«Il messaggio che noi vogliamo mandare con “La via maestra” è che quei diritti fondamentali sanciti della nostra Costituzione debbano essere attuati e quindi siamo contrari a qualsiasi idea di modifica della Costituzione: per questo chiediamo al Governo di cambiare le politiche economiche e sociali e anche di riforma istituzionale», ha ribadito il segretario generale nazionale della Cgil, Maurizio Landini, dal palco della manifestazione «La via maestra, insieme per la Costituzione», di fronte ad una folla enorme.
«Quella di oggi – ha aggiunto – è una grande manifestazione. Il messaggio che viene da questa piazza è di unire il Paese e chiedere che il mondo del lavoro, che tiene in piedi il Paese, sia messo nella condizione di poter discutere e definire il futuro facendo le riforme di cui c’è bisogno, a partire da un lavoro che non sia precario, da una riforma fiscale degna di questo nome e soprattutto attuando la Costituzione».
«Il nostro richiamo è alla piena attuazione della Costituzione, in tutti i suoi articoli e punti fondamentali – ha spiegato Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale dell’Anpi –. Si prenda l’articolo 11: l’Italia ripudia la guerra. Questo articolo non è mai stato così tanto attuale come oggi. In queste ore siamo davanti all’azione irresponsabile di Hamas nei confronti di Israele, che comporterà una reazione durissima da parte di Israele stessa, con conseguenze tragiche per gli israeliani ed i palestinesi. Ma anche alla guerra in Ucraina. Ci avevano detto che con le sanzioni e le armi avremmo ottenuto la pace. Ebbene, è passato un anno e mezzo ma la guerra non si fermata, si è solo fatta più feroce. La strada intrapresa si è quindi dimostrata sbagliata».
Da fuori Roma erano attese 50 mila persone. Alla fine i commentatori ribassisti hanno glissato sulle stime o, di fronte all’evidenza delle immagini, hanno parlato (a denti stretti) di 100 mila persone. La verità è che i partecipanti alla grande manifestazione che si è svolta sabato 7 ottobre, sono stati di più, molti di più: i più corretti hanno parlato di almeno 200 mila.
Piazza San Giovanni infatti era già stracolma quando le code dei due cortei che avevano percorso (senza incidenti o tensioni) le vie della capitale dovevano ancora entrarvi. Due serpentoni festanti, resi multicolori dalle bandiere delle oltre 100 organizzazioni promotrici e aderenti all’iniziativa, tra cui l’Associazione nazionale partigiani d’Italia. La canzone più intonata: «Bella ciao». Lo slogan scandito: «Chiariamo bene la situazione, giù le mani dalla Costituzione».
Le foto documentano la presenza di tanti imolesi e castellani alla manifestazione, giunti nella capitale a bordo di autobus e treni. Ma per gli emiliano-romagnoli la mobilitazione non si arresta. Sabato 14 ottobre, a Forlì, si svolgerà infatti una «Manifestazione generale delle terre alluvionate», promossa dalle principali realtà associative, categoriali e sindacali dei territori colpiti dai tragici eventi del maggio scorso.
«A quasi cinque mesi dall’evento calamitoso che ci ha travolto, lacerando con grandi ferite la vita di un’intera popolazione, dobbiamo constatare con disappunto quanto si sia ancora lontani dall’offrire una risposta adeguata per tempi, entità e certezza di risorse, alle urgenze dei territori e delle persone coinvolte», spiegano i promotori dell’iniziativa.
Alle ore 10, da piazzale della Vittoria, a Forlì, partirà un corteo diretto verso piazza Ordelaffi. «Ci rivolgiamo a tutta la cittadinanza colpita dalla catastrofe di maggio, così come a tutte realtà, affinché aderiscano a questa iniziativa ormai improrogabile. Un’occasione in cui le sofferenze della nostra gente possano emergere pubblicamente in un’espressione unitaria, un’occasione di mobilitazione civile dei territori alluvionati per sollecitare la politica a decisioni più coraggiose ed efficaci, rispettando quanto promesso fin dai primissimi giorni del disastro. Un momento in cui raccogliere tutte le diverse istanze che percorrono dall’Appennino alla pianura il nostro territorio, riunendo in un’unica voce tutte le vittime dell’alluvione».