La Liberazione fu ottenuta grazie alla lotta di tutte le forze democratiche

La Liberazione fu ottenuta grazie alla lotta di tutte le forze democratiche

Imola, 25 aprile 2025

Buongiorno. È con emozione e tanta tristezza che commemoriamo questa importante data, poiché proprio in questi giorni ci ha lasciato Papa Francesco, uno, se non il primo, dei protagonisti della volontà di modificare il mondo perseguendo la pace e la difesa di chi più soffre le ingiustizie di questi tempi,

Il 25 aprile di quest’anno ha però un valore particolare, poiché rappresenta l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. In realtà Imola fu liberata dai partigiani e dagli alleati il 14 aprile e la guerra terminò in maggio, ma la data del 25 aprile, giorno dela Liberazione di Milano, fu scelta come giornata ufficiale per festeggiare la liberazione di tutta l’Italia.

Ottanta anni fa dunque ebbe termine il peggiore periodo vissuto dal nostro Paese, che si conquistò libertà, democrazia, uguaglianza, solidarietà, pace, liberandosi contemporaneamente della più che ventennale dittatura fascista, dell’occupazione nazista e della guerra.

Fu una conquista che ebbe radici lontane, dapprima con il coraggio, la lotta ed il sacrificio di pochi antifascisti contro la violenza, la sopraffazione, gli arresti, i tribunali speciali, le leggi razziali, le condanne al carcere ed al confino e gli assassinii del regime fascista, che pure inizialmente ebbe anche il consenso di molti e l’acquiescenza della monarchia.

Poi, mentre la coscienza popolare sempre più conobbe e comprese le nefandezze e le menzogne del regime e, di conseguenza, le forze antifasciste si rafforzarono clandestinamente, ci fu la caduta del fascismo, l’armistizio, la fuga del re e del governo monarchico nel sud del Paese già liberato dagli Alleati.

Al tentativo del fascismo di risorgere ancora più violento, con la sedicente repubblica di Salò, insieme all’invasione della Germania nazista, le forze democratiche e tanti giovani antifascisti si ribellarono e presero le armi nella lotta di Resistenza, che ridiede all’Italia l’onore che aveva perduto.

Coloro che il fascismo aveva perseguitato, incarcerato e mandato al confino, avevano studiato clandestinamente e seppero così mettersi alla guida dei partiti non più clandestini e divenire l’ossatura delle formazioni partigiane della Resistenza.

Guardate che la Liberazione che oggi celebriamo fu ottenuta davvero da tutte, dico tutte e ripeto tutte, le forze ed i partiti democratici di quell’epoca, che poi, uniti almeno nei primi anni del dopoguerra, ci hanno dato la Costituzione, la legge fondamentale per la nostra libertà, la democrazia, e anche il suffragio universale, così che – ad esempio – nel 1946 le donne italiane poterono votare per la prima volta.

Per questo il 25 aprile è e deve essere la festa della Liberazione per tutti i democratici e per tutte le forze politiche eredi di quella stagione di libertà e di giustizia, anche se non hanno più lo stesso nome di allora. E così come allora, e come sancisce la Costituzione, sono i valori dell’antifascismo che dovrebbero guidare il vivere civile, politico e sociale.

Purtroppo, anche come scelta quasi obbligata per favorire la rinascita dell’Italia e la ricostruzione di un Paese distrutto dalla guerra, molti dei posti di responsabilità in gran parte del tessuto sociale, civile e militare, furono assegnati a persone compromesse o fiancheggiatrici del regime fascista. che non avessero compiuto reati gravi.

Un esempio per tutti: il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, intervenuto alla cerimonia per la strage alla stazione di Bologna, ritrovò sul palco di piazza Maggiore, fra le massime autorità civili, il direttore del confino dell’isola di Ventotene, dove Pertini era stato confinato. Non mi risulta che gli strinse la mano.

Oggi purtroppo, probabilmente anche per non aver davvero fatto i conti con il fascismo, ci troviamo in una situazione veramente pericolosa, con tentativi reiterati di fare a pezzi proprio la carta costituzionale, con proposte di legge, decreti e proposte che di fatto smantellerebbero capisaldi della Costituzione; qualche esempio? Sbilanciare il sistema di controlli incrociati fra i tre poteri di uno stato democratico: il potere legislativo, cioè il Parlamento, il potere esecutivo, cioè il governo, e il potere giudiziario. Cosa sono infatti i tentativi di eleggere il presidente del Consiglio a suffragio universale se non la volontà di esautorare il Parlamento e il presidente della Repubblica per dare “pieni poteri” al governo? E l’autonomia differenziata, se non mettere regioni ricche contro regioni povere? E gli attacchi alla magistratura, se non minarne l’autonomia per asservire i giudici all’esecutivo? Per non parlare poi del cosiddetto decreto di legge sulla sicurezza se non il tentativo di sminuire i diritti di critica?

E che dire anche del tema del lavoro, sul quale il sindacato CGIL ha indetto cinque referendum per i primi giorni di giugno? Non dice forse la Costituzione nel suo primo articolo che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro?

Mi permetto di fare una digressione su questo argomento: riguarda il diritto di voto, voto qualsiasi, amministrativo, politico, europeo, referendum. Non andare a votare non è un diritto, è una sconfitta, non è una protesta, anzi è un modo per essere indifferenti e lasciare ad altri la libertà di fare quello che pare a loro.

La Resistenza e la lotta di Liberazione hanno affermato un diritto che però è anche un dovere, il dovere di votare per affermare la propria volontà insieme alla volontà di tutti gli altri. Poi si vince o si perde, ma se non si vota comunque si perde.

