Bologna, 18 aprile 1945, esplode la base partigiana di via Scandellara, muoiono 13 partigiani

Bologna, 18 aprile 1945, esplode la base partigiana di via Scandellara, muoiono 13 partigiani

Il 14 aprile 1945 era stata liberata Imola. Il successivo 17 aprile erano state liberate Castel San Pietro e Medicina. Le truppe alleate si erano poi dirette su Bologna, la cui occupazione avrebbe loro permesso di dilagare nella pianura Padana.

Nel frattempo reparti partigiani si erano infiltrati nella città capoluogo, in attesa dell’ordine in codice che desse il via all’insurrezione armata contro gli occupanti nazisti e fascisti. E proprio in previsione della sollevazione, una casa disabitata situata nella periferica via Scandellara era divenuta la base dei distaccamenti di Medicina e Castenaso della 7ª Brigata Garibaldi «Gianni».

«La base era una palazzina nuova, sotto la massicciata della ferrovia che porta allo scalo San Donato, a levante – racconterà Giuseppe Bacchilega, nome di battaglia “Drago”, comandante del distaccamento “Antonio Rossi” di Medicina –. Serviva da punto di transito, accoglieva cioè i gappisti in arrivo dai distaccamenti di provincia, per poi inviarli nelle basi all’interno della città, accompagnati dalle staffette».

Nello stesso edificio erano stati poi ammassate armi, munizioni e un’ingente quantità di esplosivo. «La cantina – continua Bacchilega – era zeppa di casse di tritolo e di mine anticarro che noi del distaccamento di Medicina avevamo sottratto ai tedeschi a Villa. Le munizioni e le armi le avevo trasferite a Bologna in vari viaggi con un camioncino “Balilla” a tre marce il cui cassone aveva il doppio fondo. L’ultimo viaggio l’avevo compiuto il 13 aprile».

Il 16 aprile 1945 gli anglo-statunitensi danno inizio alla battaglia per la liberazione di Bologna. In città si sentivano i colpi d’artiglieria sempre più vicini ed i partigiani acquartierati in via Scandellara iniziarono a prepararsi per entrare in azione.

«Il 18, attorno alle due del pomeriggio, tenemmo una riunione. In quel momento nella base ci potevamo essere una sessantina di uomini, tra i quali alcuni sovietici ex prigionieri dei tedeschi. Discutemmo come procedere al loro sgombero poiché era previsto che il giorno dopo ne arrivassero altri dalla provincia. A riunione conclusa lasciai la base per compiere una missione. Avevo appena percorso via Rimesse quando alcuni aerei alleati comparvero in cielo e cominciarono a fare delle picchiate sulla città, sparando raffiche di mitraglia. Ad un tratto una tremenda esplosione squassò l’aria. Poco dopo arrivò “Monello” in bicicletta che urlava: “Drago, torna indietro, ci hanno bombardato. Gli aeroplani inglesi ci hanno bombardato”. Col cuore in tumulto raggiunsi in un baleno la palazzina. Non riuscirò mai a descrivere quel che provai in quel momento. La palazzina non esisteva più».

Non si conoscono le cause dello scoppio: forse un colpo di pistola partito accidentalmente, forse una bomba lanciata dagli alleati… Sta di fatto che nel primo pomeriggio del 18 aprile l’edificio fu squassato da una forte esplosione, che fece strage di chi vi era dentro.

«Ci fu uno boato tremendo, seguito da una densa nuvola di polvere. La base era letteralmente saltata per aria – racconterà poi il partigiano bolognese Giorgio Righi, scampato all’esplosione perché in quel momento si trovava all’esterno dell’edifico –. Avvicinandomi, vidi sul terreno un corpo orrendamente dilaniato. Ricordo poi che c’era Libero Gombi che barcollava con una spalla rotta e la faccia tutta rovinata. E c’era il dottor Sternini che aveva un occhio che gli penzolava fuori dall’orbita. Non sapevo come aiutarli. Intanto Bacchilega, “Drago”, che evidentemente aveva sentito lo scoppio, era tornato indietro. Per fortuna un signore che abitava lì vicino si offrì di aiutarci a portare i feriti all’ospedale col suo furgone».

