A San Prospero, frazione di Imola, una lapide, posta sul fronte dell’ex casa del popolo ove oggi ha sede il locale centro sociale, ricorda il sacrificio di Ugo Masrati, Giuseppe Casadio Gaddoni e Natale Bolognesi, tre antifascisti che furono vittime dello squadrismo nero. Ma anche lo storico immobile ove è affissa la lapide stessa ancora oggi racconta la sua storia antifascista.
A fine ottocento ed inizio novecento, con l’affermarsi di correnti di pensiero libertarie e d’ispirazione socialista, iniziarono infatti a sorgere un po’ ovunque luoghi di libera aggregazione quali circoli e case del popolo, che negli anni venti diventeranno i primi bersagli delle violenze e degli attacchi squadristici. Al termine del primo decennio del 1900 alcuni circoli-ritrovi erano sorti nelle frazioni di Imola. Le sedi di tali circoli erano per lo più connesse alle filiali del Magazzino generale di consumo, una cooperativa che in quegli anni ebbe un rapido e fortunato sviluppo.
Ma la prima vera casa del popolo a sorgere nel comprensorio di Imola fu proprio quella di San Prospero. Ed a costruire la «casa» fu ancora merito del Magazzino generale di consumo, che vi collocò una propria filiale. La spesa si aggirò sulle 20.000 lire e vi coadiuvarono anche i lavoratori di San Prospero con sottoscrizioni e azioni. L’inaugurazione avvenne il 17 dicembre 1911 e fu una grande festa della cooperazione, oltre che una importante manifestazione a cui parteciparono le rappresentanze di tutte le organizzazioni imolesi.
«Io allora avevo quattro anni, ma ne ho vivo il ricordo dalle parole di mio padre – racconta Gino Casadio Gaddoni nel libro “… per essere libere” di Livia Morini –. Nel 1911 la Cooperativa di consumo ebbe a San Prospero la sua sede su iniziativa di Romeo Galli e con l’adesione di quasi tutti i sanprospesi. Vi erano un negozio di generi alimentari, uno spaccio di sali e tabacchi e un’osteria. La quota sociale ammontava a dieci lire e ben presto il numero dei soci aumentò a trecento. Il gerente dello spaccio rilasciava un bigliettino grande come un francobollo sul quale scriveva la cifra della spesa giornaliera. A fine anno veniva dato un “dividendo”, e cioè una percentuale sul totale della spesa. A quei tempi – ricorda Gino – a San Prospero vivevano soprattutto braccianti, qualche muratore, poche famiglie di barrocciai, mezzadri e piccoli proprietari terrieri. Quello che ti veniva di dividendo, lo ricevevi in merce. Ma la miseria era tanta che si faticava a raggiungere un totale di 30-40 lire. Negli anni migliori si poteva arrivare ad un massimo di 50 lire».
Opera che non resterà isolata. L’anno dopo avrà luogo infatti l’inaugurazione della grandiosa casa del popolo di Massa Lombarda. Si trattò di una casa del popolo eccezionale per quei tempi. Per oltre due anni erano stati raccolti fondi per finanziare la sua costruzione. La spesa complessiva ammontò ad oltre 200.000 lire. I sacrifici ed il lavoro svolto per realizzarla ebbero un primo riconoscimento il 24 novembre 1912, giorno della sua inaugurazione, che vide la partecipazione di ben diecimila persone.
La costruzione di case del popolo si intensificherà durante il «biennio rosso» (1919-1920). Realizzazioni ottenute a prezzo di sacrifici notevoli. Esemplificativo, a questo proposito, fu l’impegno assunto nel dicembre 1919 dagli iscritti alla sezione socialista ed alle leghe di mestiere di Bubano, che si impegnarono a sottoscrivere una azione individuale di 50 lire.
Finalmente, dopo parecchi anni si attesa, anche Imola poté avere la propria casa del popolo. Nel 1917 il Magazzino cooperativo di consumo acquistò l’ex palazzo Compadretti, uno stabile di notevoli dimensioni sito in via Felice Orsini (poi divenuto circolo Enal, ora chiuso). Il 25 aprile 1919 l’assemblea generale della sezione socialista di Imola dette il via alla realizzazione della casa del popolo. I locali dell’ex palazzo Compadretti, trasformati, ampliati, abbelliti col contributo di alcuni artisti, di operai, di cooperative imolesi, dopo l’inaugurazione del 20 dicembre 1919 diventarono «circolo-ritrovo socialista».
Il 9 settembre 1920 ci fu nel comprensorio imolese l’inaugurazione di un altro circolo-ritrovo socialista: quello di Castel San Pietro. Ma fu l’ultimo. Era cominciato il periodo degli attacchi squadristici e delle distruzioni dei circoli e delle case del popolo.
Tornando alla storica casa del popolo inaugurata il 17 dicembre 1911, nel 1993 la palazzina posta in via San Prospero è divenuta di proprietà della cooperativa di abitanti Unicoop tramite fusione per incorporazione della «Cooperativa di consumo, assistenza e ricreazione ai lavoratori di San Prospero». Dalla palazzina, ristrutturata nel 1994, si sono poi ricavati alloggi, ma è stato mantenuto il circolo ricreativo, «punto di incontro, di svago e di riunione di vecchi e giovani democratici».
NELLA FOTO: L'EX «CASA DEL POPOLO» DI SAN PROSPERO COME SI PRESENTA OGGI