Domenica 3 luglio, a Casetta di Tiara, la piccola frazione del Comune di Palazzuolo sul Senio posta fra impervie montagne nella valle del Rovigo, ad una manciata di chilometri da Firenzuola, l’Anpi di Imola deporrà (alle ore 10.00 circa) corone presso la lapide che ricorda i partigiani caduti in quei luoghi durante la guerra di liberazione dal nazifascismo e presso il monumento che ricorda le persone di quella comunità che hanno perso la vita a causa degli eventi bellici o uccisi per rappresaglia.
Sul fianco della locale chiesa una lapide di marmo porta incisi i nomi di undici partigiani «morti combattendo per la libertà». Si tratta di Alfredo Bergami di Bologna (nome di battaglia «Nino»), studente universitario, caduto il 14 agosto 1944 nel combattimento di monte Carzolano; Hervè Franci di Pianoro, meccanico, catturato dai nazifascisti a causa di una delazione e ucciso a Firenzuola il 29 maggio 1944; Irio Golinelli di Imola, cementista, caduto in combattimento al Cimone della Bastia il 4 luglio 1944; Dante Salmi di Pianoro («Moretto»), operaio, fucilato dai fascisti il 28 aprile 1944 a Stia, frazione dell’attuale Comune di Pratovecchio Stia.
Fanno poi parte dell’elenco anche i partigiani caduti il 10 maggio 1944 nella tragica imboscata dell’Otro: Dino Casalini di Pianoro, meccanico; Adelmo Collina di Pianoro («Delmo»), meccanico; Giuseppe Maccarelli di Tossignano («Beppe»), colono; Angelo Merlini di Riolo Terme, operaio; Anselmo Morini di Pianoro («Salam»), operaio; Giovanni Nardi di Imola (nome di battaglia «Caio»), studente; Giorgio Vigetti di Bologna, commesso. Elenco da cui manca peraltro l’ottavo caduto di Casetta di Tiara: Sebastiano Bertozzi di Riolo Terme.
In loro ricordo, i compagni della 36ª Brigata Garibaldi posero la lapide nel trentesimo anniversario della Resistenza.
Nella frazione di Casetta di Tiara un monumento a forma di edicola, in pietra serena, dal 1951 ricorda poi gli abitanti della piccola frazione «caduti in guerra» (Livi Aldo e Tagliaferri Giovanni) o uccisi da nazisti e fascisti (Livi Giovanni, Giorgi Livi Massima, Livi Assunta, Livi Milanesi Zuara, Milanesi Emilio, Angeli Giovanni, Tagliaferri Domenico).
Sulla lapide del monumento è impresso anche il nome di don Rodolfo Cinelli, giovane parroco durante la seconda guerra mondiale. Nome allora inserito eccezionalmente in una lapide marmorea commemorativa – generalmente nelle lapidi si ricordano i defunti – per via di quanto fece in favore («eroico pastore») dei propri parrocchiani, dei partigiani, dei contadini e della povera gente in generale, e per questo divenendo poi bersaglio dell’odio di tedeschi e fascisti, che misero addirittura una taglia per la sua cattura.
«I tedeschi mi dettero la caccia con ogni mezzo – racconterà il religioso nel suo libro “Per non dimenticare Casetta di Tiara” -. Stamparono mie fotografie che seminarono dovunque c’erano gruppi di case e le attaccavano agli alberi. Chi si dirigeva verso Casetta di Tiara veniva sottoposto ad un piccolo processo sommario. L’ordine era che chiunque incontrasse quel prete lo doveva segnalare o consegnare, vivo o morto, al comando tedesco. E come ricompensa, le 30.000 lire di taglia».
Quando morì, il 20 dicembre del 2001, tutto un popolo, senza distinzione alcuna, gli rese omaggio. Una piccola strada oggi onora e ricorda questo grande sacerdote.
NELLE FOTO: LA PICCOLA FRAZIONE DI CASETTA DI TIARA, LA LAPIDE DEDICATA AI PARTIGIANI CADUTI E IL MONUMENTO CHE RICORDA DON RODOLFO CINELLI E LE VITTIME CIVILI