La palazzina non esisteva più. Tutto attorno si vedevano morti e feriti, pacchi di volantini bruciacchiati, mitra, moschetti, fucili mitragliatori con le canne contorte. «Non si capiva – continua Bacchilega – chi fosse ancora in vita e chi non lo era più. Ma non bisognava perdere la testa, i nazisti potevano arrivare da un momento all’altro e portare a termine il massacro. Così cominciammo a raccogliere le armi ed i rottami e li buttammo nel pozzo. Giunsero infatti dei civili e alcuni tedeschi che, di fronte alle macerie, pensarono al bombardamento. Ai compagni morti tolsi i documenti personali per evitare che i nazifascisti potessero individuare le loro famiglie. Con alcuni ciclofurgoncini portammo poi i feriti alla sezione dell’ospedale Maggiore allora distaccata nella scuola-collegio “San Luigi” di via D’Azeglio, il cui direttore, il professor Novi, ospitava i nostri feriti e dove avevamo infermieri collegati alla Resistenza».

Il bilancio finale sarà tragico. Nello scoppio moriranno 13 partigiani: Enzo Balducci, Dante Brusa, Rossano Buscaroli, Walter Giorgi, Rino Maiani, Serio Marchi, Dino Romagnoli, Ezio Sabioni, Alfio Zerbini, Iliano Zucchini, Luciano Zonarelli, Giuseppe Zambrini e Giuseppe Zaniboni. Mentre riportarono ferite Luigi Broccoli, Libero Gombi, Giorgio Sternini, Gino Tarozzi. Bologna venne liberata pochi giorni dopo, il 21 aprile.

LAPIDE DI VIA SCANDELLARA

Sul luogo dell’esplosione, in via Scandellara 12, è sorto un nuovo edificio su cui è apposta una lapide che ricorda quel tragico accadimento con le seguenti parole: «Il 18 aprile 1945, all’alba della libertà, dopo 20 mesi di eroica lotta contro i nazifascisti, trovarono tragica morte i gappisti della 7ª Brigata Gap». E di seguito i nomi del 13 caduti.

LAPIDE SEDE DI ANPI IMOLA

Tra le macerie della palazzina esplosa, i corpi senza vita anche di due giovani patrioti imolesi: Enzo Balducci di 22 anni e Rossano Buscaroli di 21 anni. I loro nomi sono scolpiti sulla lapide posta all’esterno della sede dell’Anpi di Imola (in piazzale Giovanni dalle Bande Nere, vicino alla rocca sforzesca) assieme ai nomi di antifascisti e partigiani imolesi uccisi a Bologna.

ENZO BALDUCCI

Enzo Balducci era nato ad Imola il 24 aprile 1921, da Domenico e Margherita Giordani. Licenza elementare, bracciante, sorpreso dall’armistizio l’8 settembre 1943 mentre svolgeva il servizio militare, si era affrettato a tornare ad Imola. E dopo poco tempo il giovane aviere era già attivo tra i gappisti della 7ª Brigata Garibaldi «Gianni», formazione operativa tra Imola e Bologna, «imponendosi all’ammirazione dei commilitoni per abnegazione, coraggio e fede dell’ideale supremo della libertà», recita la motivazione per la quale gli verrà conferita la Medaglia di bronzo al Valor militare alla memoria.

Balducci perderà infatti la vita pochi giorni prima dell’entrata delle truppe alleate a Bologna, nello scoppio che distruggerà la base partigiana di via Scandellara ove erano acquartierati decine di gappisti in attesa dell’insurrezione. Aveva 22 anni.

