Marino Dalmonte, nome di battaglia «Petit», era nato il 22 luglio 1923 da Domenico e Gioconda Gurioli, a Imola. Meccanico, aveva prestato servizio militare a Padova, in aeronautica, dal 10 maggio 1943 all’8 settembre 1943.
Subito dopo l’armistizio era entrato nella Resistenza e si era distinto nelle numerosissime azioni compiute dalla 7ª Brigata Gap Garibaldi «Gianni». Assegnato temporaneamente al Battaglione Montano della Brigata Sap Imola-Santerno, prese parte in località Toranello ai combattimenti contro i tedeschi che avevano razziato bestiame e aveva partecipato alla liberazione di otto militari russi prigionieri dei reparti tedeschi acquartierate alle porte di Imola.
Il 5 ottobre 1944, insieme all’inseparabile compagno d’armi Rino Ruscello e ad altri sappisti, partecipò all’attacco di un autocarro nemico in transito su via Codrignano che trasportava rifornimenti (nello scontro un soldato morì, mentre l’altro, pur ferito, riuscì a fuggire), scatenando un’immediata reazione dei tedeschi.
Sfuggiti all’attacco, ma temendo un rastrellamento, i partigiani decisero di abbandonare la zona. E per coprire la ritirata dei compagni e controllare i movimenti dei nemici, Marino e Rino si attardarono a Ca’ Genasia, nei pressi della chiesa di Ghiandolino.
All’alba del 6 ottobre, i tedeschi, guidati da spie, circondarono la casa. Scovati i due partigiani nella cascina, e non riuscendo a catturarli per la loro disperata difesa, la incendiarono. Quando i compagni, avvertiti da una staffetta, giunsero sul posto trovarono Marino e Rino «uno vicino all’altro» che stavano «stringendo ancora tra le braccia i resti bruciacchiati delle armi con le quali si erano difesi fino alla fine».
Riconosciuto partigiano dall’1 luglio 1944 al 6 ottobre 1944, Marino Dalmonte è stato insignito di Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: «Patriota di pura fede ed audace combattente, svolgeva con grande ardimento la sua attività partigiana partecipando alle più rischiose azioni della sua zona. Nel corso di una azione di rastrellamento nemico, per permettere al proprio reparto di sganciarsi, rimaneva volontariamente con altro commilitone a contrastare il movimento avversario, resistendo eroicamente in un casolare benché circondato e provocando al nemico dure perdite. Allorché il nemico, visto vano ogni sforzo, incendiava il casolare, egli, anziché cadere nelle mani avversarie, preferiva perire tra le fiamme con il compagno, con l’arma in pugno, tramandando così ai giovani, con il supremo sacrificio, il più luminoso esempio di patriottismo, di coraggio e di amore per la libertà» – Ca’ Genasia, 6 ottobre 1944.
Il corpo di Marino Dalmonte è sepolto nel Sacrario del cimitero di Piratello ove sono tumulati i partigiani imolesi caduti durante la guerra di liberazione dal nazifascismo. Gli sono state intitolate una strada di Bologna ed una ad Imola. Ed è ricordato nel Sacrario di piazza del Nettuno.