Un lungo applauso ha accolto l’ingresso di John Shipton nella sala del Consiglio comunale di Imola, gremita di pubblico, ove di lì a poco avrebbe ricevuto dalle mani del vicesindaco Fabrizio Castellari la pergamena attestante il riconoscimento della cittadinanza onoraria concessa dalla Città di Imola a suo figlio, Julian Assange, il giornalista australiano da anni privato della libertà per aver reso pubblici documenti attestanti crimini commessi dall’esercito statunitense in Iraq e Afghanistan.
Provvedimento assunto dall’Amministrazione comunale imolese con deliberazione del 22 febbraio e approvato all’unanimità dal Consiglio comunale. «L’Amministrazione comunale – recita la motivazione – conferisce la Cittadinanza onoraria a Julian Assange in riconoscimento del coraggio personale e professionale dimostrato nell’impegno per affermare il principio di trasparenza, cui ogni forma di esercizio del potere pubblico deve essere ispirata, ed i principi di libertà di stampa e di libera manifestazione, capisaldi del nostro ordinamento e dunque della nostra comunità». E con la cerimonia di oggi, 24 maggio 2024, Julian Assange, cofondatore e caporedattore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks, attualmente rinchiuso in un carcere in Inghilterra, è a tutti gli effetti cittadino onorario della città di Imola.
La cittadinanza onoraria concessagli da Imola, città insignita di medaglia d’oro per l’attività partigiana condotta dalla propria popolazione contro l’occupazione nazifascista, segue quella già assegnata ad Assange da Napoli, altra città insignita di medaglia d’oro al valor militare per l’insurrezione che liberò la città dai tedeschi, e tra l’una e l’altra, da almeno un’altra dozzina di cittadinanze onorarie concesse da città italiane, grandi e piccole.
Il silenzio da parte dei Governi europei è assordante, mentre, di contro, la società civile continua a chiedere la liberazione del giornalista ed a mobilitarsi in difesa della democrazia e della libertà di informazione. «L’impegno della società civile italiana è arrivato prima di tutte le altre – ha tenuto a rimarcare John Shipton –. Queste cose significano tanto. Nel caso che riguarda mio figlio nulla è più importante dell’impegno della società civile. E l’Italia, assieme al Cile, è sempre stata in prima fila».
E alla fine della cerimonia un ancor più lungo applauso ha rimarcato le parole di ringraziamento di Shipton. Parole intrise di commozione per l’accoglienza ricevuta e, soprattutto, per il motivo che lo ha portato sino ad Imola: salvare il figlio da una condanna ingiusta, che lo seppellirebbe vivo in un carcere di massima sicurezza statunitense, se non peggio. E se questo accadesse, rappresenterebbe una sconfitta per la libertà di stampa e per la democrazia in tutto il mondo occidentale.
Peraltro, si è acceso uno spiraglio di speranza. L’Alta Corte di Londra ha concesso un ulteriore appello a Julian Assange contro l’estradizione negli Stati Uniti, riconoscendo come non infondate le argomentazioni della difesa del fondatore di WikiLeaks sul timore di un processo non giusto oltre oceano. «Decisione – ha commentato il padre – che ha rinnovato il nostro entusiasmo e la speranza che Julian venga scarcerato prima di natale».
E alla fine un lungo applauso, per certi versi liberatorio del grande pathos che ha scandito, passaggio dopo passaggio, le varie fasi della cerimonia (trasmessa in streaming e che da lunedì sarà nuovamente visibile). Appunto dall’ingresso di Shipton nella sala gremita di pubblico, alle sentite parole del presidente del Consiglio comunale, Roberto Visani, a cui è spettato il compito di cerimoniere. Dall’intervento dell’assessore Giacomo Gambi, che ha ripercorso la vicenda di Julian Assange, al discorso del vicesindaco Castellari, che ha ripercorso l’iter e le motivazioni che hanno portato al voto unanime del Consiglio comunale di concessione della cittadinanza onoraria. «Julian Assange è un grande testimone del nostro tempo – ha detto Castellari –. La sua luce è viva anche dietro le sbarre di una detenzione disumana, quasi una tortura psicologica. La sua è una battaglia di libertà e di civiltà». Fino, appunto, all’ultimo applauso che ha fatto da corollario alle parole di ringraziamento e di gratitudine rivolte agli intervenuti da John Shipton.