Vittorio Zotti, come tanti compagni di lotta scompare nelle fosse di San Ruffillo, rosse del sangue dei partigiani lì trucidati

Vittorio Zotti, come tanti compagni di lotta scompare nelle fosse di San Ruffillo, rosse del sangue dei partigiani lì trucidati

Gli alleati, con l’offensiva dell’agosto 1944, avevano sfondato la possente linea Gotica. Però l’effetto congiunto della strenua resistenza opposta dall’esercito tedesco, dell’apertura di un nuovo fronte in Normandia (che aveva sottratto alla campagna d’Italia mezzi, soldati e l’attenzione degli alti comandi) e, non ultimo, un inverno precoce e molto freddo, aveva fatto prima rallentare e poi fermare gli eserciti anglo-statunitensi.

Certo, i generali tedeschi non si illudevano. La guerra era ormai persa, almeno in Italia. Era solo questione di tempo. Ne erano consapevoli. Però la stasi invernale faceva comodo. Dava loro tempo per rafforzare le difese e permetteva di dedicarsi, senza l’assillo quotidiano della guerra guerreggiata, alla caccia ai partigiani, che costituivano una minaccia costante per le retrovie.

Ma c’era anche un altro problema che andava risolto. Le celle delle prigioni erano piene di prigionieri: ebrei, avversari politici e partigiani appunto. Un fardello di cui liberarsi in fretta, prima che arrivasse la primavera, portatrice di quel bel tempo che serviva agli alleati per lanciare una nuova offensiva. Così nel febbraio del 1945 inizia una strage occultata che durerà fino alla Liberazione, di cui saranno vittime anche molti partigiani e antifascisti imolesi reclusi nelle carceri nazifasciste.

Tra questi anche il sappista Vittorio Zotti, di Sasso Morelli, il cui compito era quello di raccogliere viveri e armi da mandare alle formazioni partigiane operanti in montagna. Arrestato una prima volta per pochi giorni nell’estate del 1944, nel febbraio 1945 viene nuovamente fermato dalle SS. Consegnato ai brigatisti neri, viene rinchiuso nella rocca di Imola, dov’è interrogato e torturato.

Trasferito poi a Bologna, a San Giovanni in Monte, assieme a Otello Cardelli e ad Armando Gardi, dov’è messo a disposizione delle SS. Sorte condivisa da altri detenuti imolesi provenienti dalla rocca o da arresti effettuati nei dintorni di Imola.

Il 16 marzo 1945 dieci partigiani, un bolognese e nove imolesi, tra i quali Vittorio Zotti, vengono prelevati dal carcere cittadino per essere condotti probabilmente al comando della Sicherheitspolizei e del Sicherheitsdienst (Sipo-SD) di via Santa Chiara. E poi portati con un autocarro nella periferia sud-est di Bologna, nella piccola stazione ferroviaria di San Ruffillo, a quel tempo abbandonata in quanto gravemente danneggiata dai bombardamenti alleati. Bombardamenti che avevano sconvolto il terreno circostante producendovi ampi crateri che ne facevano il luogo ideale ove occultare i corpi delle vittime trucidate. Così accadrà anche quel 16 marzo, coi prigionieri che verranno disposti sul bordo di una di quelle buche e mitragliati, facendo sì che i cadaveri vi cadessero dentro, per poi ricoprirle a mo’ di fosse comuni.

Le fosse comuni di San Ruffillo verranno scoperte, casualmente, a guerra finita per via di alcuni corpi affioranti nel terreno antistante le rovine della stazione ferroviaria, dove in sei date (il 10 e 20 febbraio, poi l’1, il 2, il 16 e il 21 marzo) i militi nazisti e fascisti avevano ucciso in segreto almeno 94 detenuti prelevati da San Giovanni in Monte.

I corpi provenienti dalle fosse di San Ruffillo verranno traslati al cimitero della Certosa. Di questi, 23 non verranno mai identificati. Le vittime dell’eccidio del 16 marzo invece saranno tutte riconosciute dai familiari dopo l’esumazione.

VITTORIO ZOTTI

Vittorio Zotti era nato il 14 marzo 1924 a Castel del Rio, da Enrico e Maria Baraccani. Trasferitosi in comune di Imola, operaio meccanico alla Cogne, azienda allora produttrice di materiale bellico, era entrato a far parte del Battaglione «Pianura» della Brigata Sap «Santerno-Imola», con il compito di raccogliere viveri e armi da destinare alle formazioni partigiane attive in montagna. E’ tra i caduti di San Ruffillo. Riconosciuto partigiano con il grado di tenente dal 26 novembre 1943 al 16 marzo 1945, giorno della sua morte. Aveva 21 anni.