Ma torniamo al 25 aprile di oggi ed alle ragioni che spingono l’Associazione nazionale partigiani d’Italia ad esser qui ancora, in modo “sobrio” come ogni altra volta, perché la piena democrazia, la pace stabile, la scomparsa di ogni fascismo e di ogni discriminazione sono le ragioni stesse dell’esistenza dell’ANPI.

Non sono parole d’odio quelle che sto pronunciando, come gli scorsi anni qualcuno ha voluto accusarci commentando in malafede l’insistenza sul valore dell’antifascismo. Lo ripeto: la Resistenza e la Liberazione furono – ed ancora dovrebbero essere – patrimonio di tutte le forze democratiche, perché siamo la memoria viva che vuole impegnarsi perché i giorni bui del fascismo non abbiano a ripetersi, nemmeno se in forme meno violente di allora, e perché tutti dobbiamo difendere la nostra Costituzione e anzi insistere per applicarla pienamente.

Perché stiamo davanti al baratro dell’attacco alla democrazia, della follia della guerra, della volontà di potenza e di controllo degli affari e noi dobbiamo resistere, con la forza di radici robuste: la Liberazione, il coraggio e il sogno di umanità delle partigiane e dei partigiani. Mai come oggi dobbiamo, insieme, operare per un mondo diverso.

Perché la politica torni ad essere nel Paese cura e pratica dell’interesse generale, come dettato dalle madri e dai padri costituenti: diritti sociali e civili realizzati, libertà, eguaglianza, dignità della persona, cioè piena attuazione della Costituzione.

Perché il fascismo ha distrutto l’Italia e non sono tollerabili riscritture della storia. Dobbiamo fare buona ed intensa memoria innanzitutto fra i giovani: il futuro della Liberazione sono loro.

Perché vanno contrastati le tentazioni ed i tentativi autoritari di capovolgere la funzione centrale del Parlamento, di dividere l’Italia fra privilegiati e chi manca di sufficienti risorse.

Noi antifascisti ci siamo, ci battiamo, abbiamola forza di una speranza che arriva da lontano, ma c’è bisogno di tutte e tutti. Insieme, uniti si può resistere e costruire.

E veniamo infine ad un argomento ci angoscia: quello che sta succedendo nel mondo.

Voglio rileggervi una poesia di Gianni Rodari, grandissimo scrittore e poeta per bambini, ma che senza forse si rivolge a tutti.

Si intitola

Promemoria

Ci sono cose da fare ogni giorno:

lavarsi, studiare, giocare,

preparare la tavola,

a mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di notte:

chiudere gli occhi, dormire,

avere sogni da sognare,

orecchie per non sentire.

Ci sono cose da non fare mai,

né di giorno né di notte,

né per mare né per terra:

per esempio, la guerra.

Ecco la guerra: come è possibile che ai giorni nostri, con tutti i problemi economici, sociali, politici e ambientali, con il nostro mondo che dovrebbe cercare di salvarsi dal cambiamento climatico che sta provocando tante calamità, ci siano tanti che non solo considerano la guerra un’opzione possibile, ma che proprio la fanno o si preparano per farla.

Anche il piano di riarmo proposto all’Europa, anzi ai vari Stati europei non solo favorisce un pericoloso ritorno ai nazionalismi, ma è l’ennesimo, gigantesco regalo all’industria delle armi, aumenterà la tensione internazionale con il rischio sempre maggiore di un devastante conflitto e comporterà tagli pesantissimi alla spesa sociale, attingendo ai fondi per la coesione in una situazione in cui nel nostro Paese aumentano la povertà e le bollette, diminuiscono i salari e la sanità è al collasso. E non dimentichiamo la scuola e la discriminazione verso le donne,

A chi ci accusa di essere dei pacifisti senza politica, rispondiamo che ci battiamo per la pace così come fecero partigiane e partigiani e che la lotta che dobbiamo fare oggi è proprio politica e non guerrafondaia. Ed era proprio su questo che insisteva anche Papa Bergoglio. L’Unione europea, attraverso gli strumenti del negoziato e della diplomazia, deve farsi parte attiva della soluzione del conflitto iniziato con l’invasione russa dell’Ucraina, deve essere promotrice di una conferenza internazionale di pace che stabilizzi la reciproca sicurezza dei Paesi europei e della Federazione russa e allo stesso tempo deve attivarsi per porre immediatamente fine al massacro dei palestinesi da parte dell’Esercito israeliano.

A maggior ragione di fronte all’offensiva sui dazi, e non solo, da parte degli Stati Uniti, è urgente che l’Unione europea si doti di una nuova politica di scambi commerciali, industriali, culturali con l’est e il sud del mondo, ispirata ai principi di equità, di coesistenza pacifica, di multipolarismo e rispetto dei diritti fondamentali.

Manifesto di Ventotene e Costituzione italiana sono i fari per una profonda riforma dell’Europa sui valori della pace, della democrazia, del lavoro, del cambiamento del sistema economico sociale.

Questa la politica per la pace e non per la guerra. Le partigiane ed i partigiani – ricordiamolo in questo 80° della Liberazione – non hanno fatto la guerra, ma hanno combattuto certo con le armi, ma per ottenere la pace.

Chiudo con un’altra toccante poesia di Gianni Rodari.

Si intitola:

La madre del partigiano

Sulla neve bianca bianca

c’è una macchia color vermiglio;

è il sangue, il sangue di mio figlio,

morto per la libertà.

Quando il sole la neve scioglie

un fiore rosso vedi spuntare:

o tu che passi non lo strappare,

è il fiore della libertà.

Quando scesero i partigiani

a liberare le nostre case,

sui monti azzurri mio figlio rimase

a far la guardia alla libertà.

Viva la Resistenza,
viva la Costituzione,
viva la libertà e la democrazia,
viva la pace.

Gabrio Salieri
presidente ANPI Imola