7 gennaio 1946, nasce la Capri: Cooperativa autotrasportatori partigiani e reduci Imola

7 gennaio 1946, nasce la Capri: Cooperativa autotrasportatori partigiani e reduci Imola

Il 7 gennaio 2021 la cooperativa imolese Capri ha compito 75 anni. Un traguardo di tutto rispetto, celebrato con un passaggio epocale: il trasloco dalla sede storica di viale Marconi, laddove la Cooperativa autotrasportatori partigiani e reduci imolesi (da qui la sigla Capri, diventata da inizio anni ’50 sinonimo di distribuzione carburanti) ha mosso i primi passi, alla nuova sede realizzata in via 1° Maggio, dietro la propria stazione di servizio a marchio Repsol. Nuova sede inaugurata ufficialmente venerdì 24 giugno 2022, in ritardo rispetto ai tempi previsti a causa dell’epidemia di Covid che ne ha rallentato la realizzazione.

Nella biblioteca del Cidra, il Centro imolese documentazione Resistenza antifascista e Storia contemporanea, troviamo copia del libro «Uno specchio per il futuro», edito nel 1996 dall’editrice La Mandragora, scritto da Rino Minganti e Giuseppe Pelliconi, che racconta – spiega il sottotitolo – «la storia della Capri, dalla cultura della solidarietà alla cultura d’impresa». Da lì attingiamo alcuni passaggi essenziali, che proponiamo qui di seguito, per far comprendere come ha avuto inizio questa bella storia.

«Per chi conosce la Capri quale azienda fornitrice di servizi nei settori del riscaldamento, dell’autotrazione e dell’agricoltura è facile capire come essa sia oggi una grossa realtà imprenditoriale. E’ più difficile comprendere, specialmente da parte delle giovani generazioni, l’origine di questa qualificata impresa che, a differenza di altre aziende cooperative alla cui nascita hanno concorso i sacrifici e le speranze di uomini che desideravano costruire nell’associazionismo un futuro migliore, ha origine in un passato relativamente recente ma ugualmente ricco di idealità e antagonismi». (…)

«La Capri infatti nasce nel 1946, a differenza della quasi totalità delle cooperative, con particolare riferimento a quelle di produzione e lavoro la cui nascita ha avuto origine dal fatto che uomini del lavoro imolese seppero cogliere l’occasione del movimento risorgimentale per individuare percorsi di rinnovamento che li aiutassero ad affrancarsi dall’antico stato di miseria e di emarginazione».

«I motivi che portarono alla sua fondazione all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale sono diversi e connessi strettamente agli ideali politici e sociali maturati durante la guerra di Liberazione. (…) La cooperativa fu promossa da un gruppo di persone che, spinte da idealità vissute durante l’insurrezione armata e dalla consapevolezza di contribuire all’opera di ricostruzione e rinascita economica del territorio imolese, intendevano dare concretezza alle aspirazioni nate con la Resistenza».

Per capire, quindi, la storia della Capri non si può non ricordare questa particolarità che costituì il germe che generò la nascita del sodalizio.

«Dopo gli aspri combattimenti e la guerriglia contro i tedeschi e le forze fasciste durante i lunghi mesi alle spalle della Linea Gotica e, dopo avere consegnato agli alleati ampie zone liberate, i partigiani superstiti della 36ª Brigata Garibaldi videro respinta la loro richiesta di continuare a combattere con gli alleati e, dopo essere stati disarmati, furono inviati nelle retrovie, in centri di assistenza a Firenze, proprio dagli stessi alleati che avevano nei loro confronti una malcelata diffidenza politica».

