Otello Cardelli, nato a Osteriola, barbaramente fucilato a San Ruffillo coi compagni di lotta

Otello Cardelli, nato a Osteriola, barbaramente fucilato a San Ruffillo coi compagni di lotta

I nazifascisti il 5 febbraio 1945 avevano compiuto un rastrellamento nella zona collinare di Toranello, tra i territori comunali di Riolo Terme e di Borgo Tossignano. Molti degli uomini catturati erano stati poi rinchiusi nella rocca sforzesca di Imola, allora adibita a carcere, e lì sottoposti a pestaggi e torture. Il partigiano Guido Bianconcini era morto il 12 febbraio a causa delle sevizie subite, mentre 8 suoi compagni di prigionia verranno trucidati il successivo 10 marzo nel podere «La Rossa», in via Emilia Ponente, nella periferia ovest di Imola.

Ma l’ondata repressiva non accenna ad arrestarsi. A fine febbraio i nazifascisti mettono sotto scacco un’ampia fetta di territorio tra Castel San Pietro e Osteriola, piccola frazione di Imola posta al confine con i comuni di Medicina, Conselice e Massa Lombarda.

Otello Cardelli, nonostante la giovane età, ha già al suo attivo la partecipazione a molte azioni del Battaglione «Pianura» della Brigata Sap «Santerno-Imola». Individuato, probabilmente grazie a due delatori infiltratisi nelle fila della Resistenza locale, il 26 febbraio viene prelevato dalla sua abitazione nell’ambito di una serie di arresti che vedono coinvolti anche i compagni di lotta Armando Gardi e Angelo Volta.

Cardelli e Gardi vengono rinchiusi nel magazzino di Osteriola, dove si trovavano altri partigiani catturati, tra cui Angelo Volta, il conselicese Zelino Frascari e il figlio di Gardi, Vittorio, che in seguito verrà liberato. «Mio padre e io – racconterà Vittorio Gardi – eravamo sdraiati sul pavimento sopra una coperta, uno vicino all’altro. Nessuno parlava, data la presenza sospetta di tre forestieri, due uomini e una donna, che, con la scusa di scambiare quattro chiacchiere, cercavano di convincerci a fornire ai tedeschi le informazioni che questi volevano. La mattina successiva i tre erano spariti, mentre noi venimmo caricati su due carrette trainate da cavalli e portati in una casa colonica di Cantalupo, dove aveva sede un comando della Feldgendarmerie. Tra questi c’eravamo io e mio padre, e poi Zelino Frascari e Otello Cardelli, mentre Angelo Volta venne inviato direttamente a Bologna».

I giorni successivi furono terribili. «Ci chiusero in due stanze al pianterreno. I primi due giorni ci lasciarono senza bere e mangiare. Poi cominciarono gli interrogatori. A turno, quasi tutte le notti, ci portavano di sopra. Prima le domande, sempre quelle: dov’è Aldo, chi sono i capi, dove sono le armi… Poi le botte e le cinghiate. Più volte io e mio padre dovemmo assistere alle torture l’uno dell’altro. Poi quando erano stanchi ci riportavano giù, pesti e sanguinanti».

Dopo una selezione, anche Otello Cardelli e Armando Gardi vengono trasferiti a Bologna. «Il pomeriggio dell’undicesimo giorno – racconta ancora Vittorio Gardi – vennero a prelevare mio padre ed Otello Cardelli. Babbo mi abbracciò dicendomi: “Se vai a casa stai vicino alla mamma”. Dopo di che li trascinarono via. Disperato, chiesi di andare in bagno e, uscendo, vidi una motocarrozzetta che si accingeva a partire con un tedesco alla guida, un altro seduto dietro e nel carrozzino laterale, legato e ammanettato, c’era Otello. Più in là un’altra moto, con mio padre nel carrozzino, anch’egli legato e ammanettato. Li portavano a Bologna. Tentai di avvicinarmi per un ultimo saluto, ma mi venne impedito. Quella fu l’ultima volta che vidi mio padre, vivo».

Otello Cardelli risulta entrato nel carcere di San Giovanni in Monte il 9 marzo, registrato col numero di matricola 13430, a disposizione del «comando tedesco SS», ovvero della Gestapo. Per ordine dello stesso comando risulterà consegnato ad «agenti tedeschi» il successivo 16 marzo assieme ad altri 9 detenuti: 8 lì trasferiti da Imola, Ugo Coralli, Zelino Frascari, Armando Gardi, Vladimiro Gollini, Walter Grandi, Enea Loreti, Angelo Volta e Vittorio Zotti; più Francesco Cristofori, arrestato a Bologna. Condotti davanti ai ruderi della stazione periferica di San Ruffillo, saranno fucilati e i loro corpi sepolti sommariamente in alcuni crateri di bomba.

L’eccidio sarà scoperto casualmente poco dopo la Liberazione e anche la sua salma sarà riconosciuta tra quelle portate al cimitero della Certosa provenienti dalle «fosse di San Ruffillo, dove in sei date (il 10 e 20 febbraio, poi l’1, il 2, il 16 e il 21 marzo) furono 94 i detenuti del carcere cittadino uccisi segretamente da militi SS dell’Aussenkommando Bologna.

