Domenica 6 novembre 2022 Bologna celebrerà il 78° anniversario della battaglia di porta Lame, svoltasi il 7 novembre 1944 e che fu una delle più grandi e significative battaglie combattute dai partigiani in Europa, in un centro cittadino, nel corso della seconda guerra mondiale.
La cerimonia inizierà con la deposizione di fiori presso il cippo del Cavaticcio, costituito da due angoli di fondamenta della casa che fu la base partigiana di via del Macello, da cui il 7 novembre 1944 ebbe inizio la battaglia di porta Lame. Cippo che si trova nel giardino intitolato al partigiano straniero John Klemlen, posto all’incrocio tra le vie Azzo Gardino e del Macello, le due strade dove 78 anni fa erano state allestite le basi partigiane coinvolte nella battaglia. Ma John Klemlen, partigiano caduto quel 7 novembre 1944, esattamente chi era? Lo spiega un articolo pubblicato nel 2010, che proponiamo qui di seguito.
Scrive il giornalista del Corriere di Bologna: «C’è sempre una rosa rossa accanto alla tomba del tenente Samuel Schneider, pilota sudafricano di origine ebraica, sepolto al cimitero di guerra alleato di Faenza. “He lived and died nobly” c’è scritto alla base, sotto una grande stella di David, “visse e morì nobilmente”.
La sua storia s’intreccia indissolubilmente alla storia della città di Bologna il 7 novembre del 1944, nella più famosa battaglia tra partigiani e nazifascisti. Perché Samuel Schneider era il vero nome di John Klemlen, caduto durante la battaglia di porta Lame, a cui è stato dedicato un cippo al giardino di via Azzo Gardino.
La ricostruzione della vera identità di John Klemlen è arrivata dopo una lunga ricerca fatta anche all’estero e grazie alla disponibilità della Commonwealth War Graves Commission, che dal 1945 si occupa del censimento delle tombe di tutti i caduti restati all’estero, della South African Air Force, che ha ricostruito l’ultima missione di Samuel Schneider come capo squadriglia, e degli uffici della Certosa.
Per lunghi anni si è pensato che il pilota, trasportato prima a Medicina legale e poi alla Certosa nei giorni successivi alla battaglia, fosse stato riportato in patria al termine della guerra dai suoi genitori Abraham e Celia Schneider, che vennero a Bologna, ospiti di Stella Tozzi, un’infermiera bolognese che aveva operato nella Resistenza. In realtà, secondo un documento ritrovato negli archivi della Certosa, il corpo venne trasportato il 10 settembre del 1947 a Faenza, in un cimitero per soldati alleati.
La War Graves Commission, incrociando i dati disponibili, ha potuto stabilire che a Faenza c’era un pilota sudafricano deceduto il 7 novembre 1944, ma con il nome di Schneider. C’era quindi da scoprire in quali circostanze fosse morto il tenente Schneider per stabilire se fosse la stessa persona di John Klemlen, come lui aveva detto di chiamarsi ai partigiani.
La conferma è arrivata grazie agli archivi dell’aviazione sudafricana: “Nel pomeriggio del 22 agosto 1944, il tenente Schneider del Primo Squadrone comandava una pattuglia di quattro Spitfire Mk IX, in cerca di strutture di comunicazione nemiche da colpire. Volando a nord di Bologna, in cerca di obiettivi si abbassò per controllare alcuni covoni di paglia sospetti e il suo aereo fu colpito dalla contraerea. Avendo danneggiato il sistema di raffreddamento, l’aereo andò in stallo e Schneider dovette abbandonarlo. Grazie ad alcuni contadini della zona ricevette abiti civili. Si unì alle forze partigiane usando la falsa identità di John Klemlen e morì in azione il 7 novembre del 1944, prima di riuscire a ricongiungersi al suo squadrone2.
Messo in contatto con la Resistenza al tenente sudafricano, che era riuscito a nascondersi presso alcune famiglie contadine nella zona di Calderara, fu fatta una doppia offerta: essere riaccompagnato oltre le linee nemiche o restare a combattere qui. E lui scelse di unirsi ai partigiani bolognesi.
I suoi compagni lo chiamavano “Gianni”, col nome di battaglia che gli avevano dato. Era coraggioso il tenente venuto da Springs, nel Transvaal. Tanto che quel pomeriggio del 7 novembre era restato dentro la base accerchiata e ormai in rovina, a coprire lo sganciamento degli altri compagni. Secondo i documenti della Medicina legale quel giorno indossava un giubbotto di pelle con la lampo e il collo di pelliccia: un giubbotto da aviatore».
7 novembre 1944, a Bologna la più grande battaglia combattuta dai partigiani in una città
NELLE FOTO: NELLO SPAZIO VERDE INTITOLATO AL PARTIGIANO JOHN KLEMLEN (L'AVIATORE SUDAFRICANO SAMUEL SCHNEIDER) RIMANGONO DUE ANGOLI DI FONDAMENTA DELLA CASA CHE FU LA BASE DELLA 7ª GAP DA CUI EBBE INIZIO LA BATTAGLIA DI PORTA LAME IL 7 NOVEMBRE 1944. QUEL CHE ERA RIMASTO DEGLI EDIFICI DEL MACELLO COMUNALE DOVE SI ERANO NASCOSTI I PARTIGIANI.