Sabato, 15 ottobre, si è svolta una commossa cerimonia presso il cippo che a Fiumane di Modigliana ricorda il sacrificio di Andrea Gualandi, Angelina Giovannini e del partigiano slovacco Stefano Svesch, che in quel luogo venne catturato dai tedeschi e lì fucilato. Cerimonia alla quale hanno presenziato il sindaco di Modigliana, Giancarlo Dardi, il presidente del Centro di documentazione della Resistenza Cà di Malanca, Franco Conti, rappresentanti delle Anpi di Modigliana, Faenza, Imola e Castel del Rio e componenti delle famiglie Gualandi e Giovannini.
Subito all’inizio del libro «Imola Medaglia d’oro al valor militare per attività partigiana», a pagina 7, c’è l’elenco delle decorazioni al «valor militare» concesse dai Presidenti della Repubblica italiana a partigiani della zona imolese. Sono 30 in tutto, in maggioranza «alla memoria». Quattro le medaglie d’oro al valor militare. Una di queste a stata concessa proprio ad Andrea Gualandi, nome di battaglia «Bruno», caduto a Fiumane di Modigliana durante la marcia notturna che i superstiti della brigata Garibaldi «Bianconcini» avevano intrapreso dopo la battaglia di Purocielo per uscire dall’accerchiamento nemico e giungere alle linee alleate.
Figlio di Enrico e Maria Chiarini, Andrea Gualandi era nato il 23 dicembre 1911 a Dozza. Operaio idraulico, seguendo le orme del fratello maggiore Guido era divenuto militante comunista nel 1935. Arrestato sul finire del 1938 quale membro dell’organizzazione attiva all’interno dell’Azienda tranviaria bolognese e in alcuni comuni della provincia, con sentenza istruttoria del 16 giugno 1939 era stato rinviato al Tribunale speciale. Tribunale che il 25 luglio 1939 lo aveva condannato a 5 anni di carcere per ricostituzione del Partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda.
Dopo l’8 settembre 1943 Andrea era stato tra coloro che maggiormente si erano impegnati nella costituzione della 4ª brigata Garibaldi, poi divenuta 36ª brigata Garibaldi «Alessandro Bianconcini», ricoprendo in entrambe le fasi le funzioni di capo di stato maggiore.
Il 5 febbraio 1944 fu lui a guidare il gruppo di partigiani imolesi aggregati all’8ª brigata Garibaldi che prese parte all’occupazione di Premilcuore, cittadina a circa 50 chilometri da Forlì, durante la quale fu presa d’assalto la caserma della Guardia nazionale repubblicana, allo scopo di procurarsi armi e munizioni, e vennero perquisite alcune abitazioni delle famiglie più ricche (in particolare quella di Edvige Mussolini, sorella del duce).
Andrea Gualandi prese parte anche alla battaglia di Purocielo e si trovò nel cuore dei combattimenti quando Ca’ di Gostino, dov’era acquartierata la compagnia comando, fu assaltata da ingenti truppe tedesche. Ma, in quell’occasione, riuscì a far salva la vita. Cosa che, purtroppo, non gli riuscirà due giorni dopo.
La notte tra il 14 e il 15 ottobre 1944, dovendo superare la rotabile tra Modigliana e Lutirano (Marradi), Luigi Tinti invitò il comando ad attestarsi dietro «una vegetazione che, nel buio, sembrava una siepe». In realtà erano «arbusti posti sul ciglio di un precipizio formato da una breve ansa del torrente della valle». Per il buio e la fitta nebbia nessuno se ne accorse. Andrea Gualandi morì precipitando nel burrone assieme ad Angelina Giovannini, staffetta di Castel del Rio.