SACRARIO DI PIAZZA NETTUNO

Vittorio Zotti è ricordato nel memoriale di piazza del Nettuno, dedicato ai partigiani di Bologna e provincia che hanno sacrificato la propria vita durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo. Il sacrario, composto da tre grandi cornici contenenti più di duemila formelle in vetroceramica, è collocato sulla parete di palazzo d’Accursio, sede del Comune, che affaccia su piazza del Nettuno, sul fronte della biblioteca Salaborsa. Ciascuna delle formelle riporta il nome di un partigiano caduto, il più delle volte accompagnato dalla fotografia.

I tre riquadri, inframezzati dalle finestre del palazzo, sono raccordati dalla seguente scritta in bronzo posta superiormente: «Bologna 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945 / Caduti della Resistenza per la libertà e la giustizia, per l’onore e l’indipendenza della Patria».

MONUMENTO AL PARTIGIANO

L’Anpi di Imola fin dal 1945 decise la realizzazione di un monumento commemorativo della Resistenza, per ricordare i tanti partigiani imolesi morti per la Libertà. Monumento che venne finanziato tramite una sottoscrizione popolare. Della sua ideazione fu incaricato lo scultore Angelo Biancini, che realizzò una statua in bronzo. L’opera, posta in piazzale Leonardo da Vinci (la rotonda di viale Dante), venne inaugurata nel 1946.

In seguito l’Anpi decise di promuovere una nuova raccolta fondi per corredare il monumento di quattro lapidi a libro con riportati i nomi dei 107 caduti imolesi nella lotta di Liberazione, tra i quali il sappista Vittorio Zotti. L’occasione fu il trentesimo anniversario dell’8 settembre 1943, data simbolo per l’inizio della Resistenza.

SACRARIO DI PIRATELLO

Riconosciuto partigiano con il grado di tenente dal 26 novembre 1943 al 16 marzo 1945, giorno della sua morte a San Ruffillo, il corpo di Vittorio Zotti è tumulato nel sacrario ove riposano i «Caduti della Resistenza», nel cimitero imolese di Piratello.

SEDE DI ANPI IMOLA

All’esterno della sede di Anpi Imola, in piazzale Giovanni dalle Bande Nere, a lato dell’ingresso c’è una lapide dedicata a partigiani e antifascisti imolesi che «caddero combattendo o furono barbaramente fucilati a Bologna». Tra questi i dieci che furono trucidati in due date nella stazione ferroviaria di San Ruffillo, tra i quali Vittorio Zotti.

CIPPO LAVORATORI COGNE

Il nome di Vittorio Zotti compare anche nel cippo dedicato ai lavoratori antifascisti della Cogne, posto nell’area verde pubblica che costeggia via Serraglio, all’angolo con via Cogne e prossima al parcheggio di piazzale Sandro Pertini. Area occupata in passato dal vecchio stabilimento della Cogne di Imola.

MONUMENTO DI SASSO MORELLI

In centro a Sasso Morelli, nel parco costeggiato su due lati da via Correcchio e via di Sasso Morelli, si erge un monumento commemorativo dedicato ai cittadini della frazione di Imola caduti durante le due guerre mondiali.

Due lastre in travertino, poste sul davanti del monumento, riportano l’elenco dei numerosi caduti – militari e civili, uomini e donne – nel periodo 1940-1945, cioè tra l’entrata in guerra dell’Italia mussoliniana a fianco della Germania hitleriana e la fine dell’occupazione nazifascista. In questo lungo elenco compare anche il partigiano Vittorio Zotti.

VIA DI SASSO MORELLI

Il Comune di Imola ha intitolato una strada della frazione di Sasso Morelli al partigiano Vittorio Zotti.

MONUMENTO DI SAN RUFFILLO

A Bologna, in piazza Caduti di San Ruffillo, si erge il cippo monumentale che ricorda le vittime delle fucilazioni avvenute sul finire della seconda guerra mondiale tra le rovine della vicina stazione ferroviaria di San Ruffillo. Monumento lì collocato nel 1967 in sostituzione di quello che, dal 1946, sorgeva sul terrapieno della ferrovia nei pressi della stazione e che è stato dismesso.

Sulla faccia principale del monumento attuale si legge l’iscrizione: «Da queste fosse rosse di sangue risuona la voce dei partigiani trucidati dai nazifascisti ad ammonire i vivi che non c’è civile grandezza senza libertà ed amore».

Sugli altri lati del monumento sono riportati i nominativi delle vittime divisi per comune di provenienza: Castelfranco Emilia; Imola e Bondeno; Bologna, Malalbergo e Anzola dell’Emilia.

LAPIDE IN VIA MURRI

Nella foto la lapide che si trova a Bologna, in via Augusto Murri 158, murata nella parete esterna della scuola statale «Clotilde Tambroni». Lapide che «i compagni di lotta» hanno dedicato «ai gloriosi martiri caduti per la libertà dei popoli». Tra i nomi lì ricordati anche quelli di undici partigiani imolesi, tra cui Vittorio Zotti.