti a San Prospero: Ugo Masrati, Giuseppe Casadio Gaddoni e Natale Bolognesi

Uccisi dai fascisti a San Prospero: Ugo Masrati, Giuseppe Casadio Gaddoni e Natale Bolognesi

La presa del potere da parte di Mussolini e del fascismo era iniziata subito dopo il termine della prima guerra mondiale. E fino al termine del secondo conflitto mondiale, con la sconfitta del nazifascismo, si conteranno decine e decine di antifascisti assassinati dagli squadristi neri o che moriranno a causa delle botte subite o a seguito di malattie contratte durante la detenzione. Tra questi i sanprospesi Ugo Masrati e Giuseppe Casadio Gaddoni e il massese Natale Bolognesi, quest’ultimo poi riconosciuto partigiano della 28ª brigata Garibaldi «Mario Gordini», la formazione che operò in Romagna e nel Veneto meridionale.

Fu soprattutto nel corso del 1920 che si formarono le squadre d’azione delle «camicie nere» fasciste, tristemente famose per le spedizioni punitive. Questo squadrismo, finanziato da industriali e grandi proprietari terrieri, tollerato e per nulla ostacolato dalla polizia e dai poteri pubblici, si diffuse nelle città come nelle campagne.

Tra le prime vittime vi fu l’anarchico ventunenne Ugo Masrati. Bracciante agricolo, il 13 luglio 1921 venne sorpreso nel podere Colombarina, in località San Prospero, mentre nell’aia, assieme ad altri lavoratori, prendeva parte alla trebbiatura del grano.

In quel periodo nelle campagne di Bologna e della Romagna era in corso un’offensiva squadrista contro tutte quelle aziende che impiegavano nei lavori agricoli macchine delle «cooperative rosse». Da Imola arrivò un camion carico di fascisti scalmanati. Ci fu un fuggi fuggi. Le camicie nere spararono e Masrati cadde colpito a morte. Primo martire, ma che purtroppo non resterà l’unico.

Il bracciante comunista e sindacalista Giuseppe Casadio Gaddoni, persona stimata e laboriosa, venne vigliaccamente assalito dai picchiatori fascisti la sera dell’8 gennaio 1923 mentre, assieme al più piccolo dei suoi sette figli, stava per entrare nel portone di casa dopo essere stato a fare la spesa allo spaccio della cooperativa di consumo posto nell’allora Casa del popolo (la prima ad essere inaugurata nell’imolese, il 17 dicembre 1911, immobile che oggi ospita il centro sociale di San Prospero).

Favorito dal buio, un fascista colpì Gaddoni da dietro con una bastonata, tramortendolo, poi un complice si avvicinò al corpo esanime e gli sparò un colpo di pistola. Giuseppe morì tra le braccia del figlio Gino, che all’epoca aveva soli 16 anni.

Infine il barrocciaio Natale Bolognesi, antifascista di Massa Lombarda. Di alta statura e di spalle larghe, era dotato di una forza straordinaria. E per questo particolarmente temuto dai fascisti. Condannato più volte al carcere e al confino, dopo l’8 settembre 1943 riuscì a fuggire e cercò rifugio a San Prospero, dove trovò lavoro come bracciante in un podere della chiesa parrocchiale, dormendo in un rifugio sulla riva del fiume Santerno. Ma sua moglie, che gli portava vestiti puliti e cibarie, venne pedinata e così il rifugio fu scoperto. Il 17 agosto 1944 i brigatisti neri di Massa Lombarda arrivarono nella frazione imolese, circondarono il luogo e gli spararono, colpendolo a morte.

Una lapide, posta sul fronte dello storico edificio (l’ex Casa del popolo) che oggi ospita il centro sociale di San Prospero, ricorda il loro sacrificio. Ed il Comune di Imola ha intitolato a ognuno dei tre antifascisti una strada sempre nella frazione di San Prospero, località ove furono uccisi.

NELLE FOTO: LA LAPIDE CHE NELLA FRAZIONE DI SAN PROSPERO RICORDA IL SACRIFICIO DEI TRE ANTIFASCISTI
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