La cerimonia di Fiumane di Modigliana posticipata di una settimana, a sabato 21 ottobre

La cerimonia di Fiumane di Modigliana posticipata di una settimana, a sabato 21 ottobre

L’Anpi è tra le associazioni promotrici della «Manifestazione generale delle terre alluvionate» che si svolgerà sabato prossimo, 14 ottobre, a Forlì. Ma il 14 ottobre è anche la data in cui è fissata la commemorazione dei tre partigiani della 36ª Brigata Garibaldi «Alessandro Bianconcini» che hanno perso la vita a Fiumane di Modigliana.

Ebbene, visto il sovrapporsi nella stessa data delle due iniziative e per favorire la più ampia partecipazione dei propri associati alla manifestazione di Forlì, le Anpi di Imola, Castel del Rio, Faenza e Modigliana hanno deciso di posticipare la cerimonia commemorativa di Fiumane al sabato della settimana successiva, 21 ottobre.

Settantanove anni fa, nella notte tra il 14 ed il 15 ottobre 1944, vi fu uno scontro fra i partigiani della 36ª Brigata Garibaldi, in marcia notturna verso le linee alleate, e un presidio tedesco di stanza a Fiumane di Modigliana. Scontro durante il quale persero la vita Andrea Gualandi (il comandante «Bruno», di Imola), Angela Giovannini (staffetta di Castel del Rio) e Stefano Svesch (partigiano slovacco).

Nella frazione di Modigliana c’è un cippo che li ricorda. E presso tale cippo, sabato 21 ottobre, alle ore 11.30, si svolgerà un presidio, con deposizione di una corona di alloro alla presenza delle delegazioni delle Anpi di Faenza, Imola, Modigliana e Castel del Rio. Per raggiungere Fiumane: dalla circonvallazione di Faenza, a destra direzione Modigliana, quindi a destra direzione Lutirano per due chilometri circa.

L’antefatto di quella tragica notte. Durante la battaglia di Purocielo, nel tentativo di sfondare le linee tedesche e raggiungere così gli eserciti anglo-statunitensi, per tre giorni (il 10, l’11 ed il 12 ottobre 1944) i partigiani del II e del IV Battaglione della 36ª Brigata Garibaldi «Alessandro Bianconcini» avevano tenuto testa ai contrattacchi all’esercito germanico.

Ma la situazione era ormai divenuta insostenibile. Le munizioni cominciavano a scarseggiare, mentre i morti e i feriti si contavano a decine. La brigata rischiava l’annientamento. Così, dopo essersi consultato coi comandanti dei reparti, Luigi Tinti («Bob») aveva deciso di uscire dalla valle a nord, cioè dalla parte opposta alle linee alleate che erano la loro meta.

Nella notte tra il 13 e il 14 il grosso della brigata (circa 500 uomini guidati da Sesto Liverani, «Palì», e con l’aiuto dei partigiani della brigata «Celso Strocchi») aveva iniziato una difficile manovra di sganciamento verso monte Tesoro. «Per tre notti camminammo al buio, in silenzio, in mezzo ai tedeschi – racconterà il partigiano della 36ª Nazario Galassi –. Sembravamo ombre. Non si sentiva né alcuna parola, né lo scalpiccio dei piedi. Gli ordini dal comando, davanti, venivano passati, secondo il nostro uso, dall’uno all’altro, lungo la fila, fino all’ultimo. Così, presso il Muraglione, sulla strada Forlì-Firenze, trovammo finalmente gli inglesi, ma non senza aver avuto altre perdite».

Passando da monte Melandro, la brigata aveva infatti raggiunto Modigliana. Ma nella frazione di Fiumane, nella notte tra il 14 ed il 15 ottobre, mentre attraversavano il torrente Acerreta, i partigiani erano stati scoperti da una pattuglia nemica.

Nella concitazione Luigi Tinti invitò il comando ad attestarsi dietro una vegetazione che, nel buio, sembrava una siepe. In realtà erano arbusti posti sul ciglio di un precipizio. Per il buio e la fitta nebbia nessuno se ne accorse. E in tre caddero nel vuoto. Il comandante Andrea Gualandi e la staffetta Angela Giovannini morirono subito. Lo slovacco Stefano Svesch, ancora vivo, venne catturato dai tedeschi e trucidato.

NELLA FOTO: IL CIPPO DEDICATO AI PARTIGIANI ANDREA GUALANDI,
ANGELA GIOVANNINI E STEFANO SVESCH,
APPARTENENTI ALLA 36ª BRIGATA GARIBALDI «ALESSANDRO BIANCONCINI»,
CADUTI A FIUMANE DI MODIGLIANA, IN PROVINCIA DI FORLÌ.