Ugo Coralli, giovane sappista ardimentoso e pieno di fede, trucidato a San Ruffillo

Ugo Coralli, giovane sappista ardimentoso e pieno di fede, trucidato a San Ruffillo

Nell’estate del ’44 le Brigate Garibaldi dell’Emilia Romagna avevano istituito, nelle città e nelle campagne, delle squadre speciali armate costituite da cittadini non inquadrati nelle formazioni partigiane di montagna, che restavano in famiglia e continuavano la vita normale di tutti i giorni, trasformando così la lotta antifascista in lotta di popolo.

Questi partigiani – chiamati Sap o sappisti, perché militavano nelle «Squadre d’azione patriottica» – avevano il compito di sabotare la produzione bellica nelle fabbriche, di interrompere le linee di comunicazione e viarie, di difendere il raccolto e il bestiame nelle campagne. Erano formate da operai e contadini che ufficialmente risultavano regolarmente al lavoro, ma che agivano secondo le direttive dei Cln e che si tenevano pronti per insorgere in armi al momento opportuno.

Nell’autunno del 1944 la liberazione dell’Italia del nord sembra ormai vicina. Gli eserciti alleati, infatti, stanno salendo lungo la penisola, pur faticosamente e a prezzo di molte vite. Il Comando unico militare Emilia Romagna (Cumer) e il Comando partigiano del Cln di Imola decidono così di costituire una unità partigiana di media entità nelle colline alla sinistra e alla destra della valle dove scorre il fiume Santerno, con la funzione specifica, nell’ipotesi di una ritirata dei tedeschi, di operare per la liberazione della città di Imola assieme a reparti della 36ª Brigata Garibaldi «Alessandro Bianconcini» e ad altre Sap e Gap.

La nuova unità viene denominata Battaglione Sap «Montano». Il movimento partigiano delle squadre Sap nella zona imolese a quel punto risulta strutturato su tre battaglioni, «Pianura», «Città» e «Montano», i cui responsabili costituiscono il Comando Sap di zona. A metà settembre 1944 i tre battaglioni vengono inquadrati in una Brigata, riconosciuta dal Cumer, col nome di Sap «Santerno, anche se verrà comunemente chiamata Sap «Imola».

Malgrado l’armamento scarso, i partigiani del Sap «Montano» dimostrano fin da subito una notevole aggressività intraprendendo, oltre al sabotaggio, anche vere e proprie azioni militari. Come l’attacco, avvenuto inizio settembre, ad un accantonamento della Guardia nazionale repubblicana alla Pascola, sulle prime colline imolesi, ove i sappisti disarmano 11 militi, feriscono il loro capitano e recuperano una notevole quantità di armi, viveri e vestiario.

Le armi catturate vengono poi nascoste in località Musa, in previsione dell’insurrezione popolare che, vista l’avanzata degli eserciti alleati, si considera ormai imminente. Ma, deludendo le aspettative, di lì a poco gli alleati si fermeranno prima del fiume Senio. E lì resteranno per tutto l’inverno, fino all’offensiva di primavera.

Stando così le cose, il comando del Battaglione Sap «Montano» decide di far spostare le armi nascoste il più vicino possibile ad Imola, soprattutto le rivoltelle. Così la sera del 15 febbraio, verso le 21.30, quattro partigiani – tra cui Mario Pasotti, «Vecchio», e Vladimiro Gollini, «Miro», due dei sappisti che avevano preso parte all’assalto al presidio della Gnr nel precedente settembre – iniziano a dissotterrare le armi.

Ma vengono scoperti da un ufficiale tedesco proveniente da via Bergullo e diretto proprio alla vicina Ca’ Musa della famiglia Scala, occupata dai tedeschi. I due partigiani, però, dopo una breve colluttazione riescono a fuggire. Ma il giorno dopo, saputo che la famiglia del podere Musa era stata arrestata, Gollini si consegna spontaneamente, prendendosi la responsabilità del deposito d’armi, così i civili vengono liberati.

