Antifascisti imolesi: garibaldini in Spagna e nella Resistenza italiana

Antifascisti imolesi: garibaldini in Spagna e nella Resistenza italiana

Spagna, 18 luglio 1936. Obbedendo a un piano prestabilito, la guarnigione militare di stanza nel Marocco spagnolo si ribella al legittimo Governo della Repubblica sostenuto dal Fronte popolare, la coalizione di partiti democratici che aveva vinto le elezioni nel febbraio precedente. Nei tre giorni successivi un gran numero di unità militari al comando dei cospiratori si sollevano anche sul territorio metropolitano, cercando di assumere il controllo di più vaste aree del paese.

Ma il colpo di Stato non ha l’esito sperato: Madrid, Barcellona, Bilbao, Valencia e Malaga, nonché le aree più industrializzate e ricche della Spagna, rimangono sotto controllo delle forze fedeli al Governo. Il colpo di Stato si trasforma così in una logorante guerra civile, che sconvolgerà il paese per quasi tre anni, fino al marzo 1939, con la vittoria dei nazionalisti golpisti.

La Spagna diviene così il simbolo di una lotta globale dove da una parte c’è la sinistra portatrice di giustizia sociale e dall’altra lo schieramento della reazione, ispirato dalla Chiesa cattolica, dalle forze monarchiche e di destra, che rifiutano nel modo più categorico ogni progresso in ambito sociale. L’Italia fascista e la Germania nazista si schierano con la causa nazionalista fornendo uomini, armi e mezzi, mentre l’Unione Sovietica si impegna a fornire armi alla Repubblica.

Allo stesso tempo migliaia di volontari, spinti dagli ideali di libertà e democrazia, si recano a combattere in Spagna nelle file dei repubblicani, dando vita alle Brigate internazionali, che comprenderanno uomini di circa cinquanta nazionalità diverse, i quali daranno un importante contributo militare e morale alle forze armate repubblicane, ottenendo allo stesso tempo un grande risalto internazionale dovuto alla militanza e all’appoggio dato loro da decine di intellettuali democratici.

Per gli antifascisti italiani è l’occasione che stanno attendendo da tanto tempo. Dal 1922, anno dell’avvento al potere di Mussolini e dell’instaurazione di un regime dittatoriale, hanno vissuto solo sconfitte ed emarginazione, mentre il Duce ha toccato le massime vette di popolarità e di consenso. La guerra di Spagna ridà loro dignità e la possibilità di opporsi al regime che si è instaurato in Italia. «Noi lottiamo qui col pensiero rivolto all’Italia», dirà il leader socialista Pietro Nenni.

Infatti oltre quattromila di loro accorreranno in difesa della Repubblica democratica spagnola e per tre anni contrasteranno in armi i generali golpisti ed i loro sostenitori palesi (Mussolini ed Hitler) ed occulti (democrazie europee e statunitense), pagando il riscatto del popolo italiano con circa seicento caduti.

Gli antifascisti del territorio imolese che si recheranno a combattere in Spagna saranno 29. Venti di Imola: Alberto Andreini, Ciro Beltrandi, Giuseppe Berti, Alessandro Bianconcini, Sanzio Bugamelli, Attilio Bulzamini, Mario Gardelli, Primo Giordani, Ugo Guadagnini, Enea Landini, Graziano Penazzi, Renato Spadoni, Giuseppe Tinti, Andrea Tosi, Giulio Vespignani, Domenico Zaccheroli, Alfredo Zanarini, Giovanna Zanarini, Ezio Zanelli e Roberto Zanelli. Due di Mordano: Adelmo Bacchilega e Lodovico Bulzamini. Uno di Castel del Rio: Armando Baraccani. Due di Dozza: Alfredo Drei e Edmondo Patuelli. Due di Castel Guelfo: Roberto Gherardi e Ettore Martelli. Due di Fontanelice: Vincenzo Lanzoni e Fabio Ricci.

Cinque di loro non fecero più ritorno: Adelmo Bacchilega, caduto il 14 febbraio 1937 a Morata de Tajuña, durante la battaglia del Jarama; Roberto Zanelli, caduto il 16 febbraio 1938 sul fronte dell’Estremadura, a Zalamea de la Serena; Attilio Bulzamini, morto l’1 giugno 1938 all’ospedale di Barcellona, dove era stato ricoverato per la febbre tifoidea contratta al fronte; Alberto Andreini, internato nel campo di Gurs, in Francia, dopo l’esodo dalla Spagna, di lui poi si son perse le tracce; ed Enea Landini, catturato dai nazisti in Belgio e fucilato a Bruxelles il 21 gennaio 1941.

Ai quali vanno aggiunti i feriti, alcuni in modo grave o invalidante: Alessandro Bianconcini colpito al petto a Pozuelo de Alarcón, necessitò di una lunga riabilitazione in sanatorio; anche Alfredo Drei a Pozuelo, subì l’amputazione di una gamba; come pure Primo Giordani a Balzáin; Vincenzo Lanzoni sul fronte dell’Ebro; Enea Landini ad Arganda; Ettore Martelli a Morata de Tajuña; Renato Spadoni a Guadalajara, invalido permanente; Andrea Tosi e Domenico Zaccheroli a Casa de Campo, Madrid; Alfredo Zanarini tre volte, a Casa de Campo, Guadalajara e Huesca, rimase invalido permanente.

Dopo l’8 settembre i garibaldini imolesi che erano rimasti all’estero rientrarono in gran parte in Italia e molti di essi parteciparono alla Resistenza. Continuarono la lotta antifascista, in modi e forme diversi, gli imolesi Alessandro Bianconcini, Ugo Guadagnini e Giovanna Zanarini, Roberto Gherardi di Castel Guelfo, Vincenzo Lanzoni e Fabio Ricci di Fontanelice. Il mordanese Lodovico Bulzamini si unì alla resistenza in Belgio, mentre Ettore Martelli di Castel Guelfo, Giulio Peggi di Castel San Pietro e gli imolesi Andrea Tosi, Giulio Vespignani ed Ezio Zanelli furono attivi militanti della resistenza francese.

Alessandro Bianconcini e Roberto Gherardi in questa lotta perderanno la vita. Bianconcini, catturato dalle Brigate nere, verrà fucilato a Bologna il 27 gennaio 1944. In onore del suo sacrificio, la 36ª Brigata Garibaldi, operante sull’Appennino tosco-romagnolo, prenderà il suo nome. Roberto Gherardi, vicecommissario politico della 36ª Brigata Garibaldi, cadrà in combattimento a Purocelo, l’11 ottobre 1944. E’ stato insignito di Medaglia d’argento al valor militare alla memoria.

NELLA FOTO: IL 28 OTTOBRE 1938 I COMBATTENTI DELLE BRIGATE INTERNAZIONALI
SFILARONO PER UN’ULTIMA VOLTA SULLA «AVENIDA DIAGONAL» DI BARCELLONA
DAVANTI A DUECENTOMILA PERSONE E ALLE MASSIME AUTORITÀ REPUBBLICANE