Domenica 8 ottobre, in occasione della camminata organizzata dal Cai per ricordare il 79° anniversario della battaglia di Purocielo, si è svolta l’intitolazione del bivacco per gli escursionisti di Ca’ di Malanca all’imolese Giorgio Bettini e al faentino Primo Zoli, partigiani e amanti della montagna, principali ideatori del «Sentiero dei Partigiani». Presenti alla cerimonia le figlie di Zoli e le figlie di Bettini, con Marco Panieri, sindaco di Imola, nipote di Bettini. Oltre a Niccolò Bosi del Comune di Faenza e alle sezioni del Cai.
La struttura, che combina la memoria delle lotte partigiane all’attualità sempre più sentita del vivere all’aria aperta e dell’escursionismo, è aperta da un anno. Edificio in sasso, ex deposito per gli attrezzi, è compreso nell’agglomerato rurale di Ca’ Malanca, dietro al monumento.
Recuperato secondo le tecniche in uso nella prima metà del secolo scorso (l’intervento è stato a cura dell’Unione Faentina), in pratica è un ricovero di emergenza, gestibile in maniera autonoma da parte di chi ne vuole fruire. Perciò sempre aperto e accessibile a coloro che si trovano in zona e necessitano di un riparo, perché magari colti da una tempesta di neve o dal sopraggiungere delle tenebre.
E’ la prima struttura di questo tipo nell’Appennino faentino e può essere intesa anche come tappa sul sentiero 505 del Cai ed essere ancora più interessante come «stazione» sul Cammino di Dante che collega Ravenna a Firenze. Quindi sono da cogliere i riflessi esercitati sul richiamo turistico per coloro che fanno dell’escursionismo una vacanza della durata di più giorni.
Le colline sono piene di vecchi capanni attrezzi, case semidiroccate, costruzioni abbandonate, perciò questo piccolo esempio può rappresentare l’inizio di una rete di ripari sparsi che certo potrebbero incontrare le esigenze dei praticanti del trekking.