Durante la cerimonia di re-inaugurazione del monumento dedicato a coloro che si cimentarono, e taluni morirono, nella pericolosa opera di bonifica dagli ordigni bellici inesplosi, le ragazze e i ragazzi del «Paolini» si sono alternati nella spiegazione di cosa siano le mine antiuomo, di chi nel mondo le produce e le commercializza a milioni, di come funzionino e di quali terribili effetti causino, mentre altri studenti, al suono di esplosioni, mimavano la morte di chi si fosse trovato a calpestarne una. Tra loro una giovane con al collo un fazzoletto tricolore, Diletta Garavini, pronipote della staffetta partigiana Irene Caroli. «Io oggi ho 18 anni e indosso il fazzoletto che indossava la mia bisnonna il 25 aprile 1945 quando anch’essa aveva 18 anni e sono contenta di essere qui oggi a tenere alta la memoria delle persone che hanno lottato per la nostra libertà», ha detto dopo avere terminato il suo intervento, mentre la voce si incrinava per la commozione e le lacrime le inumidivano gli occhi. Poi è corsa ad abbracciare nonni (Bruna, Vittorio G., Dolores e Vittorio Z.) presenti anch’essi alla cerimonia.