«Un grande 25 Aprile per la democrazia e la Costituzione». E’ questo il titolo dell’appello firmato dal Forum italiano delle associazioni antifasciste e della Resistenza dal quale prendo spunto per questo intervento a nome dell’Anpi di Imola.
«Il 25 Aprile – dice l’appello – è la data del calendario civile in cui tutti i cittadini e le cittadine ricordano la Liberazione, e quindi la Resistenza, che ha cambiato la storia d’Italia con la sconfitta del nazifascismo. Con la Costituzione repubblicana e antifascista si sancì la conquista della democrazia e di libere Istituzioni.
Il 25 Aprile, che pose fine alla tragedia della guerra, fu preceduto da un ventennio di lotte antifasciste, durante il quale decine di migliaia di italiani furono perseguitati, arrestati, confinati, deportati e uccisi perché contrari al regime di Mussolini».
Noi riaffermiamo con forza il valore della memoria viva. Memoria viva che non significa un ascettico ricordo commemorativo, ma significa conoscere la storia e impegnarsi perché il fascismo non abbia a ripetersi o a ripresentarsi in forme mascherate.
Spesso, quando si pensa alla condanna del fascismo, si fa riferimento alla Repubblichina di Salò che Mussolini inventò, assieme agli invasori nazisti, per aprire una guerra civile contro il legittimo Stato italiano, che nel 1943 si era schierato con gli Alleati contro la Germania nazista.
Il fascismo di Salò e i nazisti si macchiarono di tante e tali stragi e nefandezze da far inorridire quanti le scoprirono. Basti pensare a Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzema, alle Fosse Ardeatine e, a Imola, al Pozzo Becca. L’astio e la violenza delle Brigate Nere si rivolse in particolare contro quegli italiani, loro connazionali, che avevano finalmente capito cos’era il fascismo e che avevano scelto di abbandonarlo.
Ma il fascismo non fu soltanto la Repubblica di Salò. Fu, a partire da un secolo fa e per venti lunghi tragici anni, un sistema basato sulla violenza, sulla sopraffazione, sul razzismo, sulla disparità fra uomo e donna, sull’olio di ricino, sugli assassinii e sulle torture degli oppositori, sull’incarcerazione e il confino delle persone che lo avversarono, sulla soppressione dei partiti, dei sindacati, delle associazioni. Fu contro la democrazia, contro i diversi e addirittura contro la libertà di pensiero.
E fu il fascismo che s’inventò il tragico impero coloniale e l’intervento in Spagna a fianco del dittatore Franco e poi trascinò il nostro Paese in una guerra mondiale a fianco dei nazisti e di Hitler.
Invece fu grazie agli antifascisti, ai partigiani e a quanti si ribellarono a quel regime dittatoriale che si sviluppò 80 anni fa la lotta di Liberazione, quella Resistenza da cui è nato 78 anni fa il libero Stato democratico e da cui è nata 75 anni or sono la Costituzione italiana.
Purtroppo nel dopoguerra in Italia non siamo riusciti a fare davvero i conti con il fascismo. In un Paese da ricostruire vi sono stati uomini posti ai vertici dello Stato, che erano stati nominati proprio dal regime fascista e che non avevano digerito la sua sconfitta, che hanno impedito – come invece sono riusciti a fare in Germania – l’estirpazione, se non in minima parte, dei principi antidemocratici introdotti durante la dittatura.
Non sono oramai più in molti, per ragioni d’età, quanti ricordano e possono raccontare ai ragazzi e ai giovani d’oggi le sofferenze, la miseria, la paura, la tragedia del fascismo e della guerra. Dobbiamo quindi chiedere con forza alla scuola di aiutare la memoria per preservare libertà e democrazia, per difendere i diritti civili e sociali, per aiutare e non respingere quanti fuggono da miseria e guerre.
