Durante l’occupazione nazifascista un forte movimento di lotta si era sviluppato nella pianura imolese. Partigiani armati, inquadrati nei Gap (i Gruppi di azione patriottica) e nelle Sap (le Squadre di azione patriottica), operavano nelle campagne circostanti gli abitati di Sasso Morelli, Sesto Imolese, Balìa, Osteriola e, appunto, Spazzate Sassatelli, godendo dell’appoggio e della protezione di gran parte della popolazione.
«Gli appartenenti alle Sap – spiega Graziano Zappi, “Mirco”, nel libro “La rossa primavera” – non lasciavano le loro case, non mutavano la loro vita abituale, continuavano ad esercitare la loro professione. C’era chi faceva l’operaio nella fornace dei laterizi, chi era contadino mezzadro, chi salariato agricolo, chi lavorava nelle fabbriche di Imola e Massa Lombarda. Le Sap cominciavano ad esistere la sera. Tagliavano le linee telefoniche e telegrafiche al fine di ostacolare le comunicazioni del nemico, disarmavano i reparti di guardiafili reclutati dai fascisti, seminavano chiodi a quattro punte sulle strade di maggior traffico bucando le gomme degli autocarri tedeschi, mettevano sabbia nei serbatoi di benzina delle macchine militari, manomettevano i segnali stradali, proteggevano i contadini che si rifiutavano di trebbiare sotto il controllo dei militari fascisti, asportavano le cinghie delle trebbiatrici, disarmavano le guardie repubblichine…».
Con l’avvicinarsi del fronte, sappisti e gappisti intensificarono le azioni di sabotaggio, diventando una autentica spina nel fianco delle forze armate tedesche impegnate a contrastare l’avanzata delle truppe alleate sbarcate l’anno prima in Sicilia. I soldati tedeschi ed i militi repubblichini reagirono intensificando rastrellamenti e spedizioni punitive, spesso basate su delazioni. Come quella del 14 luglio 1944 che portò i brigatisti neri nella frazione imolese di Spazzate Sassatelli e durante la quale il sappista Amedeo Marchi fu prelevato dalla sua abitazione con la scusa di doverlo portare in caserma per un interrogatorio. Ma dopo poche centinaia di metri, giunti nei pressi della locale chiesa parrocchiale, venne ucciso brutalmente a colpi di mitra.
La lenta avanzata alleata, arrestatasi sul finire del 1944 di fronte alla linea Gotica, il poderoso apprestamento difensivo allestito dai tedeschi nell’Italia settentrionale, riprese slancio solo all’inizio di aprile del 1945, dopo un inverno durissimo. Imola viene liberata il 14 aprile. La notte fra il 15 e il 16 aprile 1945 vengono liberate Sesto Imolese e tutta la bassa.
I sappisti della pianura, che fin dal 13 aprile avevano preso contatti coi soldati polacchi, fornendo loro informazioni sulla dislocazione e sulla consistenza delle difese approntate dai tedeschi, continuarono ad affiancarli nell’offensiva verso la bassa bolognese. E grazie alle preziose informazioni fornite da una popolana, le truppe del 2° Corpo polacco impegnate ad avanzare nella direzione di Medicina e Budrio riuscirono a disinnescare le cariche poste sul ponte che scavalca il torrente Sillaro e ad avvalersi così dell’unico passaggio rimasto intatto per accelerare la loro avanzata.
Ma i reparti tedeschi in ritirata verso Castel Guelfo fecero altri morti in questa parte di territorio. A Spazzate Sassatelli il 14 aprile viene catturato Leonida Passerini e poi fucilato perché sospettato di far parte del movimento partigiano. Il compagno Giuseppe Tinarelli, intervenuto in suo soccorso, viene ucciso a sua volta. Ma non è finita. Nella notte del 15 i tedeschi obbligano Cleto Pirazzoli, contadino del podere Monte Carbone a Casola Canina, e il sappista Massimo Villa, sfollato nel podere Lazzara, verso Castel Guelfo, a far loro da guida, ma una volta giunti all’imbocco del ponte presso la borgata di Bettola, mentre stanno camminando in testa al gruppo, i due vengono mitragliati vigliaccamente alle spalle.
Ma la Resistenza non fu solo guerriglia contro le forze nazifasciste. Fondamentale fu il ruolo svolto da donne e giovanissime ragazze, che a piedi o in bicicletta, lungo strade e cavedagne, garantivano i collegamenti dell’organizzazione clandestina, trasportando armi, messaggi, giornali e volantini poi da diffondere. Stampa che serviva a divulgare le idee antifasciste e resistenziali, a svelare le tante falsità diffuse dal regime, ad aumentare il consenso attorno alla lotta partigiana. Ma stampare e diffondere clandestinamente divenne ben presto altrettanto pericoloso quanto la lotta armata.
La macchina stampatrice nascosta nella bassa imolese venne spostata più volte per evitare che venisse individuata e continuò a funzionare fino alla Liberazione, anche se diversi patrioti che avevano contribuito a nasconderla, come Leonida Passerini e Giuseppe Tinarelli, persero la vita per mano nazifascista.
Una lapide, posta sulla parete esterna delle ex scuole comunali della frazione imolese di Spazzate Sassatelli, ricorda oggi il sacrificio di Amedeo Marchi (bracciante, di anni 31), Leonida Passerini (di 24 anni) e Giuseppe Tinarelli (di 46 anni), i tre partigiani del battaglione Pianura della brigata Sap Imola caduti durante la lotta di Liberazione dal nazifascismo.