I martiri di Valmaggiore: Giovanni Bertini, Giorgio Poli e Antonio Giorgi

I martiri di Valmaggiore: Giovanni Bertini, Giorgio Poli e Antonio Giorgi

Tra fine settembre ed i primi giorni di ottobre del 1944 la valle del Santerno divenne teatro di accaniti combattimenti fra l’esercito tedesco e le truppe alleate supportate dai partigiani della 36ª Brigata Garibaldi «Alessandro Bianconcini».

Il 26 settembre i combattimenti si concentrarono nella zona di monte Carnevale e della frazione di Valmaggiore, raggiunta dai soldati statunitensi in serata, mentre Castel del Rio venne raggiunta da ovest (dall’area del monte Pratolungo) e liberata il giorno successivo, 27 settembre, primo comune della provincia di Bologna a passare sotto il controllo degli eserciti anglo-statunitensi.

Nel pomeriggio del 26 un gruppo di militari tedeschi in ripiegamento si fermò alla casa della famiglia di Giovanni Bertini, a Valmaggiore, per dissetarsi. Secondo la testimonianza della moglie di Bertini i militari erano molto agitati, imprecavano e sparavano in aria senza una ragione apparente. Bertini fornì prontamente l’acqua richiesta ed i soldati ripresero la marcia. Ma uno di loro tornò indietro e con la sua pistola sparò a freddo contro Bertini, uccidendolo, davanti alla moglie e ai due figli minori di 11 e 12 anni.

Non soddisfatti i militari tedeschi si fermarono anche alla casa di Guglielmo Poli, dove Guglielmo, i due figli Giorgio e Natale ed il contadino Davide Sercecchi, avendo udito sparare, erano usciti nell’aia. Tra le proteste dei familiari, minacciati coi fucili, i tedeschi presero Giorgio, lo trascinarono poco lontano, lo schiaffeggiarono e lo insultarono, accusandolo di essere un partigiano. Uno dei militari estrasse poi la pistola e gli sparò, uccidendo anche lui.

Ma i lutti non erano ancora finiti. Gran parte delle case della zona erano state occupate dai soldati della Wehrmacht ed alcuni di questi si erano insediati nell’abitazione della famiglia Giorgi, nel podere Valcece, a est di monte Cappello, imponendo il loro sfollamento, fatta eccezione per i fratelli Antonio e Gaspare, costretti a rimanere per essere impiegati come manovalanza in lavori di scavo e nella costruzione di postazione difensive.

La sera del 29 settembre 1944 i militari tedeschi ordinarono ai due fratelli di seguirli per andare a costruire postazioni difensive verso Posseggio, frazione di Fontanelice. Antonio, sordomuto, non capiva cosa volessero e cominciò ad agitarsi. Gaspare protestò, cercando di convincere i tedeschi che loro due dovevano restare a Valmaggiore per lavorare la terra. Allora i tedeschi, armi alla mano, li costrinsero ad uscire di casa e, subito dopo, aprirono il fuoco. Antonio venne colpito mortalmente al ventre e alla testa, mentre Gaspare, sfruttando la concitazione del momento, riuscì a fuggire illeso.

Nell’antica chiesa di Valmaggiore (XIII secolo), che si trova sul crinale tra Casola Valsenio e Castel del Rio e si affaccia sulla valle del fiume Santerno, una targa posta dall’Anpi, inaugurata con una cerimonia il 23 luglio 2019, ricorda i civili del luogo uccisi dai nazisti nel settembre 1944.

A tracciare un quadro molto dettagliato della violenza nazifascista tra l’autunno 1943 e la primavera del 1945 è il libro «Stragi naziste e fasciste nell’Imolese 1943-1945» (Bacchilega editore), scritto dalla ricercatrice Roberta Mira.

Nel dieci comuni che compongono l’attuale territorio circondariale (Imola, Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel del Rio, Castel Guelfo, Castel San Pietro, Dozza, Fontanelice, Medicina e Mordano) sono stati censiti 89 episodi violenti, a cui vanno aggiunte alcune fucilazioni e uccisioni di imolesi avvenute fuori dal circondario: a Bologna, nel modenese, nel ravennate.

Le vittime complessive dovute a questi casi di violenza furono 179 sul territorio imolese, che salgono a 220 comprendendo le persone che vennero uccise fuori dai suoi confini. In termini percentuali si tratta di circa il 30% degli episodi avvenuti in provincia di Bologna e di circa il 10% delle vittime.

Nello specifico dei comuni del circondario si ebbero: 38 episodi a Imola, con 68 vittime; 20 a Medicina, con 37 vittime; 6 a Casalfiumanese, con 34 vittime; 5 a Castel del Rio, con 17 vittime; 8 a Castel San Pietro, con 8 vittime; 3 a Castel Guelfo, con 6 vittime; 4 a Fontanelice, con 4 vittime; 2 a Borgo Tossignano, con 2 vittime; 2 a Mordano, con 2 vittime; 1 a Dozza, con 1 vittima. La maggior parte degli episodi violenti (66 sul totale) è costituita da uccisioni singole, 20 stragi ebbero dalle 2 alle 9 vittime e 3 episodi costarono la vita a più di 10 persone contemporaneamente.

NELLA FOTO: LA CHIESA RESTAURATA DI VALMAGGIORE