Qui sta il valore attuale dell’Antifascismo, come difesa della Costituzione e impegno per la sua piena attuazione. Qui sta anche la memoria del giorno della Liberazione, che fu liberazione dalla dittatura e dall’invasione straniera. E – lasciatemelo dire forte e chiaro – che fu vittoria dei buoni e sconfitta dei cattivi.
Ogni anno celebriamo questo giorno e rinnoviamo l’impegno in difesa di quei valori: libertà, democrazia, uguaglianza, solidarietà, lavoro, pace. Per questo il 25 aprile è festa di tutti, perché tutti siamo stati liberati.
«Il 25 aprile – scrive sull’Espresso Alessandro Mauro Rossi – non è e non sarà mai una data qualunque. E’ un giorno della Storia, della nostra Storia. In questo giorno c’è il significato della nostra società attuale che, grazie a quel giorno, abbiamo potuto costruire nella libertà, nella democrazia, nella pace.
Oggi richiamarsi a quei valori è un dovere civile per ogni coscienza democratica, soprattutto di fronte al ritorno di concetti come quello di difesa della razza.
Oggi ha ancora senso festeggiare il 25 Aprile per la memoria di quei giorni, per il debito che non finiremo mai di pagare a quei partigiani coraggiosi, donne e uomini, che rischiarono la vita (e molti di loro la persero) per liberare l’Italia dai nazifascisti e aprirci le porte alla libertà.
Ma – continua Rossi, con Loredana Lipperini – anche per ricordarci che le conquiste vanno poi difese. E così viene naturale guardare ai giovani, che possono attualizzare, con lo stesso coraggio e visione che ebbero i nostri partigiani, la Resistenza di oggi, che si batte per i diritti: il diritto di scegliere chi amare e con chi vivere, il diritto di scegliere se essere o non essere madri, il diritto alla salute, il diritto a un lavoro e a uno stipendio dignitosi. Ma anche il diritto alla conoscenza. La conoscenza apre la porta alla libertà, al futuro, al progresso. Anche questo ci ha insegnato quel 25 aprile».
Esprimiamo preoccupazione per dichiarazioni, decisioni e comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica che, in vari casi, sono apparse divisive e del tutto inadeguate rispetto al ruolo esercitato.
Si impone una netta condanna del fascismo, mentre si moltiplicano episodi di violenza e di apologia del fascismo stesso di cui si rendono protagonisti gruppi che si ispirano a quella ideologia e a quelle politiche, riaffermando, in questo giorno che unisce tutti gli italiani, il significato più profondo della Liberazione e ricordando a tutti che la ricostruzione del partito fascista è un reato, un reato sancito dalla Costituzione e dalle leggi italiane.
L’appello delle associazioni aggiunge poi «l’allarme per la grave situazione economica e sociale in cui versa l’intero Paese a causa degli effetti perversi di tante crisi che si sono sovrapposte e intrecciate, e la necessità e l’urgenza, a più di un anno dall’aggressione russa all’Ucraina, di spingere il Governo italiano e l’Unione europea a dare vita ad una iniziativa diplomatica per aprire uno spiraglio di trattativa che crei le condizioni di una pace giusta e duratura.
Sosteniamo lo spirito e la lettera della Costituzione, che disegna una Repubblica parlamentare, antifascista, una e indivisibile, dando forma alle speranze e ai sogni di futuro di quanti combatterono e diedero la vita.
Per queste ragioni pensiamo che i valori dell’antifascismo e della Resistenza, incarnati nella Costituzione, non siano mai stati così attuali come oggi: è bene che libertà e liberazione, piena democrazia ed eguaglianza sociale, lavoro, pace, solidarietà orientino le Istituzioni della Repubblica e la vita quotidiana dei cittadini.
Per questi obiettivi e su questi valori fondativi l’appello è rivolto a cittadine e cittadini, affinché il 25 Aprile di quest’anno sia una grandissima festa unitaria, pacifica, antifascista e popolare a sostegno della democrazia e a difesa della Costituzione della Repubblica».
Viva la Resistenza!
Viva la Costituzione!
Viva la libertà!
Viva la democrazia!