Sabato 2 dicembre, a Imola, Stefania Maurizi racconta «perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks»

Sabato 2 dicembre, a Imola, Stefania Maurizi racconta «perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks»

«Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks». E’ la storia di un’incredibile vicenda che ha coinvolto il giornalista e attivista australiano Julian Assange, fondatore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks, la cui unica colpa è quella di avere reso di pubblico dominio documenti secretati riguardanti crimini di guerra perpetrati dai soldati statunitensi in teatri di guerra.

Vicenda messa nero su bianco da Stefania Maurizi, la giornalista che ha pubblicato diversi scoop lavorando sui documenti segreti di WikiLeaks e che, con le sue inchieste sul caso, sta contribuendo in maniera decisiva alla battaglia per salvare Julian Assange e i suoi colleghi giornalisti.

Libro (edito da Chiarelettere) che verrà presentato ad Imola sabato 2 dicembre, alle ore 17.30, presso il Centro sociale di via Tiro a Segno (via del Tiro a Segno 2), alla presenza dell’autrice. Dopo i saluti di Marianna Francesca Tafuro, di Amnesty International Emilia Romagna e di Gabrio Salieri, presidente di Anpi Imola, prenderà la parola Filippo Samachini, capogruppo di Sinistra Imolese, per introdurre il tema dell’iniziativa.

Mentre a coordinare i lavori sarà Walter Galavotti, ex assessore del Comune di Imola, che nel 2022, con una lettera aperta indirizzata ai consiglieri comunali, ha sollevato il caso Assange anche ad Imola, proponendo di concedere la cittadinanza onoraria al giornalista australiano incarcerato seguendo l’esempio di Lucera, comune di trentamila abitanti in provincia di Foggia, e di altri comuni italiani.

Nel 2006 Julian Assange è stato tra i promotori del sito web WikiLeaks, del quale si è definito caporedattore. Sfruttando le risorse della rete, WikiLeaks nel corso degli anni ha pubblicato documenti da fonti anonime e informazioni riservate. Ciò quando il segreto di Stato veniva usato non per proteggere la sicurezza e l’incolumità dei cittadini ma per nascondere crimini e garantire l’impunità ai potenti.

Modalità che ha cambiato il modo di fare informazione e che gli ha fatto meritare svariati encomi, onorificenze e premi internazionali, oltre ad essere stato ripetutamente proposto per il Premio Nobel per la pace per la sua attività di informazione e trasparenza.

Ma la vera notorietà per WikiLeaks – e con essa i guai – è giunta nel 2010 quando ha fatto trapelare una serie di notizie relative a crimini commessi dall’esercito statunitense in vari teatri di guerra, come quelli che si vedono nel video Collateral Murder, torture come quelle documentate negli Iraq War Logs, abusi come quelli che emergono dai file di Guantanamo. E da allora è iniziata la persecuzione, con Assange costretto a vivere da prigioniero: prima ai domiciliari, poi nella stanza di un’ambasciata, infine in galera.

Oggi Julian Assange è rinchiuso nella cella di una delle più famigerate prigioni di massima sicurezza del Regno Unito. Ma Assange non è un criminale, è un giornalista. E la sua unica colpa è quella di avere reso di pubblico dominio i crimini di guerra.

Il Regno Unito ne ha autorizzato l’estradizione negli Usa per affrontare accuse relative alla legge sullo spionaggio. E se ciò accadesse, per Assange significherebbe finire sepolto per sempre in un carcere statunitense. Sorte che rischiano anche giornalisti e collaboratori della sua organizzazione.

Stefania Maurizi è l’unica giornalista che ha lavorato fin dall’inizio (via via per conto di giornali diversi: prima «L’Espresso» e «la Repubblica» e poi per «il Fatto Quotidiano») su tutti i documenti segreti di WikiLeaks, a stretto contatto con Julian Assange, incontrandolo molte volte. Ed ha contribuito in maniera decisiva alla ricerca della verità, citando in giudizio quattro Governi – gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Svezia e l’Australia – per accedere ai documenti del caso. Gli abusi e le irregolarità emersi da questo lavoro d’inchiesta sono entrati nella battaglia legale tuttora in corso per la liberazione del fondatore di WikiLeaks.

Ne «Il potere segreto» Stefania Maurizi ripercorre tutta la vicenda, con documenti inediti, una narrazione incalzante e sempre puntuale. La storia di una congiura silenziosa, ma spietata, che ha accomunato vari Stati che si definiscono democratici. «Questo è un libro che dovrebbe farvi arrabbiare moltissimo. Se crediamo di vivere in una democrazia, dovremmo leggere questo libro. Se ci sta a cuore la verità e una politica onesta, dovremmo leggere questo libro», ha commentato nella prefazione Ken Loach, il regista britannico due volte Palma d’oro a Cannes, Orso d’oro e Leone d’oro alla carriera, famoso per aver raccontato, coi suoi lavori, la condizione degli oppressi e delle classi subalterne.

Un libro cruciale su un caso decisivo del nostro tempo. «”Il potere segreto” è veramente un libro straordinario, risultato di anni di lavoro su una vicenda, il caso Julian Assange, che tutti hanno abbandonato, ma che invece ha molto da raccontarci», ha commentato dal canto suo Riccardo Iacona, conduttore di «Presadiretta», uno dei pochi, grandi interpreti rimasti nel panorama italiano del giornalismo d’inchiesta.