Venerdì 24 febbraio 2023, anniversario dell’invasione dell’Ucraina, si sono svolte innumerevoli iniziative in Europa e in Italia, alle quali hanno partecipato migliaia e migliaia di persone, per chiedere il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati di pace. Una di queste si è svolta ad Imola, promossa dal Comitato pace e diritti del circondario imolese, alla quale hanno partecipato oltre cento persone. Fiaccole accese e bandiere arcobaleno a simboleggiare la speranza, e la richiesta, che il conflitto russo-ucraino abbia termine al più presto.
In piazza durante la fiaccolata l’assessore alla Cultura di Imola, Giacomo Gambi, la consigliera regionale Francesca Marchetti, la sindaca del Comune di Casalfiumanese, Beatrice Poli, l’assessore al Volontariato di Medicina, Lorenzo Monti. Presenti anche il presidente del Consiglio comunale di Imola, Roberto Visani, il vicesindaco e assessore del Comune di Imola, Fabrizio Castellari, la segretaria generale della Cgil del territorio imolese, Mirella Collina, il presidente dell’Anpi di Imola, Gabrio Salieri, e il novantaduenne Vittorio Gardi, che durante la seconda guerra mondiale fu un giovanissimo partigiano e il cui babbo, Armando Gardi (Medaglia di bronzo al Valor militare), partigiano della brigata Sap Imola, venne fucilato a San Ruffillo di Bologna il 16 marzo 1945.
Nel corso delle iniziative, a Imola come altrove, è stata rilanciata la piattaforma della grande manifestazione nazionale svoltasi a Roma il 5 novembre 2022, con la quale si chiese all’Onu di convocare una conferenza internazionale di pace e di mettere al bando tutte le armi nucleari.
«I sondaggi ci dicono che il popolo italiano è contrario alla guerra e che non condivide la corsa agli armamenti in atto», ha ricordato la segretaria generale della Cgil territoriale, Mirella Collina, a nome del Comitato pace e diritti del circondario imolese. «Occorre contrastare l’idea che l’unica soluzione sia la guerra». Quindi l’appello che parte anche da Imola è «No ad un’escalation continua degli armamenti, Sì all’avvio di trattative di pace». Perché «serve al più presto una pace duratura».
Durante la manifestazione imolese un bambino ha letto il messaggio del vescovo Giovanni Mosciatti, che non ha potuto essere presente, il cui testo integrale proponiamo qui di seguito.
«Un anno di guerra. Un anno di violenza, morte e distruzione. Un anno in cui la logica della prevaricazione e la spirale dell’odio sembrano non conoscere alternative. Quel 24 febbraio 2022 ci siamo svegliati tutti increduli davanti alle notizie degli attacchi missilistici russi sull’Ucraina, con i carri armati di Mosca impegnati a varcare i confini.
Oggi, alla vigilia di questo tragico anniversario, ci interroghiamo sugli ultimi 12 mesi di devastazione in Ucraina, che hanno riportato la guerra nel cuore dell’Europa. Ad alzarsi, indomita e instancabile, c’è solo una voce forte e chiara che continua a chiedere di aprire processi di pace: quella di Papa Francesco. Mai così isolato nel contesto internazionale. Eppure sempre più ragionevole nell’invocare la “profezia della pace” che scardina la logica del conflitto.
“Le paure trovano alimento nell’ignoranza e nel pregiudizio per degenerare facilmente in conflitti. L’educazione è il loro antidoto”, ha detto di recente il Santo Padre parlando al corpo diplomatico. “Se ci fosse un’educazione di popolo tutti starebbero meglio”, disse monsignor Luigi Giussani dopo la strage di Nassiriya del 2003. E allora, quale compito possiamo avere noi, Chiesa e popolo di Dio, se non quello di farci costruttori di luoghi di educazione alla bellezza e alla speranza, promotori di luoghi di incontro, dialogo e pace, nei quali sia possibile imparare a riconoscere il valore della persona, di ogni persona?
Luoghi in cui si possa fare esperienza che l’altro è davvero un bene per me, per la mia vita. E’ da questa consapevolezza che inizia la pace: partendo dalle nostre famiglie, dai luoghi di lavoro, dalle nostre comunità, fino ai livelli istituzionali. Occorre risvegliare tra noi questo anelito alla pace. Ad una pace che contempli giustizia e perdono. Ad una pace che – ricalcando le parole di San Paolo – sia l’auspicio affinché “verità e carità dimorino tra voi in abbondanza”. Una pace che si fonda sul perdono come dono di Dio, sul riconoscimento del valore dell’altro.
“Quale può essere il contributo dei cattolici russi e ucraini alla causa della pace?”, è stato chiesto all’arcivescovo di Mosca, monsignor Paolo Pezzi, in una recente intervista ad Agensir. “Il perdono, non mi stancherò mai di dirlo. Solo il perdono riuscirà a sanare le lacerazioni più profonde”, è stata la sua risposta.
Ad un anno dall’inizio di questa tragedia, che come ci ricorda il Papa è un ulteriore tassello di una “guerra mondiale a pezzi”, facciamoci costruttori di luoghi di pace, promotori di pace e verità negli ambienti che abitiamo e che viviamo».
In conclusione dell’iniziativa un po’ di musica, con alcune famose canzoni pacifiste («La guerra di Piero» di Fabrizio De André, «Blowin’ in the Wind» di Bob Dylan, «Generale» di Francesco De Gregori, «Imagine» di John Lennon) cantate in coro in piazza. E per finire l’immancabile «Bella ciao».