«Molti di loro, all’inizio del 1945, in seguito all’appello rivolto soprattutto agli ex partigiani dal Governo di unità antifascista presieduto da Ivanoe Bonomi perché si arruolassero nelle file dei Gruppi di combattimento italiani – l’armata regolare italiana che combatteva a fianco degli alleati – vennero poi volontariamente inquadrati nel “Cremona”. Solo alcune compagnie di Libero (Edmondo Golinelli), in seguito ad un accordo intervenuto tra lo stesso comandante Libero, un ufficiale britannico delegato dal comando dell’8ª Armata e un ufficiale italiano, ricostruirono il 1° battaglione della 36ª Brigata Garibaldi Bianconcini e mantennero il presidio di Borgo Tossignano, difendendolo da innumerevoli attacchi tedeschi. Si legge in una dichiarazione del quartier generale dell’8ª Armata alleata: “Lo spirito di sacrificio, il sangue dei caduti e dei feriti poneva il Battaglione all’ammirazione ed al plauso dell’8ª Armata”».

«L’11 aprile 1945 il battaglione partigiano, assieme alle forze alleate, iniziò da Borgo l’offensiva finale lungo la strada Montanara in direzione di Imola con l’entusiasmo di combattere per la liberazione della propria città. Fermato a Ponticelli, per ordini superiori, giungeva a Imola la mattina del 15 aprile 1945, per poi proseguire verso il ferrarese, nella pianura Padana, fino al fiume Po».

«Nel corso dell’avanzata i partigiani del 1° Battaglione sottrassero alle truppe tedesche in fuga cinque autocarri, di cui quattro gravemente danneggiati o semidistrutti. Terminate le azioni belliche, di fronte ai gravi disagi in cui si trovava la città di Imola, alcuni partigiani manifestarono la volontà di usare tali mezzi oltre che per dare una possibilità di lavoro a chi ritornava alla vita civile, anche per contribuire con un importante servizio alla ricostruzione della città».

«Riconoscendo i meriti dei combattenti e ritenute altamente umanitarie le finalità espresse, il comando dell’8ª Armata, il 26 luglio 1945, cedeva i cinque automezzi “in proprietà assoluta ed a tutti gli effetti civili e penali della legge italiana al 1° Battaglione della 36ª Brigata Garibaldi Bianconcini perché costituisse una cooperativa che provvedesse alla sistemazione di ex partigiani e col suo provento desse aiuti finanziari necessari alle famiglie dei morti ed ai feriti per la causa della liberazione nazionale».

L’iter che sanciva la proprietà dei cinque automezzi risulterà peraltro molto travagliato e la cooperativa dovrà pagare al comando territoriale il valore di quattro dei cinque mezzi secondo la stima dell’allora ministero per l’Assistenza postbellica.

«Dopo le riparazioni necessarie degli automezzi e la loro messa in funzione, il 7 gennaio 1946, con rogito del notaio Gualtiero Alvisi e con l’intervento della Federazione solidarietà nazionale fra partigiani e vittime di guerra, organo di emanazione del Clnai (il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia), Umberto Jacchini medico, Ermanno Baravelli amministratore, Alieto Lippi Bruni autista, Uriano Bertozzi autista, Duilio Nicoli elettromeccanico, Primo Battilani operaio, Amedeo Masrè autista costituirono una società cooperativa denominata “Gruppo autotrasportatori partigiani” con sede in Imola. Con quest’atto si avviava la realizzazione degli scopi per i quali il comando alleato aveva ceduto i cinque automezzi, preda bellica, al 1° Battaglione della 36ª Brigata Garibaldi Bianconcini».

La nuova sede, per la quale Capri ha investito circa 2 milioni di euro, è stata progettata dallo studio di architettura imolese Vidiuno e dall’ingegnere Marzio Monti di Bagnacavallo. E’ composta da una struttura in acciaio su due piani. All’interno, oltre a centralizzare la direzione, l’area commerciale e logistica, hanno trovato spazio una sala assemblee per circa 40 persone, un magazzino e un deposito lubrificanti.

NELLE FOTO: L'INAUGURAZIONE UFFICIALE DELLA NUOVA SEDE AZIENDALE
DELLA «CAPRI», AVVENUTA VENERDI' 24 GIUGNO 2022