Autonomia differenziata e presidenzialismo: così si scardina la democrazia costituzionale

Autonomia differenziata e presidenzialismo: così si scardina la democrazia costituzionale

Il progetto di autonomia differenziata del ministro Calderoli prevede che alcune Regioni possano richiedere più autonomia e più poteri rispetto alle altre su tanti argomenti centrali per la vita dei cittadini, fra cui la sanità, la scuola, l’ambiente, l’energia, il commercio con l’estero, la ricerca scientifica. Così avremmo un Paese arlecchino, con diritti dei cittadini e prestazioni diverse dei servizi a seconda delle regioni. Aumenterebbero le diseguaglianze, il Paese si frantumerebbe e crescerebbe l’impoverimento delle regioni più deboli.

Occorre invece un altro regionalismo: solidale, non competitivo, rispettoso della natura una e indivisibile della Repubblica.

Non è chiaro se il Governo propone l’elezione diretta del Presidente della Repubblica o del Capo del Governo, elezione, quest’ultima, che non avviene in nessun Paese. Entrambe le proposte scardinano l’equilibrio di poteri previsto dalla Costituzione, col rischio di un governo autoritario.

Oggi il Presidente della Repubblica è una figura di garanzia che rappresenta tutti i cittadini. Se fosse eletto direttamente rappresenterebbe solo una parte degli elettori.

Occorre invece restituire al Parlamento la sua funzione rappresentativa ed i suoi poteri, oggi spesso esercitati di fatto dal Governo. Occorre restituire agli elettori il diritto di scegliere i parlamentari.