Le grandi donne, sabato 11 marzo visita bis al Piratello

Le grandi donne, sabato 11 marzo visita bis al Piratello

Sono andati subito esauriti i 25 posti disponibili per la visita guidata al cimitero monumentale di Piratello, in programma per sabato 4 marzo e durante la quale verranno raccontate le storie di grandi donne di Imola lì sepolte. Per cui i promotori dell’iniziativa (Anpi Imola, Cidra e Associazione PerLeDonne, col patrocinio della Commissione Pari Opportunità del Comune di Imola) hanno deciso di proporre una seconda visita guidata al cimitero monumentale di Piratello per sabato 11 marzo, ma nella mattinata, con inizio alle ore 10.

L’argomento sarà lo stesso: le sepolture di figure femminili importanti per la storia imolese e italiana. Ed anche questa seconda visita sarà condotta dal professor Marco Pelliconi, per le biografie, e da Daniela Martelli, per le testimonianze architettoniche. Ritrovo dei partecipanti presso il porticato della contigua basilica di Piratello (lato ovest, verso Bologna).

Anche in questo caso la visita prevede un numero massimo di partecipanti di 25 persone. Le prenotazioni potranno essere effettuate inviando una e-mail all’indirizzo imola@anpi.it oppure telefonando ai numeri 0542 23131 o 333 1229152. La partecipazione sarà gratuita. Sarà gradito peraltro un contributo volontario da devolvere a favore del centro antiviolenza gestito dall’Associazione PerLeDonne.

L’iniziativa verrà presentata anche sul sito dell’Asce, l’Association of significant cemeteries of Europe (www.significantcemeteries.org), la rete europea composta da realtà pubbliche e private che si occupano dei cimiteri storico-monumentali.

Il famedio del cimitero di Piratello accoglie le salme di imolesi famose, tra le quali Giuseppina Cattani, prima donna a laurearsi in medicina all’Alma Mater Studiorum e la seconda, dopo Maria Montessori, a farsi strada nell’ambiente universitario come insegnante. Si dedicò con passione a studi riguardanti batteriologia (in particolar modo analizzando i bacilli del colera e del tetano), istologia, radiologia e patologia generale. Fu la prima donna a far parte della Società medico-chirugica di Bologna.

Per quanto riguarda il suo impegno politico e sociale, fu grande sostenitrice del socialismo e collaborò attivamente con Andrea Costa e Giovanni Pascoli. Supportò il «Comitato di propaganda per il miglioramento delle condizioni della donna», istituito nel 1890 a Bologna e che favoriva l’emancipazione, l’autonomia economica e l’educazione intellettuale e culturale delle donne. Risultò, quindi, essere una donna controcorrente in una società di stampo fortemente maschilista.

Particolarmente nutrito l’elenco delle sepolture riguardanti donne imolesi che presero parte alla guerra di Liberazione dal nazifascismo. Alcune perdendo anche la vita. Come Maria Zanotti e Livia Venturini, colpite mortalmente dai militi repubblichini il 29 aprile 1944 durante una manifestazione in piazza per reclamare dalle autorità comunali la distribuzione di generi razionati: Maria Zanotti, detta Rosa, vedova e madre di sei figli, spirò mentre la stavano portando all’ospedale su un carretto trainato a mano, mentre Livia Venturini, ferita gravemente alla colonna vertebrale, morirà dopo una penosa agonia il successivo 13 giugno a Bubano, nella casa di una sorella che l’aveva ospitata con la piccola figlia Vanda.

Vicino alla tomba di Livia Venturini, nel sacrario del Piratello che ospita le salme dei partigiani caduti durante la guerra di liberazione dal nazifascismo, c’è anche quella di suo marito, Livio Poletti, caduto l’11 ottobre 1944 nella sfortunata battaglia di Purocielo, nelle colline fra le valli del Senio e del Lamone, quando due battaglioni della 36ª brigata Garibaldi «Bianconcini» tentarono di sfondare la linea del fronte attaccando i reparti tedeschi alle spalle, sui crinali prospicienti la valle del Lamone, per ricongiungersi con le truppe alleate.

Nel sacrario dedicato ai «Caduti della Resistenza» sono tumulate anche le salme della slovacca Rina Ropa e di Angelina Giovannini, staffetta della 36ª brigata Garibaldi «Bianconcini», morta a Fiumane di Modigliana assieme ad Andrea Gualandi, nome di battaglia «Bruno», durante la marcia notturna intrapresa dopo la tragica battaglia di Purocielo dai partigiani superstiti per uscire dall’accerchiamento nemico e giungere alle linee alleate.

Ma durante la visita guidata al cimitero monumentale di Piratello verranno ricordate anche Nella Baroncini (antifascista, già confinata a Ventotene, tra le principali animatrici dei Gruppi di difesa della donna del territorio imolese, partigiana della 7ª brigata Gap Garibaldi «Gianni»), Livia Morini (ha partecipato alla lotta di Liberazione nei Gruppi di difesa della donna e come addetta al centro informazioni clandestino, partigiana combattente nel battaglione Sap «Rocco Marabini», nel dopoguerra è stata fortemente impegnata nella raccolta di testimonianze di donne e uomini militanti nell’antifascismo e nella resistenza), Nella Monducci (ha militato anch’essa nel battaglione «Rocco Marabini» della brigata Sap Imola, staffetta partigiana e animatrice dei Gruppi di difesa della donna del territorio imolese, fu tra le organizzatrici degli scioperi alla Cogne, dove lavorava) e altre ancora.

Verrà visitata anche la tomba ove è tumulata la salma di Delvina Poggi, ostetrica condotta di Ponticelli, che venne arrestata il 15 agosto 1944 assieme ad altre cinque persone (Nildo Dall’Osso, Luigi Fossi, Aldo Fossi, Guido Franceschelli e Luigi Giovannini) a seguito della morte del milite repubblichino Vittorio Zen. Rinchiusa nella rocca di Imola, allora carcere mandamentale, casa sua venne minata e fatta esplodere dai soldati tedeschi su istigazione di un milite delle brigate nere.

Durante la visita guidata al cimitero monumentale di Piratello verrà ricordata pure la famiglia Bizzi, composta da papà Edmondo, mamma Nerina e dalle figlie Laura e Bianca, che a rischio della propria vita durante l’occupazione nazifascista hanno ospitato nella cantina della propria casa di via Mentana, ad Imola, la famiglia Padovani, di origine ebraica, composta da sei persone, salvandole così dalla deportazione e dalla morte.

Il 23 agosto 2004 i membri della famiglia Bizzi sono stati riconosciuti «Giusti tra le Nazioni». Bianca Bizzi, quasi centenaria, ha ricevuto l’onorificenza dai funzionari del consolato di Israele alla presenza dei propri figli e di Serena Padovani, che fu ospitata – lei ancora neonata – , in quella cantina di via Mentana, così salvandosi. A Bianca e ai suoi famigliari è intitolata dal 22 ottobre 2016 la scuola primaria dell’Istituto comprensivo numero 7 del quartiere Pedagna, ad Imola.