Otello Cardelli era nato il 24 aprile 1926 a Osteriola, frazione imolese a forte presenza antifascista, da Antonio e Maria Fiorina Mainetti. Licenza elementare, meccanico nell’azienda Cogne, era poi entrato a far parte del Battaglione «Pianura» della Brigata Sap «Santerno-Imola» insieme a suo fratello minore Narciso. E’ stato riconosciuto partigiano dall’apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dall’1 maggio 1944 al 16 marzo 1945, giorno della sua uccisione a San Ruffillo. Per onorarne la memoria, il Comune di Imola ha dato il suo nome ad una via cittadina.

SACRARIO DI PIAZZA NETTUNO

Otello Cardelli è ricordato nel memoriale dedicato ai partigiani di Bologna e provincia che hanno sacrificato la loro vita durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo. Il sacrario, composto da tre grandi cornici contenenti più di duemila formelle in vetroceramica, è collocato sulla parete di palazzo d’Accursio, sede del Comune di Bologna, che affaccia su piazza del Nettuno, sul fronte della biblioteca Salaborsa. Ciascuna delle formelle riporta il nome di un partigiano caduto, il più delle volte accompagnato dalla fotografia.

I tre riquadri, inframezzati dalle finestre del palazzo comunale, sono raccordati dalla seguente scritta in bronzo posta superiormente: «Bologna 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945 / Caduti della Resistenza per la libertà e la giustizia, per l’onore e l’indipendenza della Patria».

MONUMENTO AL PARTIGIANO

L’Anpi di Imola fin dal 1945 decise la realizzazione di un monumento commemorativo della Resistenza, per ricordare i tanti partigiani imolesi morti per la Libertà. Monumento che venne finanziato tramite una sottoscrizione popolare.

Della sua ideazione fu incaricato lo scultore Angelo Biancini, che realizzò una statua in bronzo, con disposte attorno quattro lapidi di marmo riportanti i nomi dei 107 caduti imolesi nella lotta di Liberazione, tra Otello Cardelli. L’opera venne inaugurata nel 1946.

SACRARIO DEL PIRATELLO

Riconosciuto partigiano dall’1 maggio 1944 al 16 marzo 1945, giorno della sua morte, il corpo di Otello Cardelli è tumulato nel sacrario ove riposano i «Caduti della Resistenza», nel cimitero imolese di Piratello.

SEDE ANPI DI IMOLA

All’esterno della sede di Anpi Imola, in piazzale Giovanni dalle Bande Nere, a lato dell’ingresso c’è una lapide dedicata a partigiani e antifascisti imolesi che «caddero combattendo o furono barbaramente fucilati a Bologna». Tra questi i dieci che furono trucidati, in due date, nella stazione ferroviaria di San Ruffillo, tra i quali Otello Cardelli.

LAPIDE DI OSTERIOLA

Otello Cardelli viene ricordato anche nella lapide commemorativa che si trova nella frazione imolese di Osteriola, sulla parete esterna della casa (numero civico 190) posta in prossimità dell’incrocio tra le vie San Vitale e Correcchio Inferiore. Inaugurata il 26 febbraio 2017, in sostituzione di precedenti lapidi lì poste, ricorda i partigiani di Osteriola, o caduti in tale frazione imolese, durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo.

CIPPO LAVORATORI COGNE

Il nome del partigiano Otello Cardelli compare nel cippo dedicato ai lavoratori antifascisti della Cogne, posto ad Imola nell’area verde pubblica che costeggia via Serraglio, all’angolo con via Cogne e prossima al parcheggio di piazzale Sandro Pertini. Area occupata in passato proprio dal vecchio stabilimento Cogne.

MONUMENTO DI SAN RUFFILLO

A Bologna, in piazza Caduti di San Ruffillo, si erge il cippo monumentale che ricorda le vittime delle fucilazioni avvenute sul finire della seconda guerra mondiale tra le rovine della vicina stazione ferroviaria di San Ruffillo. Monumento lì collocato nel 1967 in sostituzione di quello che, dal 1946, sorgeva sul terrapieno della ferrovia nei pressi della stazione e che è stato dismesso.

Sulla faccia principale del monumento di piazza Caduti di San Ruffillo si legge l’iscrizione: «Da queste fosse rosse di sangue risuona la voce dei partigiani trucidati dai nazifascisti ad ammonire i vivi che non c’è civile grandezza senza libertà ed amore». Sugli altri lati del monumento sono riportati i nominativi delle vittime divisi per comune di provenienza: Castelfranco Emilia; Imola e Bondeno; Bologna, Malalbergo e Anzola dell’Emilia.

LAPIDE IN VIA MURRI

A Bologna, in via Augusto Murri 158, c’è una lapide murata nella parete esterna della scuola statale «Clotilde Tambroni». Lapide che «i compagni di lotta» hanno dedicato «ai gloriosi martiri caduti per la libertà dei popoli». Tra i nomi lì ricordati anche quelli di undici partigiani imolesi, tra cui Otello Cardelli.