«Andrea Costa e la donna». Sottotitolo: «Emancipazione, riscatto, questione femminile e socialismo nelle corrispondenti femminili, negli scritti e nelle carte di Andrea Costa». Tema che lo scrittore Marco Pelliconi ha affrontato in modo approfondito nel suo nuovo libro (edito da «La Mandragora»), che verrà presentato giovedì 21 settembre, con inizio alle ore 21, presso la sala del Cidra, in via Fratelli Bandiera 23, su iniziativa di Università Aperta e della Fondazione Cassa di risparmio di Imola.
Il famoso politico imolese, infatti, ebbe continui e diretti rapporti con «le» dirigenti e militanti di un movimento «femminile-femminista» che si andava affacciando sul palcoscenico delle lotte politiche e sociali. Da giovane, e fino all’ultimo in Parlamento, Andrea Costa si batté per l’emancipazione della donna, per l’uguaglianza in tutti i campi ed in particolare per il diritto di voto, andando controcorrente anche rispetto ai progressisti dell’epoca.
Il puntiglioso lavoro di ricerca svolto dall’autore si basa sulle carte del «Fondo Costa» conservate dalla biblioteca comunale di Imola e sugli scritti di un Andrea Costa inedito, che si è occupato intensamente della «questione femminile», partecipando attivamente ad incontri, convegni, congressi.
Nato a Imola, in casa Orsini, il 29 novembre 1851, Andrea Costa fu personaggio di grande spicco nel panorama del socialismo storico. Fin dagli anni giovanili fu protagonista di azioni di lotta che gli procurarono il carcere e l’esilio, prima in Svizzera, dove si legò ad Anna Kuliscioff, e poi in Francia. Ma che gli consentirono anche di sviluppare la propria formazione politica e di estendere contatti ben oltre la cerchia cittadina.
Leader dal carisma indiscusso, fu autore della celebre «Lettera agli amici di Romagna» del 1879, con cui esortava all’abbandono della lotta sovversiva preludendo alla presa democratica del potere, che si concretizzò nel 1882 con la sua elezione al Parlamento italiano come primo deputato socialista della storia d’Italia, e nel 1889, in ambito imolese, con la prima amministrazione a guida socialista.
Nel 1892 fu eletto presidente del primo congresso socialista nazionale; nel 1893 aderì al Partito socialista dei lavoratori italiani. Nel 1909 fu eletto vicepresidente della Camera dei deputati.
Andrea Costa morì a Imola, in assoluta povertà, il 19 gennaio 1910. Dopo la camera ardente nel municipio di Imola, una folle enorme accompagnò il feretro verso Bologna, dove si tennero le esequie solenni. L’elogio funebre ufficiale a nome della città di Imola fu pronunciato dall’allora sindaco Alfredo Xella, amico e compagno di lotte di Costa.
Le sue ceneri sono tumulate nel famedio del cimitero di Piratello, ad Imola. L’epitaffio sull’urna nel cimitero di Imola, fu dettata da Giovanni Pascoli, suo ex compagno all’Università di Bologna: «Cenere / è in questa urna / dell’incendio d’amore / che da quando due selci lo destarono / nelle gelide spelonche / arde inconsumabile in mezzo ai terrestri / sempre più forte più vasto più alto / liberando dalle gravi scorie primigenie / la santa umanità pura / Fiamma / fu questa cenere di quell’incendio / viva fiamma che soppressa e battuta / divampò sempre più bella al vento / Noi la chiamammo / Andrea Costa».