SACRARIO DI SESTO IMOLESE

Riconosciuto partigiano dal 7 febbraio 1944 al 18 aprile 1945, la salma di Enzo Balducci è stata tumulata nel cimitero di Sesto Imolese, nel sacrario dedicato agli antifascisti ed ai partigiani di quella frazione caduti durante la dittatura e la lotta di liberazione dal nazifascismo.

ROSSANO BUSCAROLI

Rossano Buscaroli, «Sfracassa», era nato l’8 ottobre 1923 a Imola da Antonio e Adele Chiodini. Muratore, aveva prestato servizio militare a Ferrara, in artiglieria. Poi, dopo l’8 settembre e la dissoluzione del regio esercito, era entrato a far parte della 7ª Brigata Garibaldi «Gianni», formazione partigiana operativa tra Imola e Bologna.

Mentre era accasermato con altri gappisti in una casa disabitata di via Scandellara, nel capoluogo regionale, in attesa di entrare in azione, il 18 aprile 1945 fu sorpreso da uno scoppio improvviso che fece crollare l’edificio, perdendo la vita assieme ad altri 12 compagni di lotta. Aveva 21 anni.

SACRARIO DI SESTO IMOLESE

Riconosciuto partigiano dal 5 febbraio 1944 al 16 aprile 1945, la salma di Rossano Buscaroli è stata tumulata nel cimitero di Sesto Imolese, nel sacrario dedicato agli antifascisti ed ai partigiani di quella frazione caduti durante la dittatura e la lotta di liberazione dal nazifascismo.

SACRARIO DI PIAZZA NETTUNO

Enzo Balducci e Rossano Buscaroli sono ricordati nel memoriale di piazza del Nettuno, dedicato ai partigiani di Bologna e provincia che hanno sacrificato la propria vita durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo. Il sacrario, composto da tre grandi cornici contenenti più di duemila formelle in vetroceramica, è collocato sulla parete di palazzo d’Accursio, sede del Comune, che affaccia su piazza del Nettuno, sul fronte della biblioteca Salaborsa. Ciascuna delle formelle riporta il nome di un partigiano caduto, il più delle volte accompagnato dalla fotografia.

I tre riquadri, inframezzati dalle finestre del palazzo, sono raccordati dalla seguente scritta in bronzo posta superiormente: «Bologna 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945 / Caduti della Resistenza per la libertà e la giustizia, per l’onore e l’indipendenza della Patria».

MONUMENTO AL PARTIGIANO

L’Anpi di Imola fin dal 1945 decise la realizzazione di un monumento commemorativo della Resistenza, per ricordare i tanti partigiani imolesi morti per la Libertà. Monumento che venne finanziato tramite una sottoscrizione popolare. Della sua ideazione fu incaricato lo scultore Angelo Biancini, che realizzò una statua in bronzo. L’opera venne inaugurata nel 1946.

Il monumento al Partigiano di piazzale Leonardo da Vinci (la rotonda di viale Dante) nel 1973 ha poi goduto di nuova notorietà quando l’Anpi imolese decise di promuovere una nuova raccolta fondi per corredare la statua in bronzo di quattro lapidi a forma di libro con riportati i nomi dei 107 caduti imolesi nella lotta di Liberazione, tra i quali Enzo Balducci e Rossano Buscaroli. L’occasione fu il trentesimo anniversario dell’8 settembre, data simbolo per l’inizio della Resistenza.

SACRARIO DI PIRATELLO

Nel cimitero monumentale di Piratello vi è un sacrario ove sono state tumulate gran parte delle salme dei partigiani imolesi morti durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo. All’ingresso del sacrario sono visibili le fotografie di tutti i partigiani imolesi caduti, comprese quelle di Enzo Balducci e Rossano Buscaroli.

VIE DI SESTO IMOLESE

Il Comune di Imola ha intitolato strade nella frazione di Sesto Imolese a ricordo dei due giovani partigiani caduti il 18 aprile 1945 a Bologna.