In piazza Matteotti, nell’angolo del municipio prospiciente la via Emilia, dove sono le serrande dell’ex bar Bacchilega, sulla parete è murata una lapide che ricorda l’eccidio di due partigiane: Maria Zanotti e Livia Venturini, uccise in quel luogo dai militi repubblichini il 29 aprile 1944.
Quest’ultimo sabato, 29 aprile, nella ricorrenza si è svolta, come ogni anno, la cerimonia commemorativa, alla quale hanno preso parte anche alcune alunne delle classi 3C-E-F della scuola secondaria di primo grado «Luigi Orsini» di Imola, accompagnate dalla professoressa Paola Vacchi, nell’ambito del progetto «Quando un posto diventa un luogo».
Una di loro ha preso il microfono ed ha spiegato il perché della loro presenza: «Una lapide non basta per tenere viva la memoria di Livia e Rosa. Oggi vogliamo ricordarle riportando i loro volti nella piazza dove sono cadute, battendosi per il diritto di mangiare e far crescere nella pace i propri figli».
Prima, però, il racconto di ciò che accadde 79 anni fa. «Era il 29 aprile del 1944 quando Livia Venturini e Maria Zanotti parteciparono in questa piazza ad uno sciopero contro la fame e la guerra insieme ad altre donne imolesi. Come oggi era un giorno di mercato e le donne provenivano anche dalle frazioni circostanti. Si riunirono davanti a questo municipio per reclamare la distribuzione dei generi razionati.
Le forze dell’ordine cercarono di disperdere la folla con getti d’acqua, ma fu l’intervento dei militari fascisti a far precipitare la situazione: per impedire l’accesso delle manifestanti al palazzo comunale, non esitarono ad aprire il fuoco. Due donne, colpite dai proiettili, rimasero a terra. Una era Maria Zanotti, detta Rosa, vedova e madre di sei figli. Spirò mentre la stavano portando all’ospedale.
L’altra era Livia Venturini, che ferita gravemente alla colonna vertebrale morì dopo giorni di agonia, a soli trentun anni. Al funerale, che si tenne in forma civile, partecipò una gran folla, con tanti fiori bianchi e rossi, malgrado fossero stati vietati dalle autorità fasciste».
Ma le ragazze non si sono limitate a raccontare ciò che accadde in quel luogo in quel 29 aprile 1944. Fanno parte del «gruppo di potenziamento artistico» della loro scuola. E quindi – hanno spiegato – «per evidenziare l’identità di questo luogo abbiamo scelto la tecnica del murale, mezzo di comunicazione immediato ed efficace nel trasferimento di messaggi, che sa coinvolgere anche i giovani».
Detto, fatto. Dopo aver protetto il muro sottostante la lapide con un cartone, vi hanno appoggiato un altro cartone ove erano state precedentemente ritagliate le sagome e i nomi di Maria Zanotti e Livia Venturini e hanno iniziato a dipingere con le bombolette spray di vernice. «Nell’immagine, semplicemente i loro visi e i loro nomi. A noi tutti il compito di far sì che non siano cadute inutilmente», è stata la chiosa finale, tra gli applausi convinti del pubblico presente.