Dal 23 luglio, Ca' di Malanca riaperta ai visitatori

Dal 23 luglio, Ca’ di Malanca riaperta ai visitatori

Finalmente una bella notizia! Da domenica 23 luglio, nei giorni festivi e fino a ottobre, il Centro di documentazione Ca’ di Malanca ha riaperto ai visitatori. Le frane, purtroppo, non hanno danneggiato solo i sentieri, ma hanno provocato grandi difficoltà e disagi alle persone che abitano nella zona di Purocielo.

L’accesso con le auto da Croce Daniele è consentito, ma è consigliabile procedere con cautela. Per gli escursionisti il sentiero più sicuro è il numero 505 del Cai. Invece, l’anello del sentiero dei partigiani è impraticabile da Purocielo a Ca’ di Gostino e nel tratto di monte Colombo. Mentre è da verificare il sentiero che sale da San Cassiano.

Ca’ di Malanca è un edificio ottocentesco tipicamente collinare posto nel comune di Brisighella, in via Rio Corneto, poco sotto al crinale che si estende dal Sintria al Lamone, a 721 metri di altezza sul livello del mare. Collocazione che permette ai visitatori di godere di uno dei panorami più ampi e interessanti dell’Appennino tosco-romagnolo.

Ma al di là delle caratteristiche architettoniche e dell’indubbia suggestione paesaggistica e ambientale che la circonda, la sua notorietà è riconducibile soprattutto alla seconda guerra mondiale, in quanto Ca’ di Malanca e le montagne circostanti furono teatro di sanguinosi combattimenti tra partigiani e l’esercito tedesco, in particolare durante l’epica battaglia di Purocielo.

Fu infatti in questa stretta valle che nell’ottobre del 1944 quasi 700 uomini della 36ª Brigata Garibaldi affrontarono per tre giorni e tre notti il violento contrattacco tedesco, riuscendo, nonostante le gravi perdite subite, ad attraversare il fronte ed a ricongiungersi con le truppe alleate. E lì, nell’aia della casa, un cippo commemorativo oggi ricorda nomi, città e nazioni di origine dei tanti partigiani morti in quella battaglia.

La struttura è gestita dall’Associazione Ca’ di Malanca, costituita su iniziativa delle sezioni Anpi del faentino e dell’imolese, con la partecipazione dei comitati provinciali Anpi di Bologna e Ravenna, alla quale hanno aderito anche singoli cittadini e associazioni del volontariato e dell’escursionismo, allo scopo di conservare e tutelare il sito.

L’immobile è stato ristrutturato in tempi recenti ed è dotato di tutto ciò che serve per ospitare comitive ed escursionisti, compresi gli impianti telefonico (0546/85435) e di luce elettrica alimentati da un generatore. Le vecchie stalle sono state ristrutturate anch’esse, ricavandovi un’ampia stanza adibita a luogo di ritrovo e come sala da pranzo.

Dal 10 luglio 2017 Ca’ di Malanca è divenuta sede del Centro di documentazione della Resistenza sulla base della convenzione sottoscritta con l’Unione dei Comuni della Romagna faentina. Oltre ad essere preservata come «luogo della memoria», è così diventata un vero e proprio museo permanente che merita, anche solo per questo motivo, la visita.

Nelle stanze, infatti, sono esposti documenti, fotografie, manifesti e pannelli che raccontano la guerra di Liberazione combattuta sull’Appennino tosco-romagnolo. E’ inoltre a disposizione dei visitatori un’ampia biblioteca che raccoglie numerosi libri dedicati alla Resistenza. Le visite alla mostra sono ad offerta libera e a ciascun visitatore viene fornito un biglietto d’ingresso. Per informazioni: e-mail (info@camalanca.it) e telefono (389 61 36 611).