Settantacinque anni fa, l’1 gennaio 1948, entrava in vigore la Costituzione della Repubblica italiana. Una settimana prima, il 22 dicembre 1947, l’Assemblea costituente, l’organo legislativo elettivo preposto alla sua stesura, ne aveva approvato il testo nella sua forma originaria. Il 27 dicembre seguente la legge fondamentale dello Stato italiano era poi stata promulgata dal capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 298, edizione straordinaria, dello stesso giorno.
Ma – spiegherà qualche anno più tardi Piero Calamandrei, già componente della commissione per la Costituzione italiana, in un suo celebre discorso rivolto agli studenti convenuti ad ascoltarlo – «se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».
In Italia il secondo conflitto mondiale, divenuto una tragica guerra fratricida, era terminato nell’aprile del 1945. Il 25 di quel mese il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia aveva infatti proclamato l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. Quello stesso giorno Mussolini era fuggito da Milano diretto in Svizzera. Ma il fondatore del fascismo e capo della Repubblica sociale italiana, il regime fantoccio alleato della Germania nazista, era stato fermato ad un posto di blocco presso Como, per poi essere giustiziato il 28 aprile, in esecuzione della condanna a morte decretata dal Clnai per i gravi crimini da lui commessi.
Con questo avvenimento si chiudeva definitivamente la dittatura fascista, mentre i combattimenti sarebbero cessati il giorno successivo, 29 aprile, con la firma dell’atto di resa delle truppe tedesche ancora presenti nel nord della penisola. In Italia la guerra era così finita. Ora c’erano un paese distrutto da ricostruire e una democrazia da ripristinare.
Di fronte alle tante difficoltà i partiti antifascisti lavorarono insieme, nonostante le divisioni, per creare nuove istituzioni democratiche. L’anno successivo, il 2 giugno 1946, a venti anni dall’inizio della dittatura fascista e a sei anni dall’inizio della seconda guerra mondiale, si svolsero contemporaneamente sia un referendum istituzionale per decidere la forma di governo (scegliendo tra repubblica o monarchia), sia l’elezione dell’Assemblea costituente. Un doppio voto a cui partecipò l’89% degli elettori aventi diritto e che fu la prima consultazione elettorale svolta in Italia a suffragio universale.
Il pronunciamento popolare premiò la repubblica e un anno e mezzo dopo entrava in vigore la nuova Carta costituzionale, che delineava la formazione di una democrazia parlamentare basata sulla divisione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.
NELLA FOTO: IL CAPO DELLO STATO, ENRICO DE NICOLA, IL 27 DICEMBRE 1947 FIRMA LA COSTITUZIONE ITALIANA A PALAZZO GIUSTINIANI; AL SUO FIANCO, DA SINISTRA A DESTRA, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ALCIDE DE GASPERI, IL FUNZIONARIO FRANCESCO COSENTINO, IL GUARDASIGILLI GIUSEPPE GRASSI E IL PRESIDENTE DELLA COSTITUENTE UMBERTO TERRACINI