Sono state pubblicati libri ben fatti e documentati su Resistenza, guerra, antifascismo nel nostro territorio, tuttavia in essi talora affiora un poco di provincialismo in quanto l’attenzione è centrata soprattutto sulle personalità imolesi «doc» e si lasciano un poco in ombra altre interessanti figure. È il caso di Annunziata Cesani, «Ceda» il nome di battaglia da partigiana, soprannome datole da fanciulla dalla sorella maggiore.
Nazario Galassi nel volume «Partigiani sulla linea Gotica» la cita solo una volta in nota, idem nel suo libro sul fascismo, oltre ad un accenno alla attività nelle campagne della «bassa» imolese. Poche righe anche nel volume «La rossa primavera» di Graziano Zappi «Mirco». Un poco più ampio è un ricordo di Marcello Castellari: «Vi erano alcune giovani e giovanissime ragazze che, in qualità di staffette, tenevano legate le file dell’organizzazione clandestina con un coraggio ed un’abnegazione incredibili. Ceda, Tea, Consiglia, Mafalda, Emma, pedalavano lungo la via San Vitale, il Correcchio, la Gambellara, la Rondanina o scarpinavano in mezzo alle cavedagne erbose per portare messaggi, stampa clandestina e armi».
Dunque, Annunziata Cesani fu figura importante della Resistenza del nostro territorio, tanto che anni fa ebbe un pubblico riconoscimento dall’Amministrazione comunale di Imola.
Da Mario e Irma Marani era nata il 27 agosto 1927 a Imola in una famiglia di mezzadri decaduti alla condizione bracciantile durante il fascismo. Giovanissima, nonostante la propensione allo studio, fu costretta a lasciare la scuola per lavorare in risaia a causa delle ristrettezze economiche della famiglia: il contatto con alcune mondine più anziane fece nascere in lei la consapevolezza delle ingiustizie, delle prepotenze e del degrado politico e morale del fascismo, per cui capì la necessità di una lotta collettiva per migliorare la condizione di vita, por fine alla guerra e contribuire alla sconfitta dei nazifascisti.
Iniziò così a 16 anni l’attività di partigiana insieme ad altre donne, le «staffette» della Resistenza: una vita rischiosa, che Annunziata affrontava intrepida in sella alla sua bicicletta. A salvarla dalle temibili ritorsioni dei tedeschi fu un caso, un semplice errore: sulle liste fasciste il suo cognome (Cesani) non risultava, era conosciuta come «Ceda», il nome di battaglia, un portafortuna a cui rimarrà sempre affezionata.
C’è una dettagliata testimonianza di Novella Medri e Silvana Baldi nel bel libro di Livia Morini «Per essere libere» che racconta di una delle tante retate dalle quali Annunziata si salvò grazie a tale equivoco. La cosa trova conferma anche in un opuscolo scritto dal partigiano Vittorio Gardi, che mantenne contatti con lei anche nel dopoguerra: la segnala come «valorosa… che dette un grandissimo contributo alla lotta di Liberazione»; Gardi mi ha confermato che «Ceda» era la staffetta di due capi della Resistenza nella pianura imolese, Afflitti e Serantoni il popolare «Mezanot».
Nella Resistenza militò nel Battaglione Pianura della Brigata Sap Imola con il compito di mantenere i collegamenti tra la 7ª Gap di Bologna e il distaccamento imolese, e tra la 36ª Brigata Garibaldi ed il distaccamento Sap pianura: era cosa di assai grande responsabilità, piena di rischi, in un territorio come quello tra Sasso Morelli, Sesto Imolese e Osteriola, zone tipicamente «rosse» e per questo tenute d’occhio dai nazifascisti in quanto sospettate, a ragione, di essere basi per i partigiani.
«Ceda» era tra le più attive delle staffette partigiane e – come ricorda ancora Vittorio Gardi – in bicicletta riusciva a percorrere una vastissima zona spingendosi fino a Bologna: Annunziata nel suo volume autobiografico specifica che da Sesto Imolese si recava fino a Castenaso a prendere ordini e materiale antifascista da portare a Sasso Morelli ai partigiani ed a Serantoni. Si trattava di decine di chilometri, circa sessanta, su strade non asfaltate e talora con bici senza copertoni!
Sono 24 le donne di Osteriola riconosciute come partigiane, anche se «Ceda», in una memoria pubblicata nel volume «Libertà, traguardo rosa» di Nadia Bassi e Marco Orazi, afferma che tutte le donne della piccola frazione imolese, ad eccezione di quelle di due famiglie, parteciparono in vario modo.
Nel 1946 la presidenza del Consiglio dei ministri le riconobbe la qualifica di «partigiana combattente col grado di sottotenente» dal 1° giugno 1944 alla Liberazione.
Annunziata maturò con tali esperienze quella volontà sociale e politica che la portò ad essere un’attivista di spicco nella realtà italiana del dopoguerra ed a dedicare l’esistenza a testimoniare e trasmetterne la memoria alle nuove generazioni.
Nel 1947 Annunziata divenne funzionaria del Pci imolese e lavorò al fianco di Vespignani, Gualandi «Il Moro», Marabini, Tabanelli e gli altri dirigenti; così ricorda l’Imola del tempo: «Come città Imola è simpatica e la sua gente è aperta, respinge i disonesti ed i voltagabbana…».
