La notte di Pasqua del 2021 moriva Marina Garbesi, giornalista imolese e storica firma del quotidiano la Repubblica, scomparsa all’età di 62 anni a causa di un male incurabile. Il suo percorso giornalistico era iniziato dalla redazione del settimanale sabato sera, dove si occupava di teatro, per poi approdare alla redazione di Bologna del quotidiano diretto da Eugenio Scalfari, per diventarne una grande firma grazie alle qualità professionali e alla sua forte determinazione.
Per ricordare chi era Marina Garbesi, però, prima bisogna parlare di suo padre, Vico Garbesi, partigiano comunista, nome di battaglia «Marcello». Nato l’1 settembre 1920 a Imola in una famiglia di solide tradizioni anarco-socialiste (un nonno socialista, uno zio anarchico e un altro comunista), Vico era poi cresciuto in un ambiente antifascista, frequentando a Conselice, durante le vacanze estive, la bottega di Ennio Cervellati, ex confinato, poi segretario della Federazione provinciale del Partito comunista clandestino, dopo l’8 settembre 1943 tra i principali organizzatori (col nome di battaglia di «Silvio») del movimento partigiano in Romagna, infine commissario politico della 28ª brigata Garibaldi «Mario Gordini» fino alla liberazione di Ravenna.
Negli anni del liceo Vico Garbesi strinse amicizia con Francesco Sangiorgi, con Amedeo Tabanelli e, più tardi, con Giovanni Nardi. E con essi fece parte del gruppo di intellettuali imolesi antifascisti. Giovani studenti che si riunivano nelle rispettive abitazioni o in luoghi verdi per leggere, al riparo da occhi od orecchie indiscreti, libri vietati dal regime o per discutere di come organizzarsi per liberare l’Italia dall’oppressione della dittatura.
A dare forza alla nuova generazione di militanti comunisti imolesi contribuì anche il trentaduenne Egidio Lenci, docente universitario in Tisiologia, primario dell’ospedale di Montecatone con l’incarico di vicedirettore. A lui si unirono due psichiatri di valore in servizio presso l’ospedale «Lolli», Spartaco Colombati e Gian Filippo Oggioni (parteciperanno entrambi alla lotta di liberazione a Bologna e negli anni cinquanta e sessanta dirigeranno rispettivamente gli ospedali «Osservanza» e lo stesso «Lolli») e il futuro deputato Aldo Cucchi, medaglia d’oro della Resistenza. L’antifascismo del giovane Garbesi fu quindi il frutto degli insegnamenti familiari e dell’ambiente frequentato.
Dal 7 agosto 1942 all’8 settembre 1943 Vico Garbesi prestò servizio militare a Bologna in artiglieria con il grado di sottotenente. Dopo l’armistizio e il dissolvimento del regio esercito assieme a Franco Franchini, Elio Gollini e altri entrò nella guardia nazionale patriottica di Imola, organizzazione impegnata nel recupero delle armi abbandonate dai militari italiani. Successivamente militò nel 3° battaglione della 36ª brigata Garibaldi «Alessandro Bianconcini» (comandato da Carlo Nicoli, il noto capo officina della Cogne e tenente di artiglieria) con funzione di vicecommissario politico, prendendo parte alle epiche battaglie della Bastia e di monte Carnevale.