Alla Casa del popolo di Castel Guelfo, la Resistenza imolese raccontata dal partigiano Vittorio Gardi

Alla Casa del popolo di Castel Guelfo, la Resistenza imolese raccontata dal partigiano Vittorio Gardi

Sala assemblee piena di persone alla Casa del popolo – Circolo Arci di Castel Guelfo. Persone lì accorse sabato 17 febbraio 2024, per ascoltare Vittorio Gardi. Anzi, per ascoltare il partigiano e sindacalista Vittorio Gardi, classe 1930.

Alla bella età di 93 anni, infatti, Vittorio ancora non si risparmia. Incontra giovani studenti, presenzia a banchetti e a tutte le iniziative dell’Anpi. Del resto è la memoria storica vivente, una delle ultime, della guerra di Liberazione dal nazifascismo e delle lotte sociali del dopoguerra.

Sì perché lui c’era, allora giovanissimo partigiano del Battaglione «Pianura» della Brigata Sap «Santerno-Imola». E una platea attenta, avvolta da un silenzio partecipe e commosso, ne ha seguito la voce ormai inconfondibile (resa roca da un tumore) raccontare com’era una vita fatta di povertà e di sfruttamento da parte dei padroni, e poi la resistenza prima all’oppressione fascista e poi all’occupazione nazista. Le riunioni clandestine, le azioni notturne di sabotaggio, la carcerazione in rocca (due volte: una da partigiano e una da sindacalista nel dopoguerra), le torture subite… E poi la morte dei compagni, e di babbo Armando, trucidato a San Ruffillo assieme ad altri imolesi. Senza dimenticare, citandole una per una, il contributo fondamentale fornito dalle staffette.

Vittorio e babbo Armando verranno arrestati il 26 febbraio 1945, durante un rastrellamento, assieme ad altri partigiani di Osteriola. «Una ventina di noi, comprese quattro donne, vennero portati in una casa colonica di Cantalupo, dove aveva sede il comando tedesco. Capimmo subito che la Gestapo voleva dare una prova di forza, terrorizzando Osteriola e le zone vicine, per fiaccare lo spirito del movimento di resistenza. I primi due giorni ci lasciarono senza bere, né mangiare, chiusi in due stanze al pian terreno. Poi cominciarono gli interrogatori. A turno, quasi tutte le notti, ci portavano di sopra. Le domande erano sempre le stesse: “Chi sono i capi?”, “Dove nascondete le armi?”… Alla risposta “non lo so”, cominciavano le botte e le frustate con le pesanti cinture a cui tenevano appese le rivoltelle. Spesso ci interrogavano assieme, io e babbo, e l’uno doveva assistere mentre picchiavano l’altro. Poi, quando erano stanchi, ci riportavano giù pesti e sanguinanti».

Poi, il pomeriggio dell’undicesimo giorno, Otello Cardelli e Armando Gardi vengono prelevati per il loro trasferimento a Bologna. «Li caricarono su due motocarrozzette ammanettandoli. Quella fu l’ultima volta che li vidi». Di loro e di altri partigiani imolesi portati a Bologna non si seppe più nulla finché… «Un giorno ci informarono che alla Certosa erano stati portati dei corpi non identificati che erano riemersi in un terreno. Mia madre e altri partirono per Bologna. I custodi della Certosa li fecero accomodare in una saletta dove erano custoditi alcuni oggetti personali rinvenuti sulle salme. Fu lì che mia madre riconobbe un pezzo di velluto verde scuro che era stato tagliato dalla giacca di mio padre. E fu chiara la sorte toccata ai quattro di Osteriola: Angelo Volta, Otello Cardelli, Zelino Frascari e Armando Gardi, mio padre. Le salme vennero in seguito portate a Imola dove, assieme a quelle di tanti altri caduti della Resistenza, furono allineate in piazza e onorate con lo storico funerale del 21 ottobre 1945».

Racconti resi ancor più veri grazie alle pagine del settimanale imolese «sabato sera», ingrandite e appese alle pareti della sala, riferite alla mostra che Castel Guelfo ha dedicato al suo grande fotografo Enrico Pasquali. Scatti in bianco e nero che, anch’essi come le parole di Vittorio, ben raccontano la storia di queste terre, delle sue genti, del loro instancabile lavoro, della loro coraggiosa lotta per la libertà, della loro inesauribile voglia di giustizia.

E dopo ogni racconto, stimolato dallo storico Marco Orazi del Cidra (il Centro imolese di documentazione sulla Resistenza antifascista e Storia contemporanea), i lunghi applausi fatti di commozione e di occhi lucidi.

E, prima di lasciare la sala, il rinnovato invito di Vittorio al pubblico che sfollava di partecipare il prossimo 25 febbraio (domenica mattina) alla commemorazione dei 7 partigiani di Osteriola caduti durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo presso la lapide che li ricorda.