A partire dal 1948 svolse una intensa attività politica come funzionaria del Pci regionale, dopo avere studiato alla scuola del partito a Milano in un corso rivolto alle donne durante il quale conobbe i massimi dirigenti nazionali, tra cui Togliatti. Fece parte del Comitato federale e della Commissione femminile del Pci di Bologna; poi fu inviata a Lecco, dove trovò una realtà ben nuova rispetto a quella che conosceva: diverso era il clima, c’era una forte presenza di cattolici, di piccolo borghesi, di operai e di anticomunisti intolleranti, oltre ad un maschilismo radicato. «Ceda» però ha giudicato la cosa formativa, in quanto ha potuto comprendere la complessità della situazione sociopolitica del paese.
In seguito operò in diverse zone della Lombardia, a Milano, Lodi, Monza, infine a Sesto San Giovanni, città operaia e di sinistra, dove si stabilì con il marito Leonardo Vergani nel 1959. Iniziò così una nuova ed altrettanto intensa vita, rimanendo legata per sempre a quelle esperienze che le avevano formato il carattere nelle campagne imolesi.
Non tutto è stato facile, nella vita privata dove bisognava conciliare la famiglia con i tanti impegni politici, e nemmeno dentro il Partito, dove le cose non sono sempre andate lisce. Tuttavia ebbe soddisfazioni dall’affetto di tante persone che le vollero bene e la stimarono, così ebbe altri importanti incarichi.
Venne eletta consigliere comunale e fu assessore alla Sanità fino al 1973, poi residente del Consiglio di amministrazione dell’ospedale cittadino e dell’Ussl di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese.
Dal 1983 è stata ininterrottamente presidente dell’Anpi di Sesto San Giovanni, vicepresidente dell’Anpi provinciale e componente del Comitato onorario nazionale. Tante sono state le ricorrenze sociali, politiche ed amministrative nel corso delle quali ha avuto modo di prendere la parola con sicurezza e chiarezza di idee e prospettive: nel 2004 fu lei insieme al sindaco ad accogliere a Sesto San Giovanni il Presidente della Repubblica Ciampi in visita ufficiale.
Negli ultimi anni affermava, riferendosi alla sua partecipazione alla Resistenza: «Non sono una ”eroina”, sono semplicemente stata una ragazza che scelse di fare ciò che poteva contro un regime infame e perché all’umanità – ed a quella gran parte di essa che sono le donne – fosse assicurata una vita migliore. Provengo dalla Resistenza e, come tante altre donne, dopo il 25 aprile 1945, non ci siamo ritirate nell’ambito familiare delegando ad altri il compito di continuare l’impegno e la battaglia per la realizzazione degli ideali per i quali avevamo combattuto, ma siamo rimaste sulla breccia in questi cinquant’anni, riuscendo, sia pure con fatica, a coniugare doveri e affetti familiari con l’impegno civile, sociale e politico».
Annunziata Cesani «Ceda» fu partigiana per tutta la vita. «L’Anpi è l’Anpi – diceva – e non vogliamo che si trasformi in una associazione qualsiasi. È questo un punto fondamentale che dobbiamo sempre tenere presente: quello di conservare le caratteristiche che hanno fatto dell’Anpi un’associazione stimata e tenuta in grande considerazione da tutti».
È rimasta legata alla sua terra d’origine senza dimenticare quello che le antiche compagne avevano profetizzato un tempo: «L’avevamo sempre detto che non ti saresti fermata ad Osteriola, ma non dimenticarti da dove sei partita e ricordati di noi». E così è stato, parecchie volte è tornata in visita e le amiche si sono recate al nord da lei.
«Ceda», partigiana combattente, militante politica, pubblica amministratrice e per anni presidente della sezione Anpi di Sesto San Giovanni, si è spenta il giorno 23 maggio 2013.
Ci ha lasciato un sincero, commovente bel libro autobiografico («Senti Ceda», Ed. La Pietra, Milano, 1977) significativo riguardo la vita della povera gente dell’epoca nelle campagne di Osteriola, Sesto Imolese, Balìa, colmo di ricordi e sentimenti risalenti all’infanzia, al duro periodo bellico ed alla sua vita politica e personale fino all’anno di pubblicazione: merita di essere letto, specie dai ragazzi, per i fatti narrati, la genuinità, la spontaneità e la carica umana e morale che espone.
È ricordata e citata in parecchi studi e libri anche reperibili online, tra i quali, oltre a quelli sopra citati, segnaliamo «Qualcosa di nuovo nella speranza delle donne» di Annunziata Cesani in «I ribelli al governo della città – La generazione della Resistenza. Sesto San Giovanni 1944 – 1946» di Giuseppe Vignati, che ha avuto varie ristampe; inoltre «Annunziata Cesani: Una piccola grande donna nella Resistenza» di Anita Sacobosi Casali su «Patria» n. 1/2 1996.
La necessità di trasmettere la memoria ai giovani fu la principale preoccupazione di Annunziata, per cui fu ideatrice e promotrice del concorso nelle scuole «Sesto e i suoi studenti» e come tale, oltre che come partigiana, è ricordata nel mondo scolastico.
«Tu la conosci Ceda?» è uno spettacolo teatrale realizzato per l’Anpi e per l’assessorato alle Pari opportunità del Comune di Sesto San Giovanni nell’aprile 2012, che ripercorre la vita di Annunziata. Innumerevoli poi le conferenze e le interviste in riviste, giornali e Rai-TV (parecchie delle quali si reperiscono online) fatte nel corso della sua lunga vicenda politica e sociale.
Una grande folla accorse ai funerali e di recente l’Anpi di Sesto San Giovanni ha promosso una raccolta di firme per dedicarle i giardini storici di via Cesare da Sesto così le sarà intitolato il giardino compreso tra le vie Tevere, Arno, Mincio e viale Italia.
Marco Pelliconi
(su gentile concessione dell’autore e del sito internet «Leggilanotizia», ove il testo dedicato ad Annunziata Cesani è stato pubblicato il 21 aprile 2022)