I nazifascisti scoprono la base sappista di via Cavour: muore il giovane Leo Billi

I nazifascisti scoprono la base sappista di via Cavour: muore il giovane Leo Billi

Gennaio 1945. L’attività dell’organizzazione clandestina nella città del Santerno sta diventando sempre più difficoltosa. Il fronte è fermo e la stasi invernale ha lasciato mano libera ai nazifascisti nella ricerca dei covi della Resistenza. Le spiate sono sempre più frequenti. I partigiani sono nascosti qua e là ed è rischioso mantenere i collegamenti tramite staffette, in quanto vi è il pericolo che anch’esse siano conosciute e seguite.

«Dopo il proclama di Alexander – racconterà Elio Gollini, il partigiano “Sole”, nel suo Diario – dobbiamo stare sulla difensiva, cosa pure non facile perché tutte le forze nazifasciste sono scatenate alla caccia dei partigiani con il terrore, la blandizie, i compensi economici ai delatori».

Sul finire del 1944 la Resistenza imolese ha subìto colpi durissimi. I nazifascisti hanno scoperto infatti due depositi di armi: quello a casa di Nerio Cavina, in via Boccaccio, e quello di porta dei Servi, nascosto nel giardino della casa abitata da Celso Silimbani, «Ricò».

Silimbani è stato arrestato il 19 dicembre assieme al figlio Antonio e ad Adolfo Boschi, Rocco Marabini e Amilcare Rossi. Quest’ultimo è riuscito a fuggire, mentre gli altri sono stati rinchiusi nella rocca sforzesca di Imola, adibita a carcere mandamentale, dove Celso è deceduto qualche giorno dopo, il 26 dicembre, per le terribili sevizie inflittegli dagli sgherri neri.

Sorte egualmente terribile per Rocco Marabini, trasferito a Bologna nella famigerata caserma di via Borgolocchi, dove nelle settimane successive subirà ogni sorta di maltrattamenti, per poi venire spostato nel carcere di San Giovanni in Monte. Da lì verrà prelevato l’1 marzo e portato, assieme ad altri compagni di sventura, tra le rovine della stazione ferroviaria bolognese di San Ruffillo, divenuta luogo di esecuzioni sommarie e di occultamento dei cadaveri, dove i corpi degli uccisi vengono fatti sparire nelle buche delle bombe. I compagni di lotta, per onorarne la memoria, daranno poi il nome «Rocco Marabini» al Battaglione «Pianura» della Brigata Sap «Santerno-Imola».

Ma il 1945 non inizia meglio. A mezzogiorno del 23 gennaio, appoggiati dai tedeschi, i brigatisti neri circondarono la casa Ettorri-Solferini, tra via Ettorri, via Camillo Benso di Cavour e via Giacomo Carradori, nel centro storico di Imola. Vanno a colpo sicuro, perché qualcuno ha detto loro che lì sono nascosti alcuni ribelli.

I partigiani sono senza armi, non possono quindi opporre resistenza. Non resta quindi che tentare la fuga attraverso i tetti. Dal basso, i nazifascisti li vedono e aprono il fuoco. E’ un tiro al bersaglio. Un giovane partigiano, Leo Billi di anni 21, viene colpito. Un grido. Poi barcolla e cade nel vuoto, stramazzando con un tonfo sordo nel cortile sottostante, dove resta esanime mentre il sangue comincia a uscirgli dalle ferite spargendosi sul selciato. Ma i militi fascisti impediscono ai vicini accorsi di prestargli aiuto. Poi arrestano il fratello Gino, Remo Galassi e Nerio Tabanelli.

Leo Billi era nato l’11 marzo 1923 a Casola Valsenio da Domenico e Domenica Betti. Trasferitosi a Imola, meccanico alla Cogne, antifascista, era entrato nella Resistenza militando nel Battaglione «Rocco Marabini» della Brigata Sap «Santerno-Imola». Riconosciuto partigiano dall’1 settembre 1944 al 23 gennaio 1945, giorno della sua morte.

SACRARIO DI PIAZZA NETTUNO

Leo Billi è ricordato nel memoriale di piazza del Nettuno, dedicato ai partigiani di Bologna e provincia che hanno sacrificato la propria vita durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo. Il sacrario, composto da tre grandi cornici contenenti più di duemila formelle in vetroceramica, è collocato sulla parete di palazzo d’Accursio, sede del Comune, che affaccia su piazza del Nettuno, sul fronte della biblioteca Salaborsa. Ciascuna delle formelle riporta il nome di un partigiano caduto, il più delle volte accompagnato dalla fotografia.

I tre riquadri, inframezzati dalle finestre del palazzo, sono raccordati dalla seguente scritta in bronzo posta superiormente: «Bologna 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945 / Caduti della Resistenza per la libertà e la giustizia, per l’onore e l’indipendenza della Patria».

MONUMENTO AL PARTIGIANO

L’Anpi di Imola fin dal 1945 decise la realizzazione di un monumento commemorativo della Resistenza, per ricordare i tanti partigiani imolesi morti per la Libertà. Monumento che venne finanziato tramite una sottoscrizione popolare.

Della sua ideazione fu incaricato lo scultore Angelo Biancini, che realizzò una statua in bronzo, con disposte attorno quattro lapidi di marmo riportanti i nomi dei 107 caduti imolesi nella lotta di Liberazione. L’opera venne inaugurata nel 1946.

Il nome Billi Leo compare in una delle quattro lapidi che fanno parte del monumento al Partigiano posto in piazzale Leonardo da Vinci (la rotonda di viale Dante), ad Imola.

LAPIDE COMMEMORATIVA

Nella fotografia la lapide commemorativa dedicata a Billi Leo, «Caduto per la Libertà», che si trova murata sulla parete esterna del palazzo posto in via Cavour 75, contiguo a casa Ettorri-Solferini, luogo dove venne ucciso il giovane sappista imolese.

CIPPO LAVORATORI COGNE

Il nome del partigiano Leo Billi compare anche nel cippo dedicato ai lavoratori antifascisti della Cogne, posto nell’area verde pubblica che costeggia via Serraglio, all’angolo con via Cogne e prossima al parcheggio di piazzale Sandro Pertini. Area occupata in passato proprio dal vecchio stabilimento produttivo della Cogne.