Malgrado il tempo inclemente (pioggia e un vento fastidioso) si è svolta egualmente, seppur in forma ridotta (senza le scolaresche), la programmata cerimonia nella piazza della frazione imolese di Ponticelli, con posa di corone al monumento lì posto – spiega una prima lapide – «A perenne memoria dei compaesani caduti sotto i colpi della ferocia nazi-fascista».
Otto i nomi scritti su una seconda lapide: Dino Bertozzi, Settimio Biagi, Nazzaro Costa, Giuseppe Maccarelli, Antonio Manara, Battista Martelli, Silvio Poli, Luigi Trombetti.
«Erano persone normali, come tutti noi, che vivevano in questi luoghi, proprio come noi – ha tenuto subito a rimarcare Daniela Martelli, a nome di Anpi Imola –. Magari non avevano tutti le stesse idee politiche o religiose, ma poi gli eventi li hanno chiamati a scegliere. E loro hanno scelto di stare dalla parte giusta: dalla parte della libertà, della democrazia, della giustizia. Sperando in tal modo di veder realizzato un mondo migliore, per loro, per le loro famiglie e per chi sarebbe venuto dopo di loro. Quindi per noi, per i nostri figli e nipoti. Ma se li cercate, i nomi dei partigiani quasi mai si trovano nei libri di storia. Però sono diventati i nomi delle strade che percorriamo ogni giorno, dei giardini che frequentiamo o sono scritti sui monumenti che doverosamente li ricordano, come questo di Ponticelli, proprio per non disperderne la memoria.
«Il sacrificio di questi nostri concittadini rappresenta un momento significativo nella storia della Resistenza del nostro territorio – ha continuato Piarangelo Raffini, assessore del Comune di Imola –. I partigiani lottavano contro l’occupazione tedesca e il regime fascista di Benito Mussolini. E con il loro esempio hanno dimostrato che è possibile opporsi alle forze dell’oppressione anche quando queste sembrano schiaccianti e invincibili».
«La loro volontà di lottare fino all’estremo sacrificio – ha continuato l’assessore – rappresenta un monito contro l’oppressione e un’esortazione alla resistenza contro totalitarismi e violenza. Ci ricorda che libertà e democrazia non sono mai garantite per sempre e che, pertanto, vanno salvaguardate dall’autoritarismo e dai tentativi di sopraffazione di diritti e libertà. E ci insegna che è un nostro dovere impegnarsi per un mondo più giusto ed equo, anche quando ciò può comportare rischi personali e sacrifici. Il loro esempio ci spinge ad essere coraggiosi e determinati nella difesa dei valori fondamentali dell’umanità e nella lotta contro ogni forma di tirannia e oppressione, per una società migliore».