Lo scoppio nella base partigiana

Lo scoppio nella base partigiana

Il 14 aprile 1945 era stata liberata Imola. Il successivo 17 aprile erano state liberate Castel San Pietro e Medicina. Le truppe alleate si erano poi dirette su Bologna, la cui occupazione avrebbe permesso di dilagare nella pianura Padana.

Nel frattempo reparti partigiani si erano infiltrati nella città capoluogo, in attesa dell’ordine in codice che desse il via all’insurrezione armata contro gli occupanti nazisti e fascisti. E proprio in previsione della sollevazione, una casa disabitata situata nella periferica via Scandellara era divenuta la base dei distaccamenti di Medicina e Castenaso della 7ª brigata Gap Gianni Garibaldi.

La base serviva da punto di transito, accoglieva cioè i gappisti in arrivo dai distaccamenti di provincia per poi smistarli, con l’aiuto delle staffette, nelle basi poste più all’interno del perimetro urbano. Nello stesso edificio erano stati poi ammassate armi, munizioni e un’ingente quantità di esplosivo.

Il 16 aprile 1945 gli anglo-americani iniziarono la battaglia per la liberazione di Bologna. In città si sentivano i colpi d’artiglieria sempre più vicini ed i partigiani acquartierati in via Scandellara si stavano preparando per entrare in azione quando nel primo pomeriggio del 18 aprile l’edificio fu squassato da una tremenda esplosione, non si sa provocata da cosa, che uccise tredici occupanti e ne ferì numerosi altri. Tra le macerie, i corpi senza vita anche di due giovani combattenti imolesi: il ventiquattrenne Enzo Balducci e Rossano Buscaroli di 22 anni. Bologna venne liberata pochi giorni dopo, il 21 aprile.