Ma non è ancora finita. Un altro partigiano del Sap «Montano», il bracciante Ugo Coralli, il successivo 17 febbraio verrà catturato durante un rastrellamento proprio nella zona di Pediano e Goccianello, dove erano state scoperte le armi. Zona che, evidentemente, i nazifascisti avevano continuato a tenere d’occhio.

«Tutta la zona ai lati della via Goccianello – racconterà Mario Pasotti – venne setacciata. Tra i militi della brigata nera vi era un giovane ex partigiano, Quattrini, che aveva il padre fra i fascisti e che, avendo partecipato mesi prima ad alcune azioni dei Sap, tra cui quella del disarmo dell’accantonamento presso la Pasquala, conosceva, oltre a me, Vladimiro Gollini, Ugo Coralli e altri. Ebbene, durante il rastrellamento incontrò Coralli e lo indicò come partigiano. Così che anch’esso venne arrestato».

Ugo venne rinchiuso nel carcere mandamentale della rocca di Imola, dove fu interrogato e torturato. Il successivo 23 febbraio venne trasferito con altri detenuti imolesi (tra cui l’amico Vladimiro Gollini, Enea Loreti e Walter Grandi) al carcere di San Giovanni in Monte, a Bologna, dove venne registrato con la matricola 13291, a disposizione del comando SS.

«Non ne sapemmo più nulla – racconterà Lea Coralli, sorella di Ugo –. Ci dissero che era stato trasferito a Bolzano insieme ad altri. Ma di Ugo non si ebbero più notizie. Poi finì la guerra e speravamo di vederlo tornare. Chissà quante volte al giorno la nostra mamma è andata sulla porta a guardare lungo al viottolo che portava alla strada maestra sperando di vedere il suo Ugo tornare».

Ma Ugo non tornò mai più. Per ordine dello stesso comando risulterà rilasciato dal carcere il 16 marzo e consegnato ad «agenti tedeschi» assieme ad altri 9 detenuti: 8 lì trasferiti da Imola, ovvero Otello Cardelli, il conselicese Zelino Frascari, Armando Gardi, Vladimiro Gollini, Walter Grandi, Enea Loreti, Angelo Volta e Vittorio Zotti; più Francesco Cristofori, partigiano arrestato a Bologna.

I partigiani prelevati dal carcere quel giorno furono condotti probabilmente al comando Sipo-SD di via Santa Chiara e successivamente portati davanti al rudere della stazione periferica di San Ruffillo, dove verranno fucilati ed i loro corpi sepolti sommariamente in alcuni crateri di bomba.

Ugo Coralli era nato a Imola il 30 maggio 1925, da Agostino e Adalgisa Spada. Terza elementare, bracciante, aveva aderito giovanissimo alla Resistenza operando nel Battaglione «Montano» della Brigata Sap «Santerno-Imola». È stato riconosciuto partigiano dall’apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dall’1 luglio 1944 al 16 marzo 1945, giorno della sua uccisione a San Ruffillo. Aveva 19 anni.

Gli è stata conferita la medaglia di bronzo alla memoria con la seguente motivazione: «Giovane ardimentoso e pieno di fede nella lotta per la Resistenza, partecipava, sempre distinguendosi, a varie rischiose azioni contro agguerrite pattuglie avversarie, che operavano ai danni della popolazione locale e degli accantonamenti partigiani. Braccato, arrestato e sottoposto a snervanti interrogatori prima nelle carceri di Imola e poi in quelle di Bologna, opponeva fiero diniego affrontando stoicamente la fucilazione. Imola, luglio 1944 – Bologna, 16 marzo 1945».

SACRARIO DI PIAZZA NETTUNO

Ugo Coralli è ricordato nel memoriale di piazza del Nettuno, dedicato ai partigiani di Bologna e provincia che hanno sacrificato la propria vita durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo. Il sacrario, composto da tre grandi cornici contenenti più di duemila formelle in vetroceramica, è collocato sulla parete di palazzo d’Accursio, sede del Comune, che affaccia su piazza del Nettuno, sul fronte della biblioteca Salaborsa. Ciascuna delle formelle riporta il nome di un partigiano caduto, il più delle volte accompagnato dalla fotografia.

