Bubano: i picchiatori fascisti si accanirono sul povero Europeo

Bubano: i picchiatori fascisti si accanirono sul povero Europeo

E’ il 19 agosto 1944. Per terra, sulla strada che da Bubano porta alla Volta, ci sono dei volantini. E’ propaganda anti-regime. Li hanno buttati i sappisti durante la notte. Alcuni giovani fascisti repubblichini sono su quella strada, si stanno avvicinando. «Sono stati a Mordano – racconterà Graziano Zappi nel suo libro “La rossa primavera” –. Hanno mangiato e bevuto molto e stanno rientrando in caserma. Sono a piedi, seguiti da un camioncino carico di provviste. Vicino a Bubano incontrano Amedeo Baldini e lo picchiano» (Amedeo è un antifascista e un mese dopo verrà arrestato e deportato nei campi di lavoro in Germania).

Ma non è finita. Sulla via Selice, presso il mulino Case Volta, i fascisti repubblichini incontrano Europeo Savini. Sono le 12.30 circa. Europeo ha terminato il mattino di lavoro e sta tornando a casa per pranzare. Ha in mano un volantino. Lo ha raccolto da terra e lo sta leggendo. «Per la strada c’erano dei volantini. Europeo, un giovane falegname poco più che ventenne, ne raccattò uno e si mise a leggerlo lì, sulla strada», racconterà Teresa Loreti nel libro “… per essere libere…”, testimonianze raccolte dalla partigiana Livia Morini.

In quel momento arriva il manipolo di brigatisti neri. «Visto Europeo con il volantino in mano – continua il racconto di Teresa – cominciano a riempirlo di botte. La madre, accorsa alle grida, si raccomandava a quelle belve perché smettessero. Ma Europeo, tutto pesto e sanguinante, fu buttato sul camioncino, che partì velocemente verso Imola, inseguito a piedi da quella povera madre che urlava la sua disperazione».

Europeo non tornerà a casa, mai più. «Il padre e la madre – racconterà ancora Graziano Zappi – si recarono a Imola, alla caserma fascista a chiedere notizie del figlio, ma non fu data loro alcuna indicazione. Le tracce del povero Europeo finivano e scomparivamo in una caserma fascista in località Due Madonne, tra San Lazzaro e Bologna. I genitori avrebbero desiderato la restituzione del corpo del figlio morto per seppellirlo, per piangerlo. Ma non fu loro concessa neppure quella consolazione. Europeo non ebbe mai una tomba. Di lui rimane solo la fotografia e il ricordo».

Europeo, da Verecondo Savini e Cecilia Dall’Olio, era nato a Mordano l’1 novembre 1915 e risiedeva con la famiglia nella borgata Chiavica di Bubano. Dopo la guerra, sulla loro vecchia casa venne collocata una lapide-ricordo. I vecchi genitori morirono uno dopo l’altro. La casa restò vuota molto tempo e andò in rovina. Al suo posto è stata costruita una casa nuova, ma la lapide non c’è più. Ma nel borgo di Chiavica ora c’è una via che porta il nome di Europeo Savini.

Il padre Verecondo collaborò con la Resistenza e fu riconosciuto benemerito. Mentre il figlio Europeo è stato riconosciuto partigiano dal 21 aprile 1944 al 19 agosto 1944 nel battaglione Pianura della Sap di Imola. E’ ricordato nel sacrario dei Caduti partigiani di piazza Nettuno, a Bologna, e nel monumento al Partigiano di viale Dante, a Imola.