Casetta di Tiara: una lapide ricorda undici partigiani «morti combattendo per la libertà»

Casetta di Tiara: una lapide ricorda undici partigiani «morti combattendo per la libertà»

A Casetta di Tiara, la piccola frazione del Comune di Palazzuolo sul Senio posta fra impervie montagne nella valle del rio Rovigo, ad una manciata di chilometri da Firenzuola, una lapide di marmo posta sul fianco della locale chiesa porta incisi i nomi di undici partigiani «morti combattendo per la libertà». Lapide posta in loro ricordo dai compagni della 36ª Brigata Garibaldi in occasione del trentesimo anniversario della Resistenza.

Quattro partigiani dell’elenco risultano morti in situazioni diverse: Alfredo Bergami di Bologna (nome di battaglia «Nino»), studente universitario, caduto il 14 agosto 1944 nel combattimento di monte Carzolano; Hervè Franci di Pianoro, meccanico, catturato dai nazifascisti a causa di una delazione, ucciso a Firenzuola il 29 maggio 1944; Irio Golinelli di Imola, cementista, caduto in combattimento al Cimone della Bastia il 4 luglio 1944; Dante Salmi di Pianoro («Moretto»), operaio, fucilato dai fascisti il 28 aprile 1944 a Stia, frazione dell’attuale Comune di Pratovecchio Stia.

Fanno poi parte dell’elenco della lapide anche i partigiani caduti il 10 maggio 1944 nella tragica imboscata dell’Otro: Dino Casalini di Pianoro, meccanico; Adelmo Collina di Pianoro («Delmo»), meccanico; Giuseppe Maccarelli di Tossignano («Beppe»), colono; Angelo Merlini di Riolo Terme, operaio; Anselmo Morini di Pianoro («Salam»), operaio; Giovanni Nardi di Imola (nome di battaglia «Caio»), studente; Giorgio Vigetti di Bologna, commesso. Sette nomi, che sommati ai quattro precedenti portano a undici il computo totale dei nomi incisi sul marmo della lapide.

Ma riguardo all’imboscata dell’Otro le cronache parlano di otto caduti, non di sette. Nella lapide mancherebbe quindi un nome. E qui la contabilità si ingarbuglia perché, oltre ai sette, ci sono almeno altri due partigiani che vengono dati per caduti quel giorno in quel luogo: uno è Sebastiano Bertozzi di Riolo Terme, l’altro è Celeste Samorè, mezzadro, anche lui di Riolo Terme. C’è però una seconda versione secondo la quale Samorè sarebbe morto in uno scontro con i fascisti a Marradi il 16 marzo 1944, come risulta dal certificato di morte, stilato in base alla versione di persone presenti. Tant’è che gli è stato riconosciuto lo status di partigiano, con il grado di sottotenente, dal 10 febbraio 1944 appunto al 16 marzo 1944.

NELLE FOTO: LA LAPIDE DEDICATA AI PARTIGIANI CADUTI
POSTA NELLA PICCOLA FRAZIONE DI CASETTA DI TIARA