I tre riquadri, inframezzati dalle finestre del palazzo, sono raccordati dalla seguente scritta in bronzo posta superiormente: «Bologna 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945 / Caduti della Resistenza per la libertà e la giustizia, per l’onore e l’indipendenza della Patria».

MONUMENTO AL PARTIGIANO

L’Anpi di Imola fin dal 1945 decise la realizzazione di un monumento commemorativo della Resistenza, per ricordare i tanti partigiani imolesi morti per la Libertà. Monumento che venne finanziato tramite una sottoscrizione popolare.

Della sua ideazione fu incaricato lo scultore Angelo Biancini, che realizzò una statua in bronzo, con disposte attorno quattro lapidi in pietra riportanti i nomi dei 107 caduti imolesi nella lotta di Liberazione, tra i quali Ugo Coralli. L’opera, posta in piazzale Leonardo da Vinci, venne inaugurata nel 1946.

SACRARIO DEL PIRATELLO

Riconosciuto partigiano con ciclo operativo dal 16 maggio 1944 al 16 marzo 1945, giorno della sua uccisione a San Ruffillo, il corpo di Ugo Coralli è tumulato nel sacrario ove riposano i «Caduti della Resistenza», nel cimitero imolese di Piratello.

SEDE ANPI

All’esterno della sede di Anpi Imola, in piazzale Giovanni dalle Bande Nere, a lato dell’ingresso c’è una lapide dedicata a partigiani e antifascisti imolesi che «caddero combattendo o furono barbaramente fucilati a Bologna». Tra questi i dieci patrioti che furono trucidati in due date nella stazione ferroviaria di San Ruffillo, tra i quali Ugo Coralli.

MONUMENTO DI SAN RUFFILLO

A Bologna, in piazza Caduti di San Ruffillo, si erge il cippo monumentale che ricorda le vittime delle fucilazioni avvenute sul finire della seconda guerra mondiale tra le rovine della vicina stazione ferroviaria di San Ruffillo. Monumento lì collocato nel 1967 in sostituzione di quello che, dal 1946, sorgeva sul terrapieno della ferrovia nei pressi della stazione e che è stato dismesso.

Sulla faccia principale del monumento attuale si legge l’iscrizione: «Da queste fosse rosse di sangue risuona la voce dei partigiani trucidati dai nazifascisti ad ammonire i vivi che non c’è civile grandezza senza libertà ed amore».

Sugli altri lati del monumento sono riportati i nominativi delle vittime divisi per comune di provenienza: Castelfranco Emilia; Imola e Bondeno; Bologna, Malalbergo e Anzola dell’Emilia.

LAPIDE IN VIA MURRI

Nella foto la lapide che si trova a Bologna, in via Augusto Murri 158, murata nella parete esterna della scuola statale «Clotilde Tambroni». Lapide che «i compagni di lotta» hanno dedicato «ai gloriosi martiri caduti per la libertà dei popoli». Tra i nomi lì ricordati anche quelli di undici partigiani imolesi, tra i quali Ugo Coralli.

MONUMENTO CADUTI SAP MONTANO

Su un cocuzzolo erboso a poca distanza dalla strada, alla biforcazione di via Ghiandolino in via Caduti di Toranello e via Sabbioni, in territorio di Riolo Terme, si erge il monumento commemorativo dei partigiani del Sap «Montano» morti durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo.

Il monumento è costituito da tre grandi figure stilizzate in ferro che poggiano su un ampio basamento in cemento. Sulla faccia frontale vi è una lastra in marmo con la scritta «Qui la libertà, la speranza in una Italia nuova vissero con la lotta il sacrificio e l’eroismo del Sap Montano e delle popolazioni tutte. Ca’ Genasia, 1944-1974».

Nel retro del monumento, sulla faccia superiore vi è una seconda grande lastra con i nomi dei 35 caduti del Sap «Montano», tra cui Ugo Coralli.