Tra le due visite guidate al cimitero del Piratello promosse da Anpi Imola e Cidra assieme al Comune (quella del 14 maggio, nell’ambito di «Naturalmente Imola», e quella del 4 giugno, nell’ambito della «Settimana europea dei cimiteri storico-monumentali») se n’è inserita una terza, svoltasi il 28 maggio, organizzata dalla sezione Anpi di Castel Guelfo, alla quale hanno partecipato anche persone e simpatizzanti provenienti da Sasso Morelli e Conselice. «E’ stata una visita importante – commenta Ruggero Morini, presidente dell’Anpi di Castel Guelfo – perché il cimitero del Piratello racconta la storia del nostro territorio. Bisogna quindi continuare a proporre iniziative di questo genere».
Tanto interesse e, conseguentemente, tante domande, alle quali hanno risposto Daniela Martelli e Marco Pelliconi, che in qualità di ciceroni hanno condotto la visita spiegando gli aspetti più interessanti del complesso cimiteriale dal punto di vista storico, strutturale e naturalistico, sia soffermandosi su taluni sepolcri e tombe per via di aspetti di particolare interesse artistico o perché essendovi sepolti personaggi illustri, tra cui diversi politici socialisti e repubblicani.
Nel percorso, particolare rilevanza hanno poi avuto i caduti in guerra, con le visite al mausoleo che accoglie le spoglie dei militari imolesi morti durante la prima guerra mondiale ed al sacrario che ospita le spoglie dei partigiani caduti durante la lotta di liberazione dal nazifascismo, con particolare riferimento a coloro che hanno combattuto nella bassa imolese come Ezio Serantoni («Mezanòt») e Massimo Villa.
E poi le tombe di Romeo Galli, Delvina Poggi, Luciano Minguzzi. E il famedio che ospita sindaci di Imola e benefattori della città, tra cui Amedeo Ruggi (organizzazione della Resistenza nell’imolese, capo di stato maggiore della 36ª Brigata Garibaldi e comandante della Piazza di Imola), Enrico Gualandi (figlio del comandante partigiano Guido Gualandi, «il Moro»), Bruno Solaroli (già presidente dell’Anpi di Imola), i Marabini esuli in Russia ed altri ancora.
Infine, all’uscita del complesso cimiteriale, il luogo che ha ospitato le tombe di più di 700 caduti tedeschi, poi traslati al cimitero militare della Futa.