Cerimonia in memoria del 10 Marzo 1945

Cerimonia in memoria del 10 Marzo 1945

Nella mattinata di mercoledì 10 marzo si è svolta ad Imola la cerimonia in memoria di Lorenzo Baldisserri, Emilio Benedetti, Paolino Farolfi, Dante Giorgi, Sergio Ragazzini, Antonio e Paolo Roncassaglia e Attilio Visani, partigiani delle Sap trucidati dai nazifascisti il 10 marzo 1945. Cerimonia durante la quale il sindaco di Imola, Marco Panieri, la vicesindaca di Riolo Terme, Francesca Merlini, ed il presidente dell’Anpi di Imola, Gabrio Salieri, hanno deposto una corona presso il monumento che ricorda il sacrificio degli otto giovani partigiani, a cui hanno fatto seguito le note del Silenzio, eseguito da Simone Conte, trombettista della filarmonica imolese. La cerimonia, a cui la cittadinanza non ha potuto partecipare per via delle norme anti-Covid, ha visto la presenza anche del gonfalone della Città di Imola.

 

Il 5 febbraio 1945 i nazifascisti avevano effettuato un rastrellamento nella zona collinare di Toranello, tra Riolo Terme e Borgo Tossignano, catturando diversi componenti dei gruppi di combattimento partigiani che operavano in montagna. Alcuni di loro vennero trasportati a Imola e rinchiusi nelle carceri della rocca sforzesca, ove subirono pestaggi e torture. Guido Bianconcini morì per le sevizie il 12 febbraio, mentre otto suoi compagni di prigionia vennero prelevati il 10 marzo dai militi fascisti e portati nel podere La Rossa, nella periferia ovest di Imola. E qui, ancora “grondanti di sangue per le torture subite”, vennero barbaramente uccisi e i loro cadaveri gettati “uno sull’altro” in un grande cratere di bomba d’aereo colma d’acqua. I loro corpi vennero ritrovati soltanto un mese e mezzo dopo, a guerra ormai finita.

 

Nel luogo ove venne perpetrato quell’eccidio (l’area verde lungo il viale del Piratello, all’altezza della rotonda Altiero Spinelli, vicino al Centro Leonardo) oggi si trova il monumento progettato dall’architetto Piero Martinoni, costituito da otto steli metallici (uno per ogni partigiano caduto) che, uscendo dal tappeto di gramigna e protendendosi verso il cielo, simboleggiano l’anelito di libertà che portò quei giovani alla lotta contro la barbarie e l’oppressione, fin all’estremo sacrificio. Inaugurato nel 1988, nel 1995 vi è stata collocata la lapide riportante i nomi degli otto martiri.