A perenne memoria di partigiani e antifascisti di Ponticelli

A perenne memoria di partigiani e antifascisti di Ponticelli

Un monumento «A perenne memoria dei compaesani caduti sotto i colpi della ferocia nazi-fascista» si trova nella piazza centrale della frazione imolese di Ponticelli. Otto i nomi scolpiti nel marmo: i partigiani Dino Bertozzi (bracciante, di anni 31), Settimio Biagi (di anni 26), Nazzaro Costa (facchino, di anni 31), Giuseppe Maccarelli (colono, di anni 21), Antonio Manara (bracciante, 20 anni), Battista Martelli (mugnaio, di anni 44), Silvio Poli (colono, 31 anni) e l’antifascista Luigi Trombetti (bracciante, di anni 27).

Dino Bertozzi, componente del battaglione montano della brigata Sap Imola, venne ucciso il 25 dicembre 1944 di ritorno da una missione.

Settimio Biagi militò nel battaglione Ruscello della 7a brigata Gap Gianni Garibaldi; caduto il 2 febbraio 1945 a Borgo Tossignano.

Nazzaro Costa prese parte all’eroica battaglia di Purocielo, combattuta tra le valli del Sintria e del Lamone, che vide 700 partigiani della 36ª brigata Garibaldi Bianconcini impegnati dal 10 al 13 ottobre 1944 nel tentativo di sfondamento della linea del fronte per ricongiungersi con le truppe alleate. Nella battaglia di Purocielo caddero cinquantasette partigiani. Ferito gravemente, Nazzaro Costa morì il 13 ottobre. Tra i caduti anche gli imolesi Roberto Gherardi, Livio Poletti, Bruno Pirazzoli e Ateo Bendini. Altissime furono le perdite tra le truppe tedesche.

Giuseppe Maccarelli, «Beppe», di Tossignano faceva parte di una pattuglia di otto partigiani della 36ª brigata Garibaldi che il 10 maggio 1944, mentre era in marcia di trasferimento dal monte Faggiola al Cimone della Bastia, cadde in un’imboscata tesa da repubblichini e Ss in località Casetta di Tiara (Firenzuola). Tutti partigiani vennero uccisi o catturati e poi trucidati. Maccarelli, abbandonato dai fascisti agonizzante, fu soccorso da don Rodolfo Cinelli, parroco di Casetta, e trasportato prima nella canonica e poi in ospedale. Ma nonostante le cure ricevute, morì il giorno successivo. Gli altri compagni caduti nell’imboscata furono Sebastiano Bertozzi, Dino Casalini, Anselmo Collina, Angelo Merlini, Anselmo Morini, Giovanni Nardi (medaglia d’argento al valor militare alla memoria) e Celeste Samorè.

Antonio Manara fece parte del battaglione montano della brigata Sap Imola con funzione di comandante di formazione. Fu ucciso il 2 febbraio 1945 mentre tentava di attraversare il fronte a Borgo, nonostante fosse stato informato della presenza di tedeschi nella zona. Il suo corpo fu recuperato presso il rio Mesola dopo la liberazione.

Anche il mugnaio Battista Martelli militava nel battaglione montano della brigata Sap Imola Santerno. La mattina del 15 ottobre 1944 fu incolpato di sabotaggio perché le mine poste sotto il ponte sovrastante il canale annesso al mulino Paroli furono trovate bagnate e quindi ormai inutilizzabili. Martelli spiegò che l’acqua rigurgitante filtrava attraverso le botole chiuse, ma i tedeschi non gli credettero. Fu trascinato nel retro del fabbricato e lì venne barbaramente ucciso.

Silvio Poli nella notte del 2 settembre 1944 fu catturato a Mezzocolle, nei pressi della propria abitazione, da alcuni tedeschi, che poi gli spararono, impedendo che venisse soccorso mentre agonizzava tra spasmi e lamenti.

Oltre ai partigiani combattenti, lungo è anche l’elenco degli antifascisti che durante il ventennio hanno perso la vita nella provincia di Bologna, come il bracciante comunista Luigi Trombetti, ucciso nella frazione di Linaro il 1° maggio 1922. In occasione della Festa del lavoro alle «case Rigolino» si svolse una riunione conviviale a cui parteciparono 14 operai di diverso orientamento politico. All’uscita, il gruppo di antifascisti fu bersagliato da colpi d’arma da fuoco sparati dai alcuni squadristi neri nascosti dietro l’argine di un vicino canale. Luigi Trombetti restò ucciso sul colpo, mentre rimasero feriti Luigi Bassani, Paolo Falconi, Remo Sgubbi e la proprietaria dell’osteria, Teresa Baroncini, che aveva aperto la porta per prima con una lanterna in mano per illuminare la strada ai clienti. I carabinieri individuarono ben 31 colpi sparati sulla casa. L’agguato suscitò grande impressione e una folla enorme partecipò al funerale di Trombetti, con corteo dal cimitero di Linaro a quello del Piratello.