Una lapide ricorda tutti i figli di Bologna che caddero in difesa della Spagna libera

Una lapide ricorda tutti i figli di Bologna che caddero in difesa della Spagna libera

In occasione di una manifestazione nazionale di solidarietà alla Spagna democratica, svoltasi a Bologna nell’aprile del 1964, nell’atrio di palazzo Malvezzi, allora sede dell’Amministrazione provinciale e oggi della Città metropolitana, venne murata una lapide riportante la seguente epigrafe: «Agli amici e compagni / del generale Nino Nannetti / a tutti i figli di Bologna/ che caddero per la Spagna libera / sognando un’Italia nuova / la Città e la Provincia dedicano».

A seguire l’elenco degli antifascisti bolognesi caduti durante la guerra civile spagnola: Arbizzani Adelmo, Bacchilega Adelmo, Baesi Giovanni, Bertoni Pietro, Boninsegna Lodovico, Cassola Primo, Capponcelli Ivo, Colliva Andrea, Dalla Sfera Nerio, Facchini Giuseppe, Fogacci Arturo, Gualandi Bruno, Iaboli Giuseppe, Lenzarini Cesare, Lipparini Giuseppe, Manini Dino, Manzoni Alessandro, Masi Fiobo, Martini Mario, Mongiorgi Silvio, Nannetti Nino, Neri Angiolo, Nerozzi Amedeo, Pasqui Amedeo, Poli Giuseppe, Reggiani Giuseppe, Rivani Pietro, Rossi Mafaldo, Silvestrini Corrado, Tedeschi Armando, Turra Raffaele, Venturoli Adelmo, Zanelli, Roberto, Bicocchi Roberto. Elenco a cui sono stati aggiunti in un secondo tempo i nomi «incomprensibilmente mancanti» di Battistelli Libero e Bulzamini Attilio. Trentasei nomi in tutto.

Nino Nannetti, ex operaio della Sabiem e dirigente comunista, fuoriuscito in Unione Sovietica e in Francia, fu il primo antifascista italiano ad essere entrato in terra iberica per combattere contro il fascismo. Divenuto per meriti militari generale dell’esercito repubblicano, comandante della 12ª Brigata Garibaldi, sarà ferito in combattimento il 22 giugno 1937 e morirà il 21 luglio successivo a Santander dopo una dolorosa agonia. La notizia della sua morte, riportata da testate antifasciste francesi e, in Italia, da «l’Unità», destò scalpore nella natia Bologna.

Da Nannetti prese poi il nome una delle maggiori divisioni operative in Veneto nei mesi della Resistenza, i cui organizzatori riconobbero nell’eroe della guerra di Spagna un esempio politico e militare. Trovava così ampio riconoscimento quell’impegno antifascista di Nannetti che i familiari non avevano condiviso, a esclusione della sorella Maria, a lui vicina e fidanzata col perseguitato politico Marx Tassoni.

Nannetti, pur non trovando in famiglia sostegno alle sue scelte politiche e di vita, mantenne con i genitori e i fratelli minori (Giuseppe, Giovanna, Romolo e Maria) stretti rapporti affettivi ed epistolari, ricevendo numerose lettere indirizzate, nel tentativo di ingannare la censura di regime, al suo vecchio pseudonimo «Bassi». Nelle lettere alla famiglia, oltre allo spazio per le questioni private legate soprattutto alle condizioni di salute di genitori e fratelli, trasparivano una lucida analisi dei tempi, la percezione di una guerra imminente, la fiducia nella scelta comunista.

Già durante il confino scriveva ai genitori protestando contro le iniziative di richiesta di grazia del padre; negli anni dell’esilio francese oppose fermi rifiuti ai tentativi di alcuni familiari di convincerlo a un compromesso col fascismo, salvo mantenere inalterato l’affetto per i cari lontani. Analogamente, espresse dissenso per le nozze della sorella Giovanna con un medico siciliano fondatore del Fascio di combattimento del Paese natale La sua scelta di vita si collocava infatti agli antipodi, grazie a un duraturo legame con Szyfra Lipszkck, detta Jaska, nella quale dal giugno 1933 aveva trovato una compagna di vita e di lotta.

NELLA FOTO: LA LAPIDE MURATA NELL'ATRIO DI PALAZZO MALVEZZI
COI NOMI DEGLI ANTIFASCISTI CADUTI NELLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA
E IL BOLOGNESE NINO NANNETTI, DIVENUTO PER MERITI MILITARI
GENERALE DELL'ESERCITO